Adozioni, una seconda possibilità di vita

Quadretto di famiglia: Elena con (da sinistra a destra) Andrei, Praskovya, Yulia e Marina (Foto: Sergei Savostianov)

Quadretto di famiglia: Elena con (da sinistra a destra) Andrei, Praskovya, Yulia e Marina (Foto: Sergei Savostianov)

La storia di Elena, 35enne moscovita con due figli, che ha allargato la sua famiglia accogliendo in casa due bambine, definite dagli orfanotrofi che le ospitavano, casi problematici

Quando Elena Sheba, un’affabile economista di 35 anni e madre di due figli, prese per la prima volta in considerazione l’idea di adottare un bambino, immaginava un neonato perfetto. Dopo aver visitato qualche orfanotrofio, però, Elena si è resa conto che avrebbe dovuto aiutare piuttosto i bambini più bisognosi.

“Inizialmente, come il 90 per cento degli aspiranti genitori adottivi, desideravo una bimba slava che fosse sana e bella”, dichiara Elena durante un’intervista rilasciata nel suo piccolo appartamento di due camere da letto situato in un sobborgo di Mosca. “Quel tipo di bambini però ha le maggiori probabilità di trovare una famiglia: il problema maggiore è rappresentato invece dai piccoli che sono affetti da malattie gravi, che aspettano anni prima di trovare dei genitori”.

Cinque anni fa Elena si è unita all’organizzazione benefica “Volontari per i bambini orfani”, e oggi, oltre a due figli biologici – Yulia, di sei anni, e Andrei, di tredici – lei e suo marito Aleksandr hanno due vivaci bimbe adottive di sei anni: Marina e Praskovya. “Ho studiato molto, ma sono giunta alla conclusione che la mia vera vocazione sia quella di fare la madre”, ammette Elena.

Marina, la prima bimba da lei adottata, era già stata scartata da due coppie venute ad incontrarla; di rifiuti, Praskovya invece ne aveva accumulati trenta. “Il personale dell’orfanotrofio provò a dissuaderci”, ricorda Elena a proposito dell’istituto che ospitava Marina, situato nell’oblast di Mosca. “Ci chiedevano: Perché volete farvi questo? È una bambina con tanti problemi di salute”. Elena ricorda che anche la reazione del personale dell’orfanotrofio dove viveva Praskovya, nell’oblast di Astrakan, fu analoga.

Foto: Sergei Savostianov

Un momento di divertimento in famiglia (Foto: Sergei Savostianov)

In Russia, malgrado tutto, la situazione dei bambini orfani sta progressivamente migliorando. Oggi gli orfanotrofi ricevono infatti più fondi ed è opinione diffusa che occorra promuovere le adozioni da parte delle famiglie per evitare che i bambini finiscano negli istituti. Alcune organizzazioni, costituitesi spontaneamente, si prefiggono di sostenere le madri più vulnerabili, che altrimenti potrebbero decidere di affidare i propri figli a un orfanotrofio.

Tuttavia, rimangono alcune sfide immani: in Russia almeno l’80 per cento degli orfani ha almeno un genitore in vita; in molti casi, i genitori sono stati privati dei propri diritti a causa di problemi sociali, come l’alcolismo. C’è poi il problema del calo delle adozioni, che le autorità russe stanno tentando di fronteggiare.

Tra il 2007 e il 2011 le adozioni da parte delle famiglie russe sono diminuite, passando da 9.530 a 7.416, mentre, nello stesso periodo, il numero di bambini dati in affido è passato da 20.864 a 13.766. In Russia l’affido rappresenta un impegno a lunga scadenza, che impone di prendersi cura di un bambino sino al compimento del suo diciottesimo compleanno, a meno che non sfoci in un’adozione, nel qual caso il figlio diventa legalmente e permanentemente membro della famiglia.

Dopo aver vietato le adozioni alle famiglie statunitensi da gennaio 2013, il governo ha in mente di destinare ulteriori fondi al settore della cura dell’infanzia, nel tentativo di contrastare il calo delle adozioni.  

“Un orfanotrofio non ha alcun interesse a collocare un bimbo presso una famiglia -, afferma Marina Andreyeva, di "Volontari per i bambini orfani". - I fondi che un orfanotrofio riceve dallo Stato sono infatti commensurati al numero di bambini che ospita”.

Spesso, nemmeno le autorità preposte alla cura dell’infanzia fanno abbastanza per aiutare i piccoli a trovare una famiglia. In Russia, coloro che desiderano prendere in affido un bambino devono soddisfare alcuni requisiti non troppo stringenti: basta infatti presentare dei documenti, sottoporsi a una visita medica e dimostrare di percepire un reddito mensile pari almeno il doppio della soglia di sostentamento stabilita per la regione di residenza. I genitori affidatari devono inoltre frequentare dei corsi di preparazione della durata di dieci settimane.

Le famiglie affidatarie ricevono dallo Stato dei rimborsi mensili, il cui ammontare varia da regione a regione. A Mosca, ad esempio, un bambino in affido riceve tra i dodicimila e i quindicimila rubli al mese, mentre i genitori affidatari percepiscono circa tredicimila rubli per bambino. “È una cifra sufficiente a comprare abiti e cibo”, afferma Elena Sheba.


Foto: Sergei Savostianov

Le sue figlie hanno inoltre la fortuna di poter accedere gratuitamente alle cure della migliore clinica pediatrica della Russia, l’ospedale Filatov. Gli asili comunali della capitale si avvalgono di una varietà di specialisti in grado di agevolare l’inserimento nella società da parte dei bambini in affido. In altre regioni, però, i pagamenti sono assai meno cospicui e i vantaggi di gran lunga inferiori.

“A Mosca esistono le condizioni necessarie a prendersi cura di questi bambini. Credo che un maggior numero di orfani dovrebbe essere affidato a delle famiglie di Mosca”, conclude Elena.

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