La Guerra Fredda è ben nota come un periodo in cui le tensioni tra l’Unione Sovietica e i Paesi occidentali arrivarono a raggiungere un livello potenzialmente catastrofico. La corsa agli armamenti portò a sviluppare sempre nuove armi, e la dirigenza dell’Urss si rese conto che il Paese aveva fortemente bisogno di migliorare le sue tecnologie nel campo della sicurezza aerea.
Si stimava che un razzo balistico lanciato dagli Stati Uniti avrebbe impiegato 20-30 minuti per raggiungere l’Urss. Le forze di difesa avevano bisogno di un sistema che rilevasse il missile 2-3 minuti dopo il lancio, in modo che ci fosse tempo sufficiente per prendere contromisure ed eliminarlo. A metà degli anni Sessanta, il progettista Vladislav Repin (1934-2011) e l’accademico Aleksander Mints (1895-1974) proposero un sistema a tre livelli di radar per intercettare i razzi. Il primo livello erano i satelliti che seguivano la fiamma del missile nello spettro infrarosso. Il secondo erano i radar cosiddetti “over the horizon” (ossia “oltre l’orizzonte”) che utilizzavano le onde radio per individuare le fiamme, e il terzo i radar terrestri che localizzavano il razzo stesso quando si avvicinava abbastanza al territorio del Paese. I tre livelli avrebbero contribuito a ridurre al minimo i rischi di false reazioni dei sistemi.
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Il problema apparve al secondo livello: i fisici non avevano la tecnologia per realizzare dei radar over the horizon. I ricercatori, guidati dall’ingegnere Frants Kuzminskij (1922-1991), utilizzarono un metodo che lo scienziato Nikolaj Kabanov (1912-1984) aveva inventato nel 1946 per localizzare gli aerei in anticipo. Funzionava con la ionosfera, lo strato superiore dell’atmosfera terrestre, a un’altitudine di 60-1.000 chilometri, che contiene molti elettroni liberi a causa della cosiddetta radiazione spaziale. Si scoprì che approssimativamente all’altezza di 300 chilometri, la ionosfera riflette le onde radio, il che consente loro di viaggiare attorno alla terra. Il metodo di Kabanov funzionava nel modo seguente: una sorgente invia un’onda radio, individua un aereo a una distanza di 900-4.000 chilometri, si riflette sull’aereo e ritorna a un’antenna ricevente che analizza il segnale e scopre le dimensioni, la velocità e la direzione dell’oggetto volante. Questo metodo sarebbe potuto rivelarsi utile anche per tracciare i missili: le onde radio avrebbero riflettuto la traccia del gas plasma del missile invece che l’aereo.
Il metodo doveva essere testato, quindi, a metà degli anni Sessanta, fu avviata la costruzione del primo radar sperimentale over the horizon, nel territorio della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, vicino alla città di Nikolaev/Mykolaïv (480 chilometri a sud-est di Kiev). Il progetto aveva il nome in codice di “Dugà” (ossia “Arco”). Sembrava enorme: la sua antenna ricevente era alta 135 metri e lunga 300 metri, l’antenna di trasmissione alta 85 metri e lunga 210 metri; e c’era anche un edificio lungo 90 metri con 26 enormi unità di trasmissione a due piani. La realizzazione di queste unità di trasmissione fu irta di pericoli e difficoltà. Gli operai di un’officina meccanica di Dnipropetrovsk (ora nota come Dnipro, 400 chilometri a sud-est di Kiev) non riuscirono a svolgere da soli i compiti richiesti, quindi Kuzminskij formò brigate extra di specialisti per aiutarli. Dopo che la costruzione fu terminata, gli specialisti impiegarono un anno per settare “Duga” in modo che localizzasse correttamente i bersagli. Il complesso entrò in funzione il 7 novembre 1971.
I test ebbero successo, quindi Frants Kuzminskij propose di costruire altri due complessi “Duga” in città militari ai diversi lati dell’Urss. La costruzione iniziò negli anni Settanta. Il primo di questi radar iniziò a operare in modalità di combattimento nel 1982 sul territorio dell’Estremo Oriente russo, vicino a Komsomolsk-na-Amure (8.660 chilometri a est di Mosca) e, successivamente, il secondo venne costruito nella Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, vicino alla città di Chernobyl (circa 130 chilometri a nord di Kiev). Tale posizione delle stazioni ridusse al minimo l’effetto della calotta polare nella ionosfera. La calotta ostacola il movimento delle onde radio, ma quando “accecava” un lato del Paese, dall’altro il segnale era perfetto.
I due nuovi complessi erano significativamente più grandi del primo di Nikolaev. Il radar principale di Chernobyl era costituito da due unità di antenna ricevente: il più grande era 140 metri di altezza e 900 metri di lunghezza e il più piccolo 90 metri di altezza e 500 metri di lunghezza. L’antenna di trasmissione lunga 300 metri venne costruita vicino a Chernigov/Chernihiv, quindi c’era una distanza di circa 80 km tra le parti del complesso. La “Duga” di Chernobyl non fu molto facile da costruire: le antenne riceventi avevano bisogno di migliaia di tonnellate di tubi da impalcatura, di cui c’era un vero deficit. Inoltre, questi tubi contenevano radiatori dalla forma di cesti allungati. E questi radiatori dovevano essere zincati per proteggerli dalla ruggine.
Il complesso “Duga” era top secret, quindi praticamente nessuno conosceva l’origine degli strani suoni che si sentivano. Sergej Babakov, storico del Museo di Chernobyl a Kiev, ricorda che anche alcuni ufficiali sovietici non avevano idea di cosa fosse stato costruito in quel complesso, e alcune persone erano convinte che fosse un’arma per distruggere il nemico con un impulso elettrico. Il radar inviava i suoi impulsi una decina di volte al secondo e, dal 1976 (mentre entrambi i complessi operavano in modalità test), questo segnale iniziò ad apparire nell’etere radio di molti Paesi. Presto fu stabilito che la fonte si trovava nel territorio dell’Urss. Il suono era simile a colpi frequenti, quindi “Duga” era soprannominata in Occidente “Russian Woodpecker“, ossia “il Picchio russo”. Nessuno dei metodi conosciuti fu d’aiuto nel proteggere l’etere dal particolare rumore. Il radar a volte cambiava frequenza e tono, ma stava dando sui nervi, tanto che diversi Paesi, come Norvegia, Svezia, Svizzera e altri, protestarono ufficialmente con l’Urss per aver infranto la convenzione internazionale sull’assegnazione delle radiofrequenze.
La dirigenza sovietica decise di mantenere il tutto top secret e si limitò ad aggiungere la rimozione del rumore agli obiettivi del programma di modernizzazione di “Duga”. La modernizzazione comprendeva anche la tecnologia per evitare i fenomeni di assorbimento della calotta polare nella ionosfera, metodi più sviluppati di rilevamento missilistico e altri miglioramenti, ma “Duga” finì per essere terribilmente sfortunato. Il 26 aprile 1986 avvenne il disastro di Chernobyl: esplose il reattore n. 4 della centrale nucleare. “Duga” si trovava a soli dieci chilometri dall’impianto atomico. Ovviamente, tutto nel complesso era al suo posto, ma le radiazioni resero impossibile farlo funzionare. La città militare intorno a “Duga” venne evacuata, ma il personale vi rimase in un’apposita baracca sotterranea fino al 1987, quando furono portate via tutte le attrezzature. È sopravvissuto indenne alla catastrofe: tutto è stato custodito in un’area protetta dalle radiazioni nucleari.
L’attrezzatura fu spostata a Komsomolsk-na-Amure, ma il destino fu beffardo con “Duga”: a causa di nuove idee nella difesa aerea, l’ulteriore sviluppo del progetto fu abbandonato nel 1988 e, negli anni Novanta, l’impianto in Estremo Oriente venne distrutto da un incendio. Così si concluse la storia di “Duga”. Il complesso di Komsomolsk-na-Amure è stato smantellato nel 1998. Nel 1995 il radar sperimentale di Nikolaev è stato fermato e, nel 2001, è stato smantellato. La “Duga” di Chernobyl è ancora in piedi, grazie alla sua posizione all’interno dell’area abbandonata per via delle radiazioni. Ma gli “Stalker” (così sono detti i “turisti” illegali nella zona di esclusione di Chernobyl) sono attratti da questa gigantesca costruzione, davvero spettacolare e affascinante, nonostante il suo pericolo mortale: le strutture sono oggi terribilmente arrugginite. Tuttavia, questo complesso è l’ultimo che rimane e si erge come un monumento alla difesa aerea del periodo finale dell’Urss.
Cosa c’è oggi nei dieci luoghi più top secret dell’Unione Sovietica?