Disegno di Natalia Mikhaylenko
Lo studioso russo pioniere della cosmonautica, Konstantin Tsiolkovsky, fu un grande sognatore. Un po’ folle, un po’ ingenuo, spesso veniva tratto in inganno, commetteva molti errori. Ciò nonostante ebbe il coraggio di sognare cose che altri non avrebbero osato neppure pensare. Chi avrebbe potuto, all’epoca della Prima Guerra Mondiale, sognare di viaggi sulla Luna, di ingegneria genetica e di resurrezione dei morti? Soltanto lui, Tsiolkovsky.
La sua vita cominciò con una tragedia. Nella prima infanzia Tsiolkovsky si ammalò di scarlattina. In seguito alla malattia insorse una complicazione e divenne sordo. Per tal ragione non ricevette un’istruzione ufficiale. Il grande studioso fu un autodidatta. Molto presto imparò a leggere. Più di qualsiasi altra cosa al mondo amava leggere e inventare. Per giorni interi leggeva e inventava: il tornio, piccole abitazioni, orologi a pendolo, macchinine giocattolo...
Nonostante la sordità, non si sentiva assolutamente invalido. Al contrario. Quando Tsiolkovsky si innamorò per la prima volta, scrisse una lettera alla sua ragazza: “Io sono un uomo talmente grande, che come me non ce ne sono mai stati, né ce ne saranno”. Non si può dire che avesse problemi di autostima.
A sedici anni andò a studiare a Mosca. Sedeva per ore in biblioteca e pativa la fame. Viveva con dieci rubli al mese. Alla fine gli riuscì di passare l’esame per diventare insegnante di aritmetica. Non smise di lavorare alle sue invenzioni. Elaborava innumerevoli teorie che inviava a tutti i giornali. Inizialmente elaborò la singolare teoria dello “zero turbolento”, la quale dimostrava l’assenza di significato dell’esistenza umana. Successivamente formulò la teoria dei gas e la inviò a Mendeleev. Mendeleev lodò il giovane scienziato, ma gli rispose che, in realtà, la teoria dei gas era stata già scoperta 25 anni prima.
Lo scienziato inventava qualcosa praticamente ogni giorno. In breve tempo inventò: l’areostato, i trampoli, la segnalazione interplanetaria, il riscaldatore solare, il refrigeratore di stanza, la macchina da scrivere, un proprio sistema di misurazione e persino un alfabeto comune a tutta l’umanità. Riuscì anche a brevettare qualcosa, ma nessuno pagava Tsiolkovsky per le sue invenzioni. Una volta avrebbero voluto corrispondergli 500 rubli, ma il postino non riuscì a trovare il suo indirizzo e così non lo pagarono.
A trent’anni, in maniera assolutamente inaspettata, Tsiolkovsky divenne uno scrittore. Compose un racconto fantastico-scientifico dedicato alla luna con dovizia di particolari, come se ci fosse stato lui stesso. Gagarin successivamente avrebbe raccontato la straordinaria somiglianza di quanto vide nel cosmo con le descrizioni di Tsiolkovsky. Anche l’assenza di peso era descritta in maniera dettagliata nei suoi racconti. Ma come poteva sapere tutto questo? Come?
Nessuno lo prendeva sul serio. Lo consideravano il folle della città. Si comportava da sciroccato. Tutto il suo stipendio lo investiva in libri e reattivi. Faceva volare gli acquiloni con i bambini e correva sui pattini con l’ombrello. Con l’ombrello intercettava il vento favorevole per andare più velocemente. I cavalli dei contadini si imbizzarrivano per i suoi ombrelli e i contadini imprecavano. Ma a Tsiolkovsky non importava. Era sordo e non sentiva i loro insulti.
Tsiolkovsky riteneva che la materia non vivente avesse un anima. Che vivo e non vivo fossero un unica cosa. Pensava che la morte non ci fosse, che l’universo fosse uno solo e i confini tra mondi non esistessero. La sorprendente filosofia di Tsiolkovsky a volte degenera nell’assurdo, altre mostra geniali intuizioni. Ad esempio, sosteneva che la forma geometrica ideale per l’essere umano fosse la sfera. Per questo tutti gli uomini in futuro avrebbero avuto la forma di una sfera. E ancora, lui credeva nella clonazione. Genio su genio, talento su talento, in tal modo sarebbe stato possibile migliorare la specie umana.
Ma chi ricorderebbe oggi Tsiolkovsky se questi si fosse occupato soltanto delle proprie stravaganze e della propria filosofia “fatta in casa”? Lui elaborò alcune idee realmente fondamentali: il satellite artificiale della Terra, il missile multistadio, il motore nucleare... E tutto questo, sorprendentemente, dal nulla. Nessuna base scientifica, nessuna speranza di realizzare queste idee... Uno dietro l’altro si schiantavano i primi aerei e Tsiolkovsky scriveva: “Sono certo che i viaggi interplanetari diventeranno realtà. Eroi e temerari spianeranno le prime vie aeree: dalla Terra fino all’orbita della Luna, dalla Terra all’orbita di Marte e ancora, più in là: da Mosca alla Luna, da Kaluga a Marte...”.
Pare che Tsiolkovsky avesse confidato ai suoi studenti di parlare con gli angeli. Gli angeli, secondo la sua concezione, sono creature sommamente ragionevoli, decisamente più perfette degli uomini. Anche gli uomini, in futuro, per l’appunto, si sarebbero trasformati in angeli. Sarebbe arrivato il giorno in cui l’umanità si sarebbe fusa col cosmo, sarebbe diventata immortale e trasformata in energia cosmica.
Passeggiava per le strade di Kaluga con aria pensierosa. A volte sedeva proprio per terra e rifletteva a lungo su qualcosa, appoggiandosi con la schiena ad un tronco d’albero. Visto da fuori sembrava quasi un messaggero di altri mondi. Oppure un uomo del futuro finito per sbaglio nelle Russia del 1920.
Dopo la morte cominciarono a chiamarlo padre della cosmonautica sovietica. Il grande costruttore Sergej Korolev fece proprie le sue idee e le sviluppò. Certamente, se la sarebbe cavata anche senza Tsiolkovsky. Tutti i suoi calcoli furono rifatti integralmente dagli scienziati. Loro d’altronde erano scienziati, lui un sognatore. Senza di lui, loro non sarebbero riusciti a fare nulla. Scienziati ce ne sono molti, i sognatori geniali invece, quelli in grado di parlare con gli angeli nella loro lingua, sono davvero una rarità.
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