Sputnik, un’arma contro il covid: a breve la versione monodose. E c’è l’intesa Spallanzani-Gamaleya

Scienza & tech
LUCIA BELLINELLO
Nonostante lo scetticismo degli organismi europei, la comunità scientifica ribadisce il proprio interesse verso il vaccino russo, auspicando trasparenza e cooperazione. Se ne è discusso in una tavola rotonda che ha riunito i massimi esperti del settore. Annunciato anche un accordo tra lo Spallanzani e il Centro Gamaleya per lo scambio di ricercatori e materiale biologico. Primak (RDIF): “L’Italia è una priorità per le relazioni con l’Europa”

“Non è un vaccino qualsiasi, ma un preparato molto promettente. E nel pieno della terza ondata sarebbe un’arma che potrebbe farci molto comodo”. La fiducia di molti esponenti della comunità scientifica nei confronti dello Sputnik V si riassume nelle parole dell’infettivologo Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive dell’Università di Milano, intervenuto questa mattina insieme a un nutrito gruppo di esperti alla tavola rotonda “Evoluzione della pandemia, vaccino russo Sputnik V: sue caratteristiche e prospettive di utilizzo”. L’incontro, organizzato dal Forum di dialogo italo-russo, ha riunito a Mosca e in videoconferenza esperti russi e italiani, rappresentanti del mondo scientifico, politico e diplomatico, per fare il punto sull’efficacia del vaccino russo e sulla sua possibile somministrazione in Italia. 

Le caratteristiche del vaccino russo 

Così come ha ricordato in apertura dei lavori Ernesto Ferlenghi, copresidente del Forum di dialogo italo-russo, lo Sputnik V “è stato approvato da 56 paesi e occupa il secondo posto per copertura al mondo”. Ora, nel pieno della terza ondata e alla luce dei ritardi nella campagna vaccinale, anche in Italia si guarda con sempre maggior interesse verso un vaccino la cui efficacia è pari al 91,6%. 

Sicurezza ed efficacia: sono queste le colonne portanti sulle quali si sta costruendo la fiducia nei confronti di un preparato che, nonostante il ripetuto scetticismo degli organismi europei, è stato promosso dall’autorevole rivista scientifica The Lancet e sta raccogliendo ora i pareri positivi di vari istituti italiani, come lo Spallanzani di Roma. 

“Credo che la diffidenza sia dovuta a qualche difetto iniziale di comunicazione - ha ipotizzato Massimo Galli -. Il mondo scientifico è abituato a considerare prima i dati e poi le dichiarazioni dei governi”.

A differenza di altri preparati, lo Sputnik V non contiene l'agente patogeno ma utilizza come vettore delle particelle di adenovirus umano (un vettore diverso per ognuna delle due dosi di somministrazione: una scelta definita “molto interessante” dal professor Galli, che ha elogiato la scelta “originale” dei ricercatori russi). 

Inoltre la temperatura di conservazione, compresa fra +2°C e +8°C, facilita il trasporto e il mantenimento del preparato, che, tra le altre cose, ha un costo di produzione inferiore a tanti altri vaccini: “Meno di 10 dollari per ogni dose”, ha sottolineato Vladimir Primak, direttore del Fondo russo per gli Investimenti Diretti (RDIF) che ha finanziato la produzione del vaccino e ha avuto un ruolo chiave nella sua promozione. È questo, secondo lui, che lo rende così attrattivo.

Al via la collaborazione tra lo Spallanzani e il Centro Gamaleya

Trasparenza e cooperazione: questo il messaggio lanciato unanimemente dai partecipanti della tavola rotonda, che, oltre a riassumere l’efficacia del preparato russo hanno espresso la volontà di unire le forze per accelerare la campagna di vaccinazione, con la consapevolezza che si potrà uscire dall’incubo della pandemia solo quando tutti avranno pieno accesso al vaccino. Via libera quindi alle collaborazioni, alle sperimentazioni congiunte e allo scambio di dati e informazioni tra le comunità scientifiche. In quest’ottica, verrà firmato a breve un memorandum di cooperazione fra l’Istituto Spallanzani di Roma e il Centro Gamaleya di Mosca che ha prodotto lo Sputnik. 

“Abbiamo tenuto dei colloqui con l’Istituto Gamaleya finalizzati a sottoscrivere un accordo per lo scambio di ricercatori, materiale biologico e studi clinici, per dare trasparenza ai dati scientifici dei due rispettivi istituti - ha detto Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani -. Lo scambio di materiali biologici che i colleghi russi si sono impegnati a portare qui a Roma ci consentirà di verificare, attraverso degli studi di laboratorio che condurremo insieme, se il vaccino Sputnik sarà in grado di produrre anticorpi neutralizzanti rispetto alle varianti. Abbiamo trovato grande disponibilità da parte dei colleghi del Gamaleya, a dimostrazione che la scienza è in grado di superare tutte le barriere. Sono molto orgoglioso perché questa è una prima in Europa: la scienza è neutra e deve essere lontana da interessi industriali e geopolitici”. 

E proprio gli equilibri geopolitici sembrano avere un peso tutt’altro che irrilevante sulla diffusione futura dello Sputnik. Ma l’Italia - primo paese europeo ad aver siglato un accordo per la produzione in loco del vaccino - resta una “priorità nelle relazioni in seno all’Unione Europea”, ha detto Vladimir Primak: “L’Italia è il paese con il dialogo più attivo per la produzione e la registrazione finalizzata alla vendita, ed è un dialogo bilaterale”. 

“Confidiamo in una rapida conclusione dell’EMA, senza politicizzazioni né eccessiva burocrazia”, ha dichiarato l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia Sergej Razov, sottolineando l’apertura di Mosca sia a fornire il vaccino russo, sia a organizzare la produzione nel territorio italiano, sia a sviluppare la cooperazione nella ricerca. “Ci tengo a sottolineare ancora una volta che noi non imponiamo niente a nessuno - ha detto -. In Ambasciata arrivano molte richieste da parte delle regioni italiane, di società private, di enti e persone fisiche, per l’acquisto e la produzione del vaccino in Italia. La nostra posizione è assolutamente trasparente e siamo aperti a tutte le forme di collaborazione, comprendendo che le richieste devono essere indirizzate tramite i canali governativi ufficiali”.

Dalla Russia in arrivo un nuovo vaccino monodose

Parallelamente agli studi clinici, in Russia si sta lavorando alla produzione di un nuovo vaccino monodose: lo Sputnik Light, che consentirebbe di effettuare una sola iniezione anziché due. “Le ricerche sulla prima e seconda fase hanno raggiunto già un rendiconto preliminare e i dati sono stati trasmessi al Ministero russo della Sanità - ha spiegato Arsen Kubataev, capo dello sviluppo clinico del Fondo russo per gli Investimenti Diretti -. Lo studio di questo dossier sarà fatto nel corso delle prossime settimane e poi l’ente regolatore potrà registrare questo nuovo vaccino in Russia. È stato testato su 3.000 soggetti e ci attendiamo che abbia un’efficacia uguale a quella dello Sputnik V, con il vantaggio che una sola inoculazione apporterebbe grossi benefici, anche dal punto di vista logistico”.

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