Covid, pubblicati i primi dati scientifici sul vaccino russo Sputnik V: “Produce anticorpi”

Reuters
Lo scrive la prestigiosa rivista scientifica The Lancet, che svela i risultati dei primi test. Ecco cosa sappiamo finora

La prestigiosa rivista scientifica The Lancet ha pubblicato i risultati della prima e della seconda fase dei test clinici del vaccino russo contro il coronavirus, Sputnik V,  sviluppato dall’istituto Gamaleya di Mosca. Ora che i dettagli tecnici sono a disposizione di tutti, è possibile fare una valutazione preliminare sull’efficacia e la sicurezza del nuovo trattamento. Così come avviene per ogni articolo di carattere scientifico, il report è stato prima visionato dagli studiosi. Ecco quali sono i punti chiave individuati dal team di esperti.

  • Gli scienziati non hanno riscontrato alcun effetto collaterale grave o inaspettato nelle diverse fasi della ricerca.
  • In circa la metà dei casi, gli effetti collaterali sono stati moderati e, a livello generale, erano previsti; fra questi, sono stati registrati mal di testa, febbre non superiore ai 38,9°C e dolore nel punto dell’iniezione. A riscontrare gli effetti collaterali peggiori sono stati coloro che hanno ricevuto una doppia dose di vaccino, dopo la seconda iniezione.
  • Il vaccino ha provocato una vera e propria risposta immunitaria in tutti i volontari nei 28 giorni successivi alla somministrazione. Il maggior sviluppo di anticorpi si è registrato in coloro che hanno ricevuto una doppia dose di vaccino, con un intervallo di tre settimane.
  • I soggetti vaccinati hanno sviluppato anticorpi contro il virus, registrando inoltre un aumento dei linfociti T che combattono il patogeno. 
  • Tra il gruppo di anticorpi sviluppati nei soggetti vaccinati, nel sangue sono stati rinvenuti anche quelli neutralizzanti. Questi non solo si legano al virus, ma gli impediscono di penetrare nella cellula. 
  • Il vaccino Sputnik V è a base di adenovirus, il che significa che il gene del coronavirus viene trasmesso alle cellule attraverso un virus portatore (un adenovirus non è letale per gli esseri umani, visto che siamo stati ripetutamente esposti a esso durante il corso della vita). I ricercatori hanno esaminato lo sviluppo dell’immunità al vaccino basato sull'adenovirus: non hanno trovato prove sul fatto che una precedente infezione da adenovirus possa in qualche modo entrare in conflitto con il vaccino e ridurne l'efficacia.
  • È stato confrontato il livello medio di anticorpi sviluppati da coloro che hanno contratto il Covid 19 e da coloro che invece si sono sottoposti al vaccino: gli scienziati hanno scoperto che le persone vaccinate posseggono più anticorpi, anche se la percentuale di quelli neutralizzanti è leggermente inferiore.
  • Non è stato ancora effettuato un confronto significativo tra lo Sputnik V e altri vaccini, ma i risultati preliminari suggeriscono che, a livello di anticorpi neutralizzanti (un predittore molto più importante per l'efficacia del vaccino), il rimedio russo potrebbe essere un po' più debole rispetto, ad esempio, al vaccino ChAdOx1 dell'Università di Oxford.
  • Gli sviluppatori dello Sputnik V ammettono che, nonostante i risultati incoraggianti, la loro ricerca presenta alcuni limiti. La fascia d'età dei volontari era giovane e il periodo di osservazione troppo breve. Una parte significativa dei soggetti era costituita da personale militare di circa 25 anni, in ottima salute. Ciò significa che per le persone a rischio il vaccino può essere meno efficace e/o più doloroso. Un aspetto che deve ancora essere studiato.

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