Credit: Anton Churochkin
I cosacchi figurano regolarmente nei racconti di cronaca più controversi o sensazionalistici. Basti ricordare l’incidente avvenuto a Sochi, nel quale alcuni individui vestiti da cosacchi frustarono per strada delle esponenti delle Pussy Riot, o le notizie apparse più di recente su alcuni siti web, nelle quali si legge che dei cosacchi avrebbero rapito alcuni osservatori dell’Ocse nell’Ucraina orientale. Intere unità militari dell’esercito russo sono formate da cosacchi, ma ci sono anche dei cosacchi che, in sella ai cavalli e indossando uniformi da parata, dichiarano alle telecamere della tv di contribuire a mantenere l’ordine e la legalità per le strade di Mosca. Eppure, pochissime persone sanno chi sono davvero i cosacchi. Un gruppo etnico? Una classe sociale? Una categoria di funzionari statali?
Fedeli allo Stato
In Russia oggi vivono diversi milioni di cosacchi. È impossibile valutare con precisione il loro numero, dal momento che i criteri per stabilire chi può essere considerato cosacco non sono chiari. Come si distingue un cosacco vero da un impostore? “Basta chiedergli da dove viene”, risponde Nikolay Dyakonov, vice atamano dell’Armata dei cosacchi del Don, che vive a Rostov-sul-Don. “Un vero cosacco vi dirà sempre da quale famiglia discende e da quale stanitsa (villaggio cosacco) discendevano i sui antenati”.
Stando ai dati del ministero per lo Sviluppo regionale relativi al 2013, in Russia esistono attualmente undici “armate” di cosacchi, delle quali fanno parte 506.000 persone.
Nelle stanitsa abitate predominantemente da cosacchi, gli uomini si riuniscono in un’assemblea generale detta krug (“cerchio”) per eleggere il proprio atamano e spartirsi i compiti. Formano dei collettivi musicali specializzati nell’interpretazione di canti e danze cosacchi. Praticano con ottimi risultati l’equitazione. Educano i giovani secondo i valori della propria tradizione, e contribuiscono a mantenere l’ordine pubblico, pattugliando a turno le strade pronti ad intervenire in caso di necessità. Nel complesso, la comunità cosacca è come una società civile, con la differenza che anziché essere aperta a tutti accoglie solo i rappresentanti di una specifica cultura. Una cultura che si fonda sul rispetto delle tradizioni comuni, sulla fede nella Chiesa ortodossa russa, sull’amore per la libertà e sulla lealtà verso lo Stato, e che tramanda la conoscenza della storia russa e il ruolo in essa svolto dai cosacchi.
Nel 1992 un decreto presidenziale stabilì la costituzione di un apposito registro, iscrivendosi al quale i cosacchi si vedevano riconosciuto il diritto di fornire servizi alle istituzioni statali. Non tutti i cosacchi però vollero iscriversi: alcuni di loro hanno preferito formare delle associazioni indipendenti, mentre altri sono rimasti completamente slegati da ogni tipo di organizzazione, limitandosi a vivere secondo le tradizioni della propria cultura.
Si canta, si balla e si spengono gli incendi
Lo Stato considera cosacchi tutti coloro che sono iscritti a questo particolare registro. “Un’‘armata’ cosacca è costituita da diverse società primarie, formatesi tramite le associazioni”, spiega Vasily Solovyev, vice atamano della Società cosacca del distretto sudorientale. Quando non indossa l’uniforme cosacca, Solovyev ha l’aspetto di un normale impiegato. Anche la sede della sua società, situata alla periferia di Mosca, ha l’aspetto di un ufficio qualsiasi - fatta eccezione per i riconoscimenti e le foto di cosacchi in uniforme, in sella, in formazione o stretti in un abbraccio che ricoprono le pareti.
Così vestivano i cosacchi |
“Per poter svolgere il servizio statale” spiega Solovyev, “i cosacchi seguono le consuete procedure: convocano un krug, adottano uno statuto ed eleggono un atamano. Dopo di ché si si presentano alle autorità per farsi iscrivere al registro. A partire da quel momento possono indossare l’uniforme, dotarsi di gradi e svolgere servizi per conto lo Stato. Non girano armati di fruste e non indossano papakhas (cappelli di Astrakhan); pur essendo di colore diverso e vagamente sagomate, le loro uniformi assomigliano molto a quelle della polizia. Li si può vedere mentre perlustrano le strade, forniscono il servizio di sicurezza in occasione di eventi pubblici o aiutano la polizia a fermare i malfattori. Tuttavia, a differenza dei poliziotti, quando sono in servizio i cosacchi non girano armati e non possono arrestare nessuno. Di fronte a un illecito si limitano a bloccare il responsabile e a chiamare la polizia, secondo quanto previsto dal contratto che hanno firmato con le strutture statali, il ministero delle Emergenze o un’unità militare, e in base al quale vengono retribuiti.
Molto spesso però i cosacchi svolgono anche dei ruoli che non hanno nulla a che vedere con le agenzie militari o di polizia. Come quando aiutano i soccorritori a spegnere gli incendi, ad eliminare macerie e detriti dopo un terremoto o un’inondazione o a ritrovare persone che si sono smarrite nella foresta. Esistono inoltre intere unità dell’esercito formate da cosacchi e guidate da atamani. Spesso si occupano di tramandare la storia patriottica a bambini e ragazzi, o insegnano loro a cavalcare. Per tradizione culturale, i cosacchi organizzano anche delle imponenti celebrazioni con canti, danze e acrobazie a cavallo.
Le società cosacche fanno capo a undici grandi “armate”, ciascuna delle quali ha sede in una diversa regione della Russia. Tuttavia, esistono delle comunità cosacche anche nell’America del nord e del sud, in Europa, in Australia e persino in Africa.
Religione, libertà e fucili a canne mozze. Con proiettili di gomma
Incontriamo l’atamano Sergey Shishkin mentre sta per entrare nella sede della Società cosacca sud-orientale, che ha sede a Mosca. È un uomo gioviale, corpulento e pieno di energia. Nel suo ufficio ci sono bandiere, armi e libri ovunque. Sulla scrivania poggia una copia rilegata in pelle di “Storia dello Stato russo”, del famoso storico del XVIII secolo Nikolay Karamzin. Sul davanzale c’è invece un fucile a canne mozze. “Faccia attenzione! È carico…”. Si tratta di un’arma di grosso calibro, che potrebbe facilmente dilaniare una persona. “Tutti credono che sia vero!”, ride l’atamano. “Ma è stato trasformato in un’arma non letale, ed è caricato con pallottole di gomma. Psicologicamente però funziona!”. “Ma può comunque uccidere”. “Certo!”, concorda l’atamano con un sorriso. “Infatti mi è capitato più vote di farlo”. Sta scherzando: Shishkin naturalmente non ha mai ucciso nessuno: oltre ad essere un uomo d’affari è anche membro del consiglio comunale, e come la maggior parte dei cosacchi svolge un lavoro e conduce un’esistenza assolutamente pacifici. Ma se se ne presentasse la necessità, sarebbe in grado di reagire.
“Un cosacco è fedele alla Russia, allo Stato e alla Chiesa ortodossa. Un vero cosacco rispetta le tradizioni e rappresenta una forza aggregante della società, capisce?”, spiega Shishkin, che è un uomo di mezza età dall’aspetto decisamente moderno e che indubbiamente sa come tirare un pugno e fare soldi. “Tutta la filosofia cosacca si basa su tre principi”, conclude. “Fede, libertà e fratellanza nel combattimento”.
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