La Russia sta sviluppando in contemporanea diversi vaccini contro il Covid-19: ecco perché

Scienza & tech
EKATERINA SINELSHCHIKOVA
Non c’è solo lo “Sputnik V”, il primo registrato al mondo. Oltre a questo vaccino “vettoriale”, è a buon punto uno “peptidico” dell’istituto siberiano Vector, l’EpiVacCorona, e si lavora ad altri 24. Ecco le principali differenze e i test di sicurezza

Quanti vaccini anti Covid sta sviluppando la Russia?

In totale, nel mondo sono in fase di sviluppo circa 150 vaccini contro il Covid-19 e, secondo Anna Popova, il capo del Rospotrebnadzor (il Servizio federale russo per la difesa dei diritti dei consumatori e della salute delle persone), 26 di loro vengono sviluppati in Russia. Tuttavia, non tutti questi vaccini sono completamente diversi l’uno dall’altro. Di regola, in molti casi si tratta di sviluppi paralleli, portati avanti all’interno degli stessi istituti di ricerca, ognuno dei quali differisce dagli altri per alcuni piccoli particolari.

In Russia, solo due di loro hanno raggiunto la fase dei test clinici. Si tratta dello “Sputnik V” (Спутник V), che è stato il primo al mondo a ricevere la registrazione (seppur “a condizioni limitate”), e il vaccino siberiano, finora non registrato “EpiVacCorona” (ЭпиВакКорона).

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In cosa differiscono?

Al vaccino “EpiVacCorona” si lavora tra le mura del centro scientifico siberiano “Vector” (talvolta traslitterato “Vektor”) di Koltsovo, nei pressi di Novosibirsk. Venne fondato nel 1974, e allora, seppur “travestito” da laboratorio civile era in realtà principalmente un centro militare per lo sviluppo delle armi biologiche. Successivamente, l’istituto è diventato il luogo in cui vengono individuati e conservati i virus più pericolosi del Pianeta, dal vaiolo all’ebola. Si tratta infatti di una struttura militare: lungo il perimetro, “Vector” è circondato da una recinzione alta e larga due metri, di filo spinato, e il suo territorio è disseminato di ricci cechi, i moderni cavalli di Frisia anticarro, e sulle torri stanno di guardia mitraglieri armati di tutto punto. È qui che è stato sviluppato il primo sistema di tamponi in Russia per rilevare il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 ed è qui che la prima fotografia del virus è stata scattata al microscopio.

Per molto tempo, Vector ha avuto il monopolio sulla rilevazione del coronavirus: i tamponi da tutta la Russia si sono riversati qui, prima dell’apertura di appositi laboratori a Mosca e in altre città. Con una base empirica così impressionante, Vector è entrata molto rapidamente in gara e ha creato diversi vaccini su piattaforme diverse. EpiVacCorona è un vaccino a base di proteine virali e peptidi. Questa opzione presuppone che queste proteine non siano prodotte nelle cellule del paziente, ma vengano iniettate direttamente nel corpo, insieme a ulteriori sostanze irritanti a cui il sistema immunitario reagisce.

Lo “Sputnik V” dell’Istituto Gamaleja funziona in modo diverso. Fino al 2010, questo istituto, relativamente meno top secret, era sotto la giurisdizione dell’Accademia russa delle scienze e ora è sotto al Ministero della Salute. Il suo vaccino è di tipo vettoriale. Ciò significa che viene utilizzato un virus portatore (un adenavirus non pericoloso) che, come un taxi, trasporta il gene del coronavirus nelle cellule, inizia la sintesi proteica e il sistema immunitario “fa conoscenza” con la malattia. In modo simile, l’Istituto Gamaleja ha sviluppato un vaccino contro il virus Ebola e negli ultimi tre anni ha sviluppato a un vaccino contro la Mers (la sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus del 2012).

Oggi è attorno a questi due istituti che si concentrano quasi tutti gli investitori pubblici e privati, poiché si ritiene che abbiano maggiori possibilità di raggiungere il successo in questa impresa.

Come sono stati testati?

Lo Sputnik V ha superato con successo la prima e la seconda fase (sono state combinate) di studi clinici, testando il vaccino su topi, criceti, scimmie, nonché su 76 civili e militari sani e appositamente selezionati. Ciascuno di loro teneva un “diario volontario” in cui venivano annotati gli effetti collaterali: febbre, eruzioni cutanee, arrossamento nel punto di iniezione. Non è stato segnalato niente di più grave di questo.

Il 12 agosto è iniziata la terza fase della ricerca: si ritiene che sia la più importante, poiché tutti gli effetti collaterali, anche i più inaspettati, possono essere identificati con un campione ampio. Vi prenderanno parte più di 2.000 persone tra Russia, Arabia Saudita, Brasile, Messico, Emirati Arabi Uniti e altri Paesi. Questo vaccino è stato registrato in Russia, ma il punto chiave è che la registrazione è “a condizioni limitate”. “Ciò significa che se non avremo gli stessi risultati su un campione di grandi dimensioni, la registrazione terminerà di essere valida”, ha spiegato il responsabile dello sviluppo Denis Logunov.

EpiVacCorona è ancora leggermente indietro: gli studi clinici di fase I-II sono iniziati il 27 luglio e non si sono ancora conclusi. Vi prenderanno parte in totale 300 volontari di età compresa tra i 18 e i 60 anni.

Vector ha affermato che tutti i volontari hanno un’assicurazione e riceveranno una ricompensa di 147 mila rubli (1.680 euro), ma dovranno trascorrere 23 giorni in ospedale, senza il diritto di andarsene: “Si può passeggiare solo nel territorio adiacente all’ospedale. Mangiare cinque volte al giorno”. Coloro che sono riusciti a superare una rigida selezione (sono stati scelti solo candidati perfettamente sani) dicono che “le condizioni ricordano un po’ quelle di un sanatorio, anche se l’atmosfera qui è un po’ più inquietante, simile a un bunker”.

Cosa significa “registrazione limitata”? E se il vaccino si rivelasse non efficace?

Si tratta di una sorta di registrazione temporanea e rapida. È consentito farlo in caso di pandemia (in Russia è consentito con un decreto governativo), quando non c’è tempo per proteggersi anche da rischi meno probabili, per i quali è necessaria un’enorme e lunga ricerca. E questo è il percorso che gli sviluppatori e le autorità di regolamentazione di tutto il mondo stanno seguendo. Di solito sono necessari diversi anni per creare un farmaco, e in particolare un vaccino.

In un’intervista con Meduza, il responsabile dello sviluppo di Sputnik V Denis Logunov ha spiegato: “In questo momento, è necessaria la registrazione a condizioni limitate in modo che le persone del gruppo a rischio possano partecipare allo studio; proteggeremo i volontari non sani con questo vaccino”. Dopo la registrazione, medici e insegnanti potranno essere vaccinati.

Se il risultato positivo non dovesse confermarsi nel campione di grandi dimensioni, la registrazione terminerà di essere valida e la produzione si interromperà. Mentre solo quando l’efficacia e la sicurezza saranno confermate, il vaccino riceverà la registrazione permanente. La produzione di massa è prevista solo per il 2021, e la registrazione temporanea è valida fino al 1º gennaio 2021.

Il vaccino registrato è unico, nessun altro ce l’ha?

Sputnik V ha tre analoghi al mondo. Questi sono il vaccino di Oxford, il vaccino cinese CanSino e il vaccino della Johnson & Johnson. Stanno tutti sviluppando un vaccino con l’adenovirus; solo non con due, ma con un vettore.

Il vaccino russo viene iniettato in due fasi: prima, tramite un vettore, poi con un secondo. L’Istituto Gamaleja pensa che questo lo renda più affidabile. “Se iniettate un vettore e questo non si riproduce, dovete iniettarne un secondo. Non potete iniettare di nuovo lo stesso vettore: la risposta immunitaria ad esso sarebbe una fase acuta. Ma la persona potrebbe non aver risposto alla prima iniezione, succede anche questo, ad esempio con gli anziani”, spiega Logunov.

“Vedo molte critiche dovute al fatto che la Russia non pubblica alcun dato, ma ha già registrato il vaccino e intende venderlo. Finora, nella letteratura scientifica, i dettagli sullo sviluppo di un vaccino non sono stati pubblicati da nessuno, come è consuetudine in tutto il mondo. L’Istituto Gamaleja li pubblicherà quando ci saranno risultati finali, non preliminari, su risposta immunitaria e sicurezza. E sebbene non vi siano ancora motivi di preoccupazione, la sperimentazione del vaccino non è conclusa”, ha spiegato.

Perché la Russia ha bisogno di un secondo vaccino, se ne esiste già uno? E qual è migliore e più sicuro?

In Russia, sono convinti che ogni Paese dovrebbe avere più vaccini differenti. Inoltre, è rischioso fare affidamento su un solo farmaco non completamente studiato.

Finora, tuttavia, sia il vaccino Sputnik V che  l’EpiVacCorona non hanno mostrato “alcuna reazione avversa grave”. Gli esperti dell’Organizzazione mondiale della Sanità concordano sul fatto che la Russia abbia una forte tradizione nella produzione e nell’introduzione sul mercato di vaccini.

Sia il vaccino vettoriale a base di adenovirus che il vaccino peptidico hanno tutte le possibilità di dimostrare la loro efficacia. I vaccini vettoriali sono utilizzati attivamente dagli anni Novanta, quindi l’Istituto Gamaleja ha scelto questo tipo tra tutte le opzioni, per la sua affidabilità.

Ma il vaccino peptidico, secondo Popova, si confronta favorevolmente con tutti gli altri in quanto non porta un agente biologico, motivo per cui è “assolutamente non reattogeno” (non provoca reazioni). “Chi ha già ricevuto il vaccino non ha alcun effetto collaterale. Non c’è nemmeno il minimo caso di arrossamento nel punto di iniezione. E la temperatura di tutti è assolutamente normale”, ha detto.


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