Riabilitazione dei tossicodipendenti? Non basta

Vignetta di Natalia Mikhaylenko

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Il programma nazionale russo in materia ha bisogno di essere rivisto, secondo il parere dello psicologo Denis Avtonomov

Il 28 giugno del 2013, in Russia, è stato presentato un progetto gestito nel quadro del Programma interdipartimentale di Stato per la “completa riabilitazione e risocializzazione dei consumatori di sostanze stupefacenti e psicotrope”. L’Agenzia federale russa per il Controllo delle droghe (Fskn) ha redatto il documento ed è ora responsabile dell’esecuzione del programma.

Lo scopo di questo programma, finanziato dallo Stato, è ridurre la richiesta di droghe, sviluppare i centri e le risorse di riabilitazione e garantire l’accesso diretto ai servizi di assistenza sociale e di riabilitazione a tutti quei cittadini russi che vogliono rinunciare all’uso di droghe.

Il progetto individua le seguenti fasi indispensabili: prevenzione, diagnosi precoce e intervento, cura e protezione, riabilitazione, integrazione sociale ed erogazione di eventuali servizi aggiuntivi, come favorire l’inserimento occupazionale o l’accesso all’istruzione.

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Secondo la Fskn, attualmente, in Russia, ci sarebbero circa 500 centri non medici di riabilitazione e risocializzazione, gestiti da organizzazioni non governative. Ogni anno, in queste strutture, circa 20mila tossicodipendenti si sottopongono a trattamenti di riabilitazione. Secondo il progetto, è necessario “creare i meccanismi e le condizioni necessarie per portare il numero di tossicodipendenti riabilitati a 150mila individui l’anno”.

Stando al progetto, lo Stato si incaricherà di selezionare e creare un’unica base dati con tutti i centri di riabilitazione privati, ​​e di pagare, utilizzando un metodo di pagamento senza flusso di contanti, i servizi di riabilitazione a ogni cittadino della Russia che voglia liberarsi della propria dipendenza dalla droga. Il programma coprirà il periodo 2013-2020 e godrà di un finanziamento totale pari a 179.707,9 milioni di rubli (circa sei miliardi di dollari).

Sulla carta, tutto sembra perfetto: riabilitazione, cura, inserimento occupazionale, servizi sociali, ecc. Tuttavia, “è nei dettagli che il diavolo nasconde la sua coda”. Per cominciare, nel testo del progetto, al posto del termine “tossicodipendente” (una persona, cioè, a cui è stato diagnosticato un problema per abuso di droghe o altre sostanze stupefacenti), viene usato perlopiù quello di “consumatore di droghe”, termine che non definisce una malattia nel senso medico della parola. Solo una minoranza di consumatori di droghe sviluppa una dipendenza da esse. Tuttavia, secondo il progetto della Fskn, una persona, che ha fatto anche solo una volta (!) uso di una sostanza stupefacente o psicotropa, senza la prescrizione del medico, andrebbe già indirizzata alla riabilitazione. Ciò significa che anche una persona che, di fatto, non è ancora malata, andrebbe curata prematuramente!

In generale, la metodologia del progetto si basa su un presupposto errato, secondo cui “i consumatori di droga” e i “tossicodipendenti” sarebbero la stessa cosa. Un altro errore di calcolo degli sviluppatori del progetto è la convinzione che chi fa uso di droghe ne diventerà dipendente, qualora non venga curato con urgenza.

Nemmeno il principio dell’anonimato viene preso in considerazione in questo progetto. Ed è proprio la paura di essere segnalati, la ragione principale per cui i tossicodipendenti evitano di curarsi negli ospedali statali o nei centri di riabilitazione del Ministero della Sanità russo. Si sta inoltre pensando di creare una banca dati con i nomi di tutte le persone che fanno uso di droghe. Per un cittadino della Federazione Russa, comparire su questa lista potrebbe significare incorrere in gravi conseguenze, che potrebbero sfociare in significative limitazioni dei suoi diritti, come vedersi negata la possibilità di lavorare, di possedere un’arma, di guidare una vettura o di adottare un bambino.

Infine, il programma nazionale per la riabilitazione dei tossicodipendenti è eccessivamente costoso. Stabilisce i presupposti per la creazione di una cerchia ristretta di “propri” centri di riabilitazione, contiene errori metodologici e contraddice i principi di validità e di etica medica.

Il progetto prevede un incremento, di sette volte superiore, delle risorse di riabilitazione (dalle 20mila attuali a 150mila), senza fornire alcuna prova certa, supportata da uno studio, che queste risorse siano davvero necessarie.

Alla luce di tutte queste carenze che affliggono il programma, il governo dovrebbe innanzitutto condurre una stima rappresentativa e coerente, basata su uno studio approfondito, del numero di consumatori di droga della Federazione Russa (cosa che non è ancora stata fatta), per tipo di sostanza tensioattiva utilizzata, età, sesso, condizione lavorativa e frequenza nel consumo della droga. Dopodiché sarebbe necessario distinguere gli individui che fanno abuso di droghe e sostanze stupefacenti, da quelli che ne sono dipendenti.

La mancanza di tali dati di riferimento non consente di produrre una valutazione adeguata e di capire pertanto se sia davvero necessario ampliare le risorse di riabilitazione e implementare un piano simile. Lo sviluppo del progetto dovrebbe coinvolgere esperti competenti, in primo luogo avvocati, psicologi e medici, e non le forze di sicurezza. E a ciò dovrebbe seguire poi una valutazione condotta dagli esperti dei principali istituti di ricerca specializzati.

Denis Avtonomov è un medico psicologo, responsabile dei programmi di riabilitazione della Fondazione benefica russa “No all’alcolismo e alle tossicodipendenze”

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