La gara di carri armati, inventata dalla Russia per mettere alla prova la preparazione dei soldati, si è svolta nei pressi di Mosca (Foto: Sergei Mikheev)
Alle dieci di mattina mi sono arrampicato sulla torretta panoramica allestita sulla catena montuosa Alabinskij. Ho trovato già riunita una piccola folla di una trentina di soldati, che avevano in mano walkie-talkie e indossavano fasce al braccio riportanti scritte come “Assistente alla simulazione” oppure “Vice-capo controllore”.
Da lì in alto ho potuto godere di una vista straordinaria. Quattro tank di colore rosso, blu, giallo e verde erano allineati in primo piano. Sullo sfondo si distendeva una pianura con terrapieni e buche artificiali. Soffiava una leggera brezza calda. La distesa era avvolta da una foschia che rendeva impossibile vedere sia i bersagli sia il tracciato, due componenti fondamentali del biathlon.
La febbre da tank biathlon ha colpito l’esercito a luglio 2013: ciascun distretto ha scelto tre dei suoi migliori equipaggi di carri armati che hanno preso parte alle finali svoltesi ad Alabino, vicino Mosca. Il miglior equipaggio russo è risultato essere quello del Distretto militare occidentale, che ha partecipato alla competizione internazionale portando a casa la vittoria. Gli ufficiali militari hanno ricevuto in premio il trofeo riservato a questa competizione: il modellino di un tank T-34. Agli equipaggi di Bielorussia, Armenia e Kazakhstan sono state consegnate invece le medaglie del Ministero russo della Difesa “per aver rafforzato la cooperazione militare”.
Mentre i giudici erano impegnati a discutere di qualcosa, ho parlato con un membro del comitato organizzatore del campionato, un colonnello in pensione che per qualche motivo ha voluto che il suo nome non fosse pubblicato. Gli ho chiesto per quale motivo è stato inventato il tank biathlon, la gara di carri armati, e il colonnello mi ha spiegato: “Affinché i soldati possano esprimere il loro spirito competitivo, emanciparsi dalla routine quotidiana dell’esercito. Prima che fosse inventato, le esercitazioni erano banali e noiose: i soldati guidavano i tank, facevano fuoco e tornavano indietro. Adesso, invece, devono superare ostacoli, praticare una gamma di tiri diversi e in linea generale competere tra di loro”.
Durante i giri di prova, gli equipaggi hanno dovuto completare un piccolo circuito che prevedeva alcuni ostacoli, aprendo il fuoco contro alcuni bersagli. Il colonnello ha spiegato che questi circuiti erano nati per collaudare in azione i tank T-72B.
È arrivato l’ordine di passare all’azione. Sono iniziate le corse di esercitazione, con numeri divertenti. L’annunciatore ha salutato il pubblico, è iniziata una musica movimentata, un gruppo di bambini e bambine è arrivato correndo sulla spianata di lancio di cemento al centro del poligono. “Sono ballerini”, mi hanno detto. Infine hanno fatto la loro comparsa quattro tank maculati, che si sono disposti formando una specie di fiore, e hanno iniziato a girare in cerchio, muovendo in modo quasi civettuolo le loro mitragliatrici.
I ballerini, che sentivano soltanto alcuni frammenti della “Danza delle spade”, hanno provato a danzare, ma era evidente che il ruggito dei motori sovrastava qualsiasi altro suono. Nondimeno, dopo cinque minuti già non prestavamo più attenzione alla musica, dato che un carro armato si è spostato in posizione e, seguendo quanto previsto, lentamente ma con determinazione ha sollevato la sua bocca da fuoco. È partito un colpo, con una potenza tale che una delle ballerine (l’ho visto con i miei stessi occhi grazie al binocolo) è caduta a terra sul poligono di cemento, coprendosi la testa con le braccia.
Il generale Sergei Shoigu, ministro della Difesa della Federazione Russa, si è congratulato con i vincitori della prima competizione di tank biathlon e ha manifestato la speranza che da ora in avanti questa competizione diventi una tradizione, e elemento per rafforzare i legami di amicizia e di fiducia tra gli Stati. “Auspichiamo che l’anno prossimo partecipino alle gare più squadre. In ogni caso, i nostri colleghi degli Stati Uniti e dell’Italia hanno già risposto ai nostri inviti e siamo in attesa della risposta della Germania”, ha detto il ministro, facendo presente che se partecipassero anche questi Paesi, “questa diventerebbe una gara molto diversa”.
Ed ecco finalmente il momento del biathlon. Sono tornato sulla torretta di osservazione, dove i giudici avevano preso posto ai tavoli e gli osservatori si erano allineati alle loro spalle, ciascuno con il suo binocolo. Dai walkie-talkie si è sentito: “Unità blindate in posizione!”. I tank colorati sono entrati in azione ruggendo, e ben presto sono stati avvolti da una nuvola di fumo. “Eccoli partiti!” ha urlato il commentatore.
Dopo aver facilmente superato il test del percorso serpeggiante, i carri armati si sono allineati sulla linea di fuoco e hanno iniziato a caricare le loro mitragliatrici con munizioni anticarro. Il primo bersaglio da colpire era un finto tank di dimensioni reali, situato a una distanza di due chilometri e mezzo da dove ci trovavamo e, dal mio punto di vista, impossibile da avvistare. A quanto pare anche l’equipaggio del carro armato rosso ha incontrato difficoltà e infatti ha sparato tre colpi a vuoto, senza colpire neanche una volta il bersaglio, ed è quindi partito per eseguire il “giro di penalità”.
In quel momento gli altri tank stavano già superando nuovi ostacoli, come il guado, un ponte sospeso, una scarpata. Tutto procedeva bene e i carri armati hanno iniziato a prendere di mira il secondo bersaglio, un finto elicottero. Hanno sparato da una distanza di 1.600 metri, usando artiglieria anti-aerea.
I carri armati che ballano Guarda la nostra fotogallery |
Nel terzo round, il tank verde e quello blu sono riusciti a percorrere parte del tragitto spostandosi di continuo da un lato all’altro, tagliandosi quasi la strada a vicenda. Il commentatore è rimasto divertito, ma le facce dei giudici hanno palesato disapprovazione.
I carri armati hanno quindi aperto il fuoco contro il terzo bersaglio, rappresentato da una casupola; hanno percorso il resto del circuito e si sono allineati davanti al posto di comando. In testa si è piazzato il tank giallo, che ha completato tutte le fasi del circuito in 5 minuti e 28 secondi.
“Ben fatto, signori!” ha esultato il commentatore. Uno alla volta gli equipaggi dei tank sono usciti dai portelloni, hanno corso sul terreno della sfilata e si sono allineati all’ingresso del centro di comando. Dalla torretta panoramica potevamo scorgere le loro teste ricoperte dall’elmetto ondeggiare come girasoli.
Quando sono sceso dalla torretta, i profili degli equipaggi dei tank si stagliavano contro il versante della collinetta. Dopo questa prova difficile, sono rientrati nelle loro unità e, contendendosi il cammino, sono spariti. Il terreno della sfilata si è svuotato completamente. È rimasta lì, circondata dal nulla, solo una tenda dell’esercito con il tettuccio ripiegato all’indietro. All’interno era buio, ma fuori si agitava nel vento uno striscione sul quale era scritto: “Benvenute, Forze Armate della Federazione Russa”.
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