L'Estremo Oriente russo continua a lottare contro le acque dell'Amur che da settimane tengono in ostaggio la popolazione. Nonostante l'alluvione, gli abitanti del posto hanno votato ugualmente, esprimendo la propria preferenza grazie alle buste elettorali consegnate porta a porta dai membri della commissione a bordo di alcune barche (Foto: Vyacheslav Reutov / Ria Novosti)
Le inondazioni continuano a infierire sull'Estremo Oriente russo. Nel più grande centro abitato della regione, Khabarovsk, il livello dell'acqua sta lentamente calando, ma resta ancora un metro e mezzo al di sopra del livello di guardia.
Centinaia di idrovore giorno e notte aspirano l'acqua dalle strade della città e dalle cantine delle case. Si parla di 15mila abitanti colpiti dall’alluvione. Molti dei quali sono rimasti senza tetto.
Solamente fra tre settimane arriverà il gelo, e le autorità stanno dando una sistemazione d'emergenza alla popolazione in vista dell'inverno: si insediano due famiglie per appartamento, si fanno stringere gli studenti nei convitti ed è stata avviata la costruzione di case prefabbricate.
La piena, giunta al suo culmine, sta spazzando via i villaggi nelle zone abitate da piccoli gruppi etnici. Lungo il fiume Amur vivono nanaitsy, ulchi, neghidaltsy, udeghejtsy, orochi, nivkhi. Le loro leggende parlano dell'indole minacciosa di questo fiume, ma in nessuna di queste storie si ricorda una simile, incredibile alluvione. Del villaggio di Belgo sono rimasti solo i tetti grigi sopra le acque torbide; i pesci hanno fatto la tana nelle case dei villaggi di Malmyzh, Dubovyj Mys, Achan... Gli abitanti del villaggio di Bolon, che è rimasto sommerso, sono stati sistemati nei vagoni passeggeri dei treni fermi alla stazione ferroviaria.
Ma la situazione più difficile, al momento attuale, è quella del centro industriale della regione, Komsomolsk sull'Amur. Le acque del fiume sono ormai arrivate a 9 metri di altezza, superando di due metri e mezzo il livello di guardia. Al fiume è bastata una sola notte per straripare. Gli ampi viali del centro città sono spazzati dalla corrente. Sono finite "a mollo" circa 700 case. Le dighe provvisorie non riescono a contenere l'impeto dell'Amur, nonostante decine di mezzi siano all'opera e centinaia di uomini, per lo più militari, lavorino ininterrottamente per rinforzare queste strutture.
"Il fiume è straripato. Non abbiamo fatto in tempo a voltarci che l'acqua aveva già inondato il cortile e ci arrivava al ginocchio. Tutto l'orto è stato sommerso", dice una donna in lacrime, e con il braccio indica la casa allagata fino alle finestre. Ai suoi piedi vi è una gabbia con delle galline bagnate, che si stringono insieme: è tutto ciò che rimane della sua fattoria.
L'acqua è salita mezzo metro al di sopra del livello della strada. D'altronde, ci sono stati anche dei temerari che hanno cercato di attraversare la corrente sui loro fuoristrada. Le macchine si sono spente e sono rimaste a galleggiare sull'acqua, come tanti monumenti all'umana incoscienza.
Gli idrologi per ora non promettono niente di buono: secondo le previsioni, il livello dell'Amur nei pressi di Komsomolsk continuerà a crescere.
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Nonostante la situazione di emergenza, le autorità del Paese hanno deciso di non revocare la giornata unica di consultazione elettorale, benché nel distretto di Khabarovsk, dove si sono svolte le elezioni del governatore, alcuni seggi elettorali fossero completamente sott'acqua.
Uno di essi si trova sull'isola di Bolshoj Ussurijsk (una parte dell'isola appartiene alla Cina e si chiama Heisiatszydao). Una cinquantina di abitanti sono rimasti sull'isola, e 40 di loro hanno espresso il desiderio di partecipare alle votazioni.
I membri della commissione elettorale hanno raggiunto le case semisommerse sulle imbarcazioni della protezione civile: la gente abita ai piani superiori. È impossibile entrare negli edifici: i portoni d'ingresso sono per metà coperti dall'acqua.
Una delle abitanti di via Nasypnaja, Antonina Gunina, cala una cordicella dal balcone: gli abitanti dell'isola sono stati preventivamente avvertiti. I membri della commissione elettorale legano all'estremità della cordicella un contenitore di plastica azzurra. "Tiri su!". Antonina Mikhajlovna mette nel cestino il suo passaporto. "Cali!". Con lo stesso sistema si fa ancora su e giù per alcune volte: l'elettore riceve la scheda elettorale, e dopo aver votato la ripiega in quattro e la cala nella barca. È qui che i membri della commissione inseriscono le schede nell'urna portatile, avvolta in una pellicola di plastica.
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Viktor Bobastov, quando scorge la barca "elettorale", le si avvicina sul suo motoscafo. "Ha con sé il passaporto?". "Certo!". E la votazione può avere inizio, sull'acqua.
Un'altra casetta a due piani. Tirando in casa attraverso la finestra il contenitore elettorale, il 73enne Leonid Petrovich confessa: "Voto da quando avevo 16 anni, ma in queste condizioni non mi era mai capitato. Ormai non ho più dove vivere, ho perso tutto".
In tutta la Russia è in corso una raccolta di fondi; il premier Dmitri Medvedev, ad esempio, ha versato al fondo per gli aiuti il suo stipendio del mese. Khabarovsk ha ricevuto il sostegno della città giapponese di Niigata, gemellata con essa.
"Il Giappone è un Paese che è periodicamente vittima di calamità naturali, e pertanto noi più di chiunque altro riconosciamo il predominio della natura sull'uomo. Nei momenti difficili sentiamo sempre di avere il sostegno di molti Paesi, tra cui quello della nostra vicina, la Russia. Per avvicinare almeno un poco il momento della ripresa per Khabarovsk in seguito all'inondazione, la nostra città trasferisce sul conto di Khabarovsk un aiuto in denaro della misura di un milione di yen", è scritto nella lettera firmata dal sindaco della città di Niigata Akira Sinoda e dal presidente della giunta municipale Tsuneyosi Sida.
Anche i membri della comunità vietnamita che abitano nel territorio dell'Estremo Oriente russo non sono rimasti a guardare. I cittadini del Vietnam hanno versato oltre 340mila rubli sull'apposito conto corrente per le vittime dell'alluvione.
"Gli abitanti del nostro Paese sono preoccupati per le piene in Russia", ha dichiarato il console generale della Repubblica Socialista del Vietnam a Vladivostok Chan Zuj Tkhi. "Per questo abbiamo deciso di dare un aiuto, per quanto è in nostro potere".
Dalla regione del Nord-Est è arrivato un regalo fatto a mano. La diocesi ortodossa locale ha inviato a Khabarovsk per le persone colpite dall'inondazione trecento paia di calze pesanti realizzate a maglia dalla cittadina di Magadan Rufina Korobejnikova. In alcuni anni la signora, pensionata, ha realizzato a maglia quasi duemila calzini pesanti, che ora indossano i bambini di un orfanotrofio e gli ospiti di una casa di riposo per invalidi.
Anche l'ultima partita di calzini, confezionati in sei mesi, era destinata a loro. Ma visto quanto è accaduto lungo il fiume Amur, si è deciso di mandare i calzini a Khabarovsk: gli abitanti dell'Estremo Oriente russo, rimasti senza casa e senza vestiti, ne hanno più bisogno.
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