I tatari di Crimea: tra Russia e Ucraina

Così come spiegato dal politologo Alexei Makarkin, “si tratta dell'unica parte della popolazione della Crimea che ha reagito negativamente all’adesione della penisola alla Russia” (Foto: AP)

Così come spiegato dal politologo Alexei Makarkin, “si tratta dell'unica parte della popolazione della Crimea che ha reagito negativamente all’adesione della penisola alla Russia” (Foto: AP)

La storia di un popolo e di quel difficile cammino di integrazione verso un futuro di convivenza

Gli eventi in Ucraina hanno relegato in un secondo piano il resto dei principali temi dell'agenda internazionale. La ragione è evidente. Nel marzo di quest’anno, per la prima volta dopo il crollo dell'Unione Sovietica, si è venuto a creare un precedente: parte di una delle ex repubbliche del blocco è passata sotto la giurisdizione di un’altra. Il dibattito che si è successivamente sollevato intorno alla questione della Crimea si è rivelato lo scontro più duro tra Russia e Occidente dalla fine della Guerra Fredda. Inoltre, nonostante il cambiamento di status della penisola, la crisi ucraina è continuata.

Gli eventi degli ultimi mesi, tuttavia, non hanno solo una valenza geopolitica, ma hanno anche altre importanti implicazioni. Tra le questioni più urgenti va citata quasi sicuramente la questione dei tatari di Crimea. Secondo il politologo Alexei Makarkin, “i tatari di Crimea sono diventati uno dei principali problemi per la Russia in Crimea. Si tratta dell'unica parte significativa della popolazione della Crimea che in generale ha reagito negativamente all’adesione della penisola alla Russia”. Allo stesso tempo gli attivisti del movimento tataro di Crimea hanno evitato qualsiasi scontro diretto con Mosca. Quali difficoltà attendono ora la Russia e i tatari di Crimea nel cammino verso l'integrazione e la mutua convivenza?

I tatari di Crimea sono un gruppo etnico turco che è emerso in Crimea tra il XIII e il XVII secolo. Oggigiorno vi sono un sacco di speculazioni sul grado di parentela che intercorre tra i tatari di Crimea e i tatari che vivono in Russia. I tatari di Crimea chiamano se stessi “qırımlar” (o crimeani). Secondo il segretario della Amministrazione spirituale dei musulmani di Crimea, Eider Adzhimambetov, i tatari di Crimea e i tatari della Russia sono "popoli fratelli con una storia comune, ma rimangono comunque due popoli diversi”. In questo stesso modo valutano la loro identità anche una serie di rappresentanti dei tatari di Crimea. Dilara Seitilieva, una pensionata di Bakhchisarai, afferma chiaramente: "Si tratta di due popoli diversi che si sono formati in territori diversi, in maniera completamente autonoma”. E in effetti se i khanati tatari sparsi sul territorio della Russia moderna erano sotto Mosca rispettivamente nel 1552 e nel 1556, il Khanato di Crimea esistette dal 1441 al 1783 e per la maggior parte della sua storia fu un vassallo dell'Impero Ottomano.

Dopo il Manifesto dell'imperatrice Caterina II dell’8 aprile 1783 ebbe fine il Khanato di Crimea e per i crimeani ebbe inizio il periodo russo. Una parte cospicua dei tatari di Crimea si trasferì all’interno dei confini dell’Impero Ottomano tra il 1790 e il 1850. Tra il 1920 e il 1930 il governo sovietico fece il possibile per promuovere lo sviluppo della cultura nazionale dei tatari di Crimea. All’interno della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR) venne creata la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea, le cui lingue ufficiali erano il russo e il tataro di Crimea. Si incoraggiò lo sviluppo delle scuole e della la stampa in lingua tatara di Crimea, tuttavia nel 1937, durante il periodo del "Grande Terrore", molti rappresentanti dell’intellighentsia nazionale caddero sotto la repressione.

Nel maggio del 1944, i tatari di Crimea assieme ad altri popoli della Crimea (greci, bulgari, armeni) furono deportati dalla penisola. Questo evento costituì un'importante pietra miliare nella loro storia. In primo luogo, contribuì a “cementare il gruppo etnico" e, in secondo, rafforzò una serie di fobie nei confronti della grande Russia che si conservano ancora oggi. È proprio in queste fobie che andrebbero ricercate le cause del timore che i tatari di Crimea nutrono oggi a seguito dell’annessione della penisola alla Federazione Russa. Soprattutto perché a differenza degli altri popoli deportati, i tatari di Crimea, durante il “disgelo" di Krusciov, non ottennero il diritto di fare ritorno alla loro patria. Di qui la lunga lotta per il rimpatrio che si concluse con la concessione di tale diritto solo al tramonto della perestrojka.

In ogni caso vi sono alcune sfumature che vanno considerate. Molti esperti sono inclini a considerare la comunità dei tatari di Crimea come un monolite e non tanto come una forza politica verticalmente organizzata. Ma non è così. Sì, è vero che oggi l'organizzazione più potente dei tatari di Crimea è il Majlis. Tuttavia, non tutti i tatari di Crimea lo considerano l'unico portavoce dei loro interessi nazionali. Negli anni ’90 Yuri Osmanov cercò di creare un'alternativa al Majlis. A differenza dei suoi avversari, egli era a favore di un maggiore sviluppo delle relazioni con la Russia. Nel 2006 un gruppo di attivisti del movimento tataro di Crimea creò l’organizzazione Milliy Fırqa ("Partito del Popolo"). Nel 2014 il suo leader Vasvi Abduraimov è intervenuto a sostegno del referendum di marzo, posizionandosi come sostenitore dell'integrazione eurasiatica e oppositore del nuovo governo di Kiev. Molti semplici cittadini tatari crimeani, tuttavia, si vedono più che altro come pragmatisti. Ad esempio, secondo la pensionata Dilara Seitilieva, “lo Stato russo dovrebbe offrire, oggi, alcuni privilegi ai tatari di Crimea”.

Attualmente la questione dei tatari di Crimea si compone di una serie di nodi problematici: la questione delle terre, quella di garantire ai tatari di Crimea una rappresentanza al potere, i rapporti con l'Ucraina e, infine, la questione del rafforzamento delle relazioni laico-religiose. Secondo il segretario della Amministrazione spirituale dei musulmani di Crimea, Eider Adzhimambetov, "il principale sostegno che verrà presto fornito dal Consiglio dei Mufti della Russia ai tatari di Crimea sarà un adattamento al sistema giuridico russo".

Tutte queste questioni possono essere risolte positivamente, se entrambe le parti ne avranno la volontà. Esse, tuttavia, richiedono da tutti i partecipanti soluzioni efficaci, pragmatismo e compromessi. Se le decisioni si baseranno sul pragmatismo piuttosto che su posizioni massimaliste, allora vi è la possibilità di rendere la Crimea russa un modello di armonia interetnica e interreligiosa.

Sergei Markedonov è docente presso il dipartimento di studi regionali e di politica estera dell'Università statale russa di studi umanistici. L’articolo è stato redatto con la collaborazione di Andrey Ruskin

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie