Clima, qual è l'agenda della Russia alla COP26?

Andrej Vasiliev/TASS
Ecco cosa propone la Russia, quarto paese al mondo per produzione di gas serra, al summit di Glasgow per evitare la catastrofe climatica

Dal 1850 ad oggi, la Russia ha contribuito al 6,9% delle emissioni mondiali di anidride carbonica. Lo rivela un recente studio realizzato dagli esperti del sito di analisi climatica Carbon Brief.  

Se questa cifra non vi sembra così esagerata, ci pensano i dati della Union of Concerned Scientists a raccontare la situazione da tutt’altra prospettiva: la Russia è al quarto posto nel mondo per emissioni annuali di carbonio. Tenendo conto delle emissioni complessive dal periodo pre-industriale, sale al terzo posto, dietro Stati Uniti e Cina.

Fortunatamente, il paese sta aprendo gli occhi sui problemi derivanti dai cambiamenti climatici. Nel suo discorso video al vertice del G20 a Roma, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che la Russia sta tagliando le sue emissioni di gas serra più velocemente rispetto agli altri paesi del G7.

Ma l’ottimismo è cauto, visto che Mosca prevede di fare affidamento sulle proprie foreste e le paludi per assorbire il gas serra e raggiungere così i suoi obiettivi climatici, anche se le emissioni di carbonio fino al 2050 non diminuiranno, come scrive il quotidiano economico Kommersant, citando il progetto del Ministero dello Sviluppo Economico.

Cosa proporrà la Russia alla COP26?

Manifestazione a Glasgow durante la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici

La delegazione russa è guidata dal vice primo ministro Aleksej Overchuk, affiancato da Maksim Reshetnikov (ministro dello Sviluppo Economico), Aleksandr Kozlov (ministro delle Risorse Naturali e dell'Ecologia), Ruslan Edelgeriev (inviato speciale presidenziale per il cambiamento climatico) e Anatolij Chubais (inviato speciale del presidente della Federazione Russa per le relazioni con le organizzazioni internazionali).

Per sua natura, il vertice di Glasgow è come l'accordo di Parigi: un accordo finanziario. Insomma, si tratta di soldi, non di emissioni, secondo Aleksej Kokorin, PHd, capo del programma clima ed energia al WWF Russia.

Aleksej Overchuk

“I risultati di tali vertici hanno lo scopo di assicurare aiuti ai paesi a basso reddito e vulnerabili - dice Kokorin -. Perciò abbiamo due gruppi di paesi: circa 50 paesi sviluppati che sono obbligati a fornire aiuti e circa 100-120 beneficiari di questi aiuti. Infine, c'è un gruppo molto piccolo di paesi che non ricevono aiuti e che potrebbero fornire piccole somme di aiuto su base volontaria. La Russia fa parte di questo terzo gruppo. Quindi, dobbiamo capire che i principali obiettivi e i risultati del vertice non riguardano la Russia: non ci sono vantaggi economici da ottenere. Partecipiamo a queste riunioni per mostrare la nostra solidarietà, il progresso, e così via. La Russia partecipa all'elaborazione dei documenti tecnici per i progetti internazionali, perché alcuni di questi progetti potrebbero svolgersi anche sul territorio del nostro paese. Ma nel complesso, questo vertice non è per la Russia”.

Per esempio, uno dei primi accordi importanti della COP26 ha visto più di 100 leader mondiali promettere di porre fine alla deforestazione entro il 2030; l'impegno prevede quasi 19,2 miliardi di dollari di fondi pubblici e privati. Ma questi fondi saranno destinati alle foreste pluviali tropicali, quindi, per la Russia, tale impegno viene bollato semplicemente come “qualcosa di interessante, perché salvare le foreste pluviali è una buona cosa”, dice Kokorin.

Gli altri punti della conferenza riguarderanno ciò che è stato fatto dal 2015 ad oggi, quando è stato firmato l'accordo sul clima di Parigi, e se il mondo è riuscito a prevenire il disastro. “Abbiamo già la risposta: il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e Greta Thunberg credono che sia stato fatto molto poco e che siamo ormai a un punto di non ritorno”, avverte Mikhail Kanischev, direttore di ANSELM, un progetto di ricerca scientifica che si concentra sul miglioramento dell'efficienza energetica e sulla riduzione delle emissioni.

La Russia dovrà presentare una strategia ambiziosa e aggiornata per combattere il cambiamento climatico, come è stato richiesto prima del vertice COP26. E, sulla base delle dichiarazioni dei membri della delegazione russa e di diversi esperti di energia e cambiamenti climatici, alcune di queste questioni sono in cima all'agenda di Mosca di quest'anno. Alla COP26 la Russia userà questa opportunità per promuovere le proprie risorse energetiche e le proprie iniziative “green”. 

Secondo Kanischev, la Russia ha delle priorità nazionali che incideranno sulla sua agenda: in primis, il riconoscimento dell'energia nucleare e idroelettrica come energia “verde”. La Russia, infatti, è leader nella costruzione di centrali nucleari, quindi il riconoscimento e l'accettazione dell'energia nucleare a bassa emissione di carbonio darà al paese carta bianca per la costruzione di centrali nucleari in tutto il mondo e questa sarà un'occasione per rimpinguare significativamente le entrate di bilancio per molti anni a venire.

Il secondo argomento importante è la volontà della Russia di prendere in considerazione i progetti di sequestro nel quadro dell’adeguamento del carbonio alla frontiera e, in generale, di creare un unico sistema di scambio di unità di carbonio - se non su scala globale, almeno in Europa. Kozlov ha riferito all’agenzia Reuters che, a Glasgow, la delegazione cercherà un resoconto completo della capacità di assorbimento delle foreste russe (1,2 miliardi di tonnellate all'anno, la metà delle quali viene persa in incendi e disboscamenti).

“Ci possono essere dei problemi con questa iniziativa - spiega Kinischev -. Gli stessi europei non hanno ancora capito la capacità di assorbimento delle foreste e come contabilizzarla e non sono pronti a negoziare con noi e a ridurre i potenziali pagamenti ai loro bilanci nel quadro dell’adeguamento del carbonio alla frontiera”.

L'altra grande ambizione russa alla COP26 è la revoca delle sanzioni. Kanischev crede infatti che le discussioni sull’arresto e l’inversione del cambiamento climatico possano garantire alla Russia una carta vincente nel momento in cui sostiene che i progetti “green” dovrebbero essere esenti da sanzioni e avere accesso a finanziamenti e tecnologie verdi. Prima di partire per Glasgow, Ruslann Edelgeriev non ha escluso che sarebbe stata sollevata la questione della rimozione delle sanzioni dai progetti “verdi”.  

Il peso dell’edilizia

Mentre si punta il dito soprattutto contro l'industria, i trasporti e l'agricoltura quando si parla di cambiamento climatico, a livello globale, il settore delle costruzioni è responsabile di circa il 40% delle emissioni; in Russia, il 21% della quota di emissioni totali di CO2 legate all'energia proviene proprio dal settore delle costruzioni.

Per questo, in cima all’agenda climatica ci sono le costruzioni, insieme alle energie rinnovabili e alla deforestazione. In questa edizione della Conferenza delle Parti ci sarà infatti il padiglione virtuale “Build Better Now”, in mostra per tutta la durata del summit. 

A gennaio 2019, in Russia si contavano 21.432.000 edifici residenziali; di questi 17.213.000 sono stati costruiti prima del 1995, senza tener conto degli attuali requisiti normativi per il risparmio energetico, fa notare Konstantin Borisov, ricercatore di punta del Centro per l'efficienza energetica XXI secolo (CENEF). 

“Gli edifici che sono stati resi operativi prima dell’entrata in vigore degli attuali requisiti normativi per il risparmio energetico sono la ragione principale dell'elevato consumo di combustibile e di risorse energetiche e delle emissioni di gas serra”, spiega Borisov. 

Secondo le stime degli esperti, tra il 2018-2050 le emissioni di gas serra riguardanti gli edifici possono essere ridotte del 24% entro il 2030 e del 33% entro il 2050 (prendendo come punto di riferimento i livelli del 2018). Borisov fa notare che qualche progresso è già visibile, perché le cifre per il periodo 2000-2018 indicano un certo miglioramento per quanto riguarda il consumo di carburante e di energia e le emissioni di gas serra legate all'energia. 

Un potenziale così significativo per la riduzione delle emissioni di gas serra nel settore dell'edilizia e delle costruzioni in Russia può fornire un contributo considerevole alla lotta contro il cambiamento climatico. Tuttavia, nonostante gli studi confermino la necessità di affrontare questo problema, l’inquinamento legato all’edilizia non sembra essere nell'agenda della Russia alla COP26. 

Le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla Russia

La Russia si sta riscaldando 2,5 volte più velocemente del resto del pianeta; a soffrire di più, sono le regioni artiche. Lo ha detto il presidente Putin nel suo discorso video al vertice del G20. Solo nell'ultimo decennio, ha aggiunto, la temperatura media annuale in Russia è aumentata di circa 0,5 gradi Celsius; e mentre si intensifica la crisi climatica, la Russia si ritrova ad affrontare molteplici minacce tra cui la desertificazione, l'erosione del suolo e lo scioglimento del permafrost. Le regioni meridionali e orientali del paese sono particolarmente vulnerabili a queste minacce.

Il ministero delle Risorse Naturali elenca le possibili conseguenze del cambiamento climatico. E la lista è lunga: “Gli edifici, le strade e le altre infrastrutture si deterioreranno più velocemente. Ci saranno piogge più intense che porteranno a inondazioni e alla distruzione delle infrastrutture costiere".

Inoltre, a causa dei disastri ambientali, la Russia potrebbe perdere circa il 4-6% del suo PIL ogni anno.

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