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Andare a vedere l’opera nel Belpaese. Avventure e disavventure di una russa in Italia
Niva Mirakyan
(Archivio personale)

Ogni persona almeno una volta nella vita è stata all'Opera. Visitare un'istituzione culturale così alta semplicemente non può lasciare nessuno indifferente. Ecco quali sono state le mie impressioni dopo la visita dei teatri dell’opera di Mosca e Roma.

Paradossalmente, in quasi trent'anni di vita a Mosca, ho avuto la fortuna di visitare una sola volta il Teatro Bolshoj, famoso in tutto il mondo. Ed ero così piccola che ricordo imperdonabilmente poco di quella che fu la prima e ad oggi l’unica volta di questa avventura. Era il periodo della Perestrojka, quando la crisi incideva non solo sugli alimenti ma anche sulla cultura. In quegli anni andare al Bolshoj era difficile come viaggiare all'estero. E andare all’estero equivaleva quasi a volare nello spazio. Non si riusciva a ottenere biglietti per l'Opera. Per mettere piede nel Sancta Sanctorum bisognava avere conoscenti (perlopiù nell'Orchestra), in grado di ottenere almeno un biglietto di favore, possibilmente in galleria. Io, che all’epoca ero una bambina ed ero stata portata in questo teatro leggendario, del quale avevo sempre sentito parlare in tono superlativo, naturalmente, desideravo tantissimo andare al Bolshoj.


Spettatori a teatro (Foto: Alamy / Legion Media)

Quel giorno, quando il mio sogno finalmente si è avverato, andava in scena il "Boris Godunov”. Un’opera non certo per bambini. Essendo difficile capire cosa succedeva nel palco, preferivo guardarmi attorno. Mi ricordo che mi colpì la magnifica decorazione del Bolshoj, il suo gigante lampadario di cristallo, la pesante tenda, il palco, ogni cosa mi sembrava un regalo. In breve, in questa serata, io, una semplice ragazza sovietica che, per la giovane età, non ero in grado di apprezzare la maestria dei cantanti lirici, ero perlopiù colpita dall'interno di questo teatro che dallo spettacolo stesso. Sono passati gli anni, ma il Bolshoj è grande come allora e ancora più inaccessibile. I biglietti costano un occhio della testa e questo fa sì che il Bolshoj sia in qualche modo un teatro d’élite. Nel senso che non tutti possono permettersi un viaggio culturale all'Opera e ancor meno con tutta la famiglia.

Vivere in Italia e non andare nemmeno una volta all'Opera è, credo, un crimine. Ho rimediato a tale mancanza, quando è venuto a trovarmi mio padre, un ex cantante d'opera. Ovviamente, ahimè, sono passati tanti anni da quando si esibivano gli artisti adorati da mio padre Mario del Monaco e Franco Corelli, ma proprio non potevo non accompagnarlo alla sua adorata "Tosca".

Per entrare nello spirito delle opere immortali di Puccini, prima di tutto siamo passati dalla Basilica di San Andrea Della Valle, poi siamo andati fino al magnifico Castel Sant’Angelo. In realtà fino all'ultimo momento non ho detto a mio padre che quella sera lo attendeva una grande sorpresa. Gli ho detto dei biglietti per la "Tosca", solo quando eravamo già su piazza Beniamino Gigli (un altro favorito di mio padre). Dire che papà era felice, è niente. Era entusiasta: non solo si trovava nella sua amata Italia ma andava anche all'Opera! Ma non appena attraversata la soglia di un abbastanza modesto, rispetto al Bolshoi, Teatro dell'opera, non tutto è andato secondo i miei piani. I posti, che al momento dell'acquisto non sembravano male, non rispecchiavano a dir poco le mie aspettative. Non solo, davanti a noi c’erano due persone, ma anche se non ci fossero state, dalla collocazione dei nostri posti si poteva vedere solo una piccola fetta della scena. Ma è necessario dire qualcosa su mio padre: lui è una di quelle rare persone che vogliono tutto o niente, soprattutto quando si tratta di qualcosa che si ama. Quando ha visto a quali posti corrispondevano i nostri biglietti, si è così arrabbiato che semplicemente si è alzato ed è uscito dicendo: "Non guarderò la “Tosca” da questo “pozzo”. È irrispettoso verso il grande Puccini".

Ancora non capisco come possano costare 100 euro ciascuno i biglietti per dei posti così scomodi. Sono abbastanza sicura che non sia colpa del personale del teatro dell’Opera. Molto probabilmente, è colpa del sistema on-line di vendita dei biglietti: suppongo che ci siano delle incongruenze tra la mappa virtuale e i veri posti a sedere. Da qui nasce probabilmente questo fastidioso incidente. Di casi simili, penso anche di aver sentito parlare in precedenza da qualcuno, ma non pensavo potesse succedere a me.

Disgustata, rendendomi conto che la sorpresa non era riuscita, mi sono precipitata dai dipendenti dell'Opera. Mi hanno risposto che non c’erano più posti e che era tutto completo e che, ahimè, non avrebbero potuto aiutarci. Rendendosi conto che ero fuori di me, hanno chiamato il capo amministratore. A stento ricordo la faccia, ma purtroppo il nome l’ho dimenticato. Discutendo con quest’uomo traballante giovane e carino, con un incerto italiano (a quel tempo parlavo molto male) mescolato con l’inglese, ho cercato di trasmettere la gravità della situazione: questo è mio padre, è un ex tenore, è venuto da lontano, ed ecco questo incidente…Per 15 minuti ha ascoltato le mie motivazioni, ricordandomi continuamente che si trattava della prima in scena, e che tutti i posti sono occupati. Alla fine ho giocato la mia ultima carta: "Come faccio adesso a guardare negli occhi mio padre!? L’ho invitato all’Opera e adesso non se ne fa niente”, gli ho voltato la schiena disperata, dopo aver guardato il mio papà, che con fare deciso andava verso l’uscita.

Dopo avere ascoltato questo flusso di coscienza e rendendosi conto che chiaramente ero fuori di me, l’amministratore "prostrato" ha detto con calma: “Mi segua". Siamo quindi saliti nella parte alta del teatro, e ha tirato fuori dalla tasca una chiave enorme. Ha aperto la porta, e improvvisamente ci siamo ritrovati... nel palco reale.

Inutile dire quanto mio padre fosse felice. Dopo tutto, sui nostri posti sono stati seduti tutti gli italiani più famosi e importanti.

"Può succedere che si nasca e muoia 10 volte, ma non succederà mai di poter sedere su questi posti”, ha detto mio padre in lacrime, che, nonostante tutto, ha guardato la sua “Tosca” con tutto il suo immenso rispetto per Puccini.

Questi miracoli, a mio avviso, possono avvenire solo in Italia, un paese dove si apprezzano i sentimenti e le emozioni in maniera veramente sincera.

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