Scienziati russi e giapponesi restaurano parzialmente il DNA di un mammut morto 28.000 anni fa

Vitalij Belousov

Un gruppo di ricercatori russi e giapponesi, impegnato nello studio di una giovane femmina di mammut chiamata Yuka, è stato in grado di estrarre materiale genetico vitale, riuscendo a restaurare parzialmente il suo DNA. Lo ha fatto sapere la sezione siberiana dell’Accademia russa delle Scienze.

Il materiale utilizzato per lo studio è stato recuperato dal tessuto dell’animale, vissuto 28.000 anni fa in un contesto di gelo perenne. Il mammut è stato scoperto nel 2011 sulla costa del Mare di Laptev, in Yakutia. Il corpo, perfettamente conservato grazie allo strato di permafrost, presenta ancora oggi ciuffi pelliccia rossa, tipica dei mammut giovani. Gli scienziati stanno studiando i tessuti, il cervello e la pelle dell’animale, che non è stato affetto dal processo di putrefazione.

Secondo il team di esperti, le ricerche saranno in grado di decifrare importanti informazioni biologiche conservate nelle cellule degli animali fossilizzati: informazioni fondamentali soprattutto per capire i meccanismi evolutivi di questa specie e le cause della loro estinzione.

Gli scienziati della Yakutia stanno cooperando con un team di ricercatori giapponesi, diretto da Akira Iritini. Il gruppo ha già ottenuto interessanti risultati, come il ritrovamento del cervello: l’unico cervello rinvenuto al mondo in un animale fossilizzato. 

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