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Oleg Protasov (Foto: Wikipedia) |
La sua figurina agli Europei 1988 giocati in Germania era tra le più ricercate. Alto, capelli ricci, occhi azzurri. La maglia gloriosa della Cccp, potenza devastante e tanti gol come biglietto da visita. Presentato anche all'Italia nella semifinale della competizione continentale. Due a zero agli azzurri favoriti, Protasov a segno per la rete della sicurezza, sovietici in finale, persa contro l'Olanda dei fenomeni.
Oleg Protasov è uno degli attaccanti con più fiuto del gol negli anni Ottanta. Gli anni del disgelo, con i calciatori dell'Unione Sovietica che si facevano conoscere nel mondo prima con le squadre di club – la leggendaria Dinamo Kiev guidata dal colonnello Valeri Lobanovski – poi con la Nazionale.
Lui andava a segno oltre duecento volte con i club, 29 volte con la casacca dell'Urss. Protasov veniva eletto calciatore sovietico dell'anno 1987. Ma l'anno precedente vinceva anche la Scarpa d'Argento, nelle file del Dnipro Dnipropetrovsk, prima del balzo nella Dinamo Kiev: 33 reti nella Vyssaja Liga e tre nelle competizioni europee, appena uno in meno di Marco Van Basten, allora all'Ajax, poi attaccanti tra i più forti di sempre con la maglia del Milan.
Protasov non aveva certo il talento dell'olandese. Anche se è stato uno dei pochi a farsi apprezzare anche nei tornei europei (48 gol con l'Olympiakos dal 1990 al 1994). Ma il punto più alto in carriera erano i gol, uno all'Irlanda, un altro all'Italia, che portavano l'Urss in finale agli Europei. Con il calcio dei atleti intercambiabili, della condizione fisica perfetta, degli schemi mandati a memoria. Un pallone laboratorio, che arrivava dalla scuola orientale, con difensori che facevano gli attaccanti e quest'ultimi a dare una mano alla retroguardia. Idee che mettevano fuori gioco le potenze dell'Occidente.
Per esempio, l'Italia di Franco Baresi, Gianluca Vialli, Roberto Mancini, che era favorita assoluta per il successo finale. Invece i sovietici si fermavano solo davanti agli olandesi, al gol impossibile di Van Basten. Ma bastava per impadronirsi di un pezzetto di storia calcistica.
Ma la chiamata alla gloria era arrivata anche due anni prima, ai Mondiali messicani. Urss migliore squadra della prima fase del torneo, più della Germania Ovest, dell'Argentina di Diego Armando Maradona. Con doccia fredda agli ottavi di finale: fuori con il Belgio, con due gol assegnati agli avversari in netto fuorigioco.
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