Il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Foto di Konstantin Zavarzhine, RG
In un gesto di pura deferenza nei confronti del potere centrale, il governatore ceceno Ramzan Kadyrov ha ordinato al parlamento della repubblica caucasica di trovare un altro appellativo per indicare il posto del leader di Cecenia. «Secondo me ci deve essere un solo presidente nello Stato», ha dichiarato alla stampa russa. Tra i titoli alternativi proposti, figurano “capo della Repubblica”, “Presidente del governo” e “Mekkh-da” che in ceceno significa “padre e imam della nazione”.
L’iniziativa è stata ben accolta dagli altri capi della regione, dal Daghestan all’Ossezia del Nord passando per la Repubblica di Komi, tanto che, secondo il politologo Dmitri Badovski, in autunno potrebbe essere persino discussa alla Duma, la camera bassa del parlamento russo.
Al potere dal 2007, Kadyrov è noto per i suoi tentativi, spesso eccessivi e cialtroneschi, di lusingare Mosca. Come l’imbarazzante proposta lanciata nell’ottobre 2008 di ribattezzare l’arteria centrale della capitale cecena “Viale Putin”. Imbarazzante perché fino ad allora era consuetudine intitolare le strade a dirigenti deceduti, tanto che per alcuni si trattò di un errore freudiano. Altri invece interpretarono l’iniziativa come un modo plateale di sostenere il primo ministro Vladimir Putin all’inizio del suo tandem con il presidente Dmitri Medvedev.
Molto più problematica fu la proposta che avanzò nell’aprile di un anno fa: appoggiare la poligamia, simbolo dell’islamizzazione della Repubblica, benché contraria alla Costituzione russa. «In Cecenia ci sono più donne che uomini e anche loro devono avere un posto nella vita», si era giustificato allora Kadyrov. Per far digerire la pillola, si era poi lanciato in un elogio plateale di Putin. «Io sono debitore della mia vita a Putin. Non sarei più un uomo se lo dimenticassi», aveva concluso. L’iniziativa ebbe poi un ritorno inatteso quando, all’inizio dell’anno, il leader ultranazionalista Vladimir Jirinovski ha proposto l’istituzione della poligamia e di un premio per i primogeniti per migliorare l’indice di natalità russo.
Il “bad boy” della Federazione
Da ribelle Ramzan Kadyrov combatteva contro la Russia ma cambiò direzione insieme al padre, l’ex gran mufti Akhmad assassinato nel 2004. Oggi regna con una libertà crescente tollerata da Mosca che sovvenziona generosamente la fedeltà del suo regime.
Per i nemici di Kadyrov, questa libertà politica ha voluto dire un bagno di sangue che adesso si estende anche fuori dai confini della turbolenta Repubblica. Le tensioni tra il governatore ceceno e il clan Yamadayev, molto influente nelle forze armate, erano esplose nell’ottobre 2008 quando l’ex deputato federale Ruslan Yamadayev è stato ucciso al volante della sua auto a pochi metri dalla Duma nel centro di Mosca. Il successivo assassinio negli Emirati Arabi Uniti di suo fratello Sulim Yamadayev aveva quindi causato guai diplomatici e politici con Dubai.
Per il governo federale russo, la Cecenia resta la fonte di problemi politici, che si tratti dei due conflitti armati scoppiati dopo il crollo dell’Urss o delle roboanti lotte di potere dell’insaziabile uomo forte di Grozny. Dato il passato storico della regione, l’ultimo capriccio in ordine di tempo di Kadyrov sembra perciò non avere nulla di disinteressato: l’uomo di Grozny potrebbe voler puntare in cambio a un ampliamento delle sue prerogative.
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