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Il tennista russo Andrei Chesnokov (Foto: Itar-Tass) |
Un talento precoce del tennis. E un forzato cambio di mano per realizzare il sogno di arrivare tra i primi venti al mondo. Aleksandr Volkov, da Kaliningrad, è stato uno dei tennisti più forti della generazione russa dei primi anni Novanta.
Punta di una serie di atleti sovietici che finirono sotto la bandiera prima della Csi e poi russa, dopo la fine dell’Urss. Allora c’erano meno risorse per sostenere la crescita dei tennisti nei centri tecnici, ma emerse lo stesso un gruppo di ottimi giocatori oltre Volkov, come Andrei Cherkasov e Andrei Chesnokov, che precedeva di qualche anno l’esplosione dei fenomeni Evgeni Kafelnikov, prima, e, poi, Marat Safin.
A dieci anni Volkov si infortunava seriamente alla spalla destra. Con il rischio concreto di dover chiudere alle speranze di una carriera da professionista. Bisognava rivedere l’impostazione tecnica, diventare mancino, una categoria protetta e temuta dai grandi del tennis, per le traiettorie particolari, specialmente al servizio. Con la sinistra, il russo riusciva ad arrampicarsi sino alle 14ma posizione della classifica mondiale.
E nei primi 20 Atp figuravano 14 vincitori di tornei del Grand Slam e due finalisti, nessun dominio a quattro (Djokovic, Federer, Murray, Nadal) come ora.
Volkov vinceva il torneo indoor di Milano nel 1991 (in finale contro la promessa azzurra mai sbocciata, Cristiano Caratti) ed eliminava allo Us Open dell’anno prima il numero uno al mondo, lo svedese Stefan Edberg.
Meglio di lui, hanno fatto solo leggendari mancini Ken Rosewall, Mc Enroe, Goran Ivanisevic e Rafael Nadal. Oppure Kobe Bryant, nel basket: infortunato a un dito della mano destra, segnava quasi trenta punti ogni sera tirando con la sinistra.
Sino al numero 13 mondiale, un posto più avanti di Volkov, arrivava Andrei Cherkasov, un fenomeno a livello juniores, che vinceva la Kremlin Cup nel 1990 (anche l’edizione successiva), nell’anno della Dichiarazione di Sovranità russa e, soprattutto, centrava la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Barcellona 1992.
L’altro Andrei, Chesnokov, con il suo caschetto, divenne addirittura un Top Ten e uno dei tennisti più competitivi sulla terra rossa. Al nono posto, dopo la semifinale raggiunta al Roland Garros 1989. Battuto dal fenomeno Michael Chang, l’americano con genitori taiwanesi Michael Chang, che aveva eliminato Ivan Lendl negli ottavi di finale battendo dal basso e divorando banane durante le soste nei cambi campo.
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