La Russia cerca la vita tra le nuvole di Venere. Lo fa attraverso la missione Venera-D, un progetto spaziale russo per l'esplorazione del Pianeta Rosso, il cui lancio era previsto intorno al 2016, ma che dopo una riprogettazione delle missioni spaziali dell'Agenzia Spaziale Russa è slittato prima al 2026, e poi al 2027.
La sonda Venera-D cercherà di stabilire se tra le nuvole di Venere vi è la presenza di vita: lo ha raccontato all’agenzia Ria Novosti Lyudmila Zasova, dell’Istituto di Ricerca Spaziale dell’Accademia Russa delle Scienza, che co-dirige il team impegnato nel progetto.
“Nei primi due miliardi di anni dalla sua formazione, quando il giovane Sole era meno luminoso e il pianeta avrebbe potuto trovarsi nella cosiddetta ‘zona abitabile’, la superficie di Venere avrebbe potuto ospitare la vita”, ha spiegato la studiosa, precisando che in quel periodo il pianeta si sarebbe trovato a una distanza dal Sole tale da permettere presumibilmente la formazione di acqua.
Gli studiosi prevedono quindi di installare a bordo della sonda un microscopio fluorescente in grado di rilevare composti proteici nei campioni raccolti.
Zasova spiega infatti che la superficie del Pianeta Rosso si sarebbe successivamente riscaldata, ma che le sue nuvole potrebbero contenere ancora oggi forme di vita primitive. Aggiunge inoltre che il Giappone e i paesi europei possono partecipare alla missione, a condizione di fornire attrezzature. Il Giappone avrebbe infatti proposto alcune telecamere a raggi infrarossi e ultravioletti, mentre l’Italia metterebbe a disposizione due spettrometri, uno dei quali, VIRTIS, è stato utilizzato nell’ambito della prima missione di esplorazione scientifica dell'Agenzia Spaziale Europea del pianeta Venere, “Venus Express”.
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