La nuova frontiera dei trapianti? Gli organi creati con stampanti 3D nello spazio

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Una startup russa manderà sulla Stazione spaziale internazionale il suo gioiello tecnologico. È possibile che in condizioni di microgravità le cellule si formino meglio e ci siano meno possibilità di rigetto

L’11 ottobre 2018, una missione fornirà alla Stazione spaziale internazionale (ISS) una nuova stampante 3D sviluppata dalla startup russa 3D Bioprinting Solutions, in grado di stampare organi di creature viventi. La società ha già ricreato una tiroide di topo nel suo laboratorio di Mosca, ma la microgravità è un ambiente completamente diverso.

Senza le condizioni a cui gli scienziati sono abituati sulla Terra, sarà necessario un maggiore controllo della temperatura operativa della macchina. Il processo di bioprinting 3D, in cui le stampanti 3D comprimono biomateriali e cellule per costruire tessuto strato per strato, molto probabilmente sarà diverso in condizioni di microgravità. Gli scienziati, tuttavia, ritengono che lo sforzo valga la pena.

Sperano infatti che gli organi umani stampati in 3D in microgravità funzionino meglio, grazie a una struttura più precisa. Dovrebbero anche essere meno sottoposti al rischio di rigetto.

“La microgravità può aiutarci a ottenere bio esemplari con una percentuale maggiore di cellule vitali”, ha affermato Dmitrij Serin, vice capo del centro scientifico e tecnologico Energia Space Corporation. “Le cellule in crescita subiranno meno pressioni nello spazio”.

La stampante 3D ha le dimensioni di due mani umane e pesa circa 10 chilogrammi. Insieme con la stampante, gli scienziati russi avranno campioni di tessuto di tiroide che hanno già iniziato a crescere.

In futuro, Serin crede che possa essere inviato nello spazio un nuovo modulo ISS dove stampare i tessuti e gli organi umani. “Le astronavi potrebbero portare le cellule umane in orbita e tornare sulla Terra con gli organi da trapiantare che le persone stanno aspettando da molto tempo dai donatori”, ha detto Serin.

Ci sono molti problemi da risolvere, tuttavia, prima che gli umani sulla Terra inizino a ricevere organi stampati in 3D nello spazio. “I campioni possono essere influenzati da diversi fattori durante il volo”, ha dichiarato Stanislav Petrov, ingegnere progettista di Energia Space Corporation. Le radiazioni sono le più comuni e pericolose.

Il dispositivo sviluppato dalla 3D Bioprinting Solutions di Mosca non sarà il primo di questo tipo nello spazio. La startup americana Made is Space ha mandato la prima stampante spaziale 3D sulla ISS nel 2014 e ne ha aggiunta una seconda nel 2016.

Fino a poco tempo fa, l’azienda stampava principalmente materiali non organici, come la fibra ottica. Ad agosto, tuttavia, Made is Space ha annunciato una nuova partnership con Allevi, un’altra startup americana che ha progettato il bio estrusore ZeroG, che è in grado di stampare biomateriali in condizioni di microgravità.

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