Il poeta Boris Ryzhy (Foto: www.borisryzhy.ru) |
Aveva scelto il mese di maggio per andarsene. Il mese delle rose. E non è che cantava le rose. Vento, foglie, autunno, stelle, ali, gente, luce, ghiaccio, versi, alberi, musica, lacrime, cielo, anima… ma non ricordo che nominasse spesso le rose… la neve, piuttosto.
Inizia a nevicare. E incontro al movimento della neve
Si leva nell’alto – parola antidiluviana - l'anima.
Tutto - su vita, poesia e destino dell’uomo
Non serve più pensare, siediti, e fuma, senza fretta.
Accendo una sigaretta, accovacciato, come un urca finito
Io, finché sono vivo, non ho bisogno delle tue chiacchiere
E quando dopo morto diverrò un bellissimo poeta,
Eccoti, per epigrafe, un verso per il tuo scritto su di me:
Nevica e smetterà di nevicare, e si colmerà di luci il cielo,
E che sui monti degli Urali discendano codeste luci.
Sono passato sulla tangente, ma senza contrastare i cieli,
In questo punto di tangenza - le mie lacrime e i canti miei.
E ora permettetemi di presentarvi Boris Ryzhy, classe 1974. Per la vita e oltre appartenne all’antica stirpe dei Poeti. Bellissimo e nell’Eterno giovane. Il 7 Maggio del 2001, a Ekaterinburg, il poeta si tolse la vita, impiccandosi alla porta del balcone di casa. Aveva 27 anni.
Come una farfalla nera – il cappio al collo.
Abbandona lo spirito un inutile corpo:
Allo spirito – l’eterno, e al corpo – la terra.
Il tempo si è spezzato. La vita è volata via.
Pioggia sulla grondaia - temporale di maggio
Porta via le concrezioni dai fumosi Urali.
Nella finestra le betulle spalancano gli occhi,
E le foglie delle labbra sussurrano: “È poco, poco…”
Come una farfalla bianca si libra l’anima
Sopra il verso, interrotto dall’incrinatura,
Sembra smuovere nuvole di parole…
Perché il verso si concluda con un punto.
Dei libri postumi vive le voci.
Fece tutto quello che gli disse la vita.
L’anima se n'è andata nei celesti boschi
Eppure, com’è poco… poco… poco…
Ventisette anni sono decisamente pochi… A noi rimane la sua poesia, di una bellezza dolorosa e superiore. Visionaria. Intensa. Autentica. Tragica. Immortale. Della vita cantò amore e morte. Un talento straordinario, ed era, credo, profondamente vulnerabile qui, sulla Terra, e solo con il suo grande dono.
Un violinista - dalle mani bianche neve,
Dopo che sui tralicci si accomodarono gli uccelli
Spaventevoli, ci suonò una dolce musica -
Solo che non chiese a noi.
In un giardino qualunque, cappello di feltro
A tesa larga, dal filo nero.
E gli gocciolava di continuo qualcosa –
Per il vento, - da un ciglio -
O per l’abitudine?
Cercammo di applaudire, ma – di nebbia -
Dal cuore non staccammo le mani noi.
Distrutti – divenimmo - strani,
E le foglie del giardino divennero scarlatte.
Ah, se solo i suoni non ci avessero toccato,
Al violinista noi avremmo cacciato grana.
È cosa unica – note, corvi - ripeteva
Quando siete morti.
Questa è la poesia che ho amato di più, e nel tradurne alcune per voi, ho voluto dare più spazio alla poesia in sé, perché chi più della poesia può dirci del Poeta, e chi più del lettore può giudicarla o amarla? I primi versi di Boris Ryzhy furono pubblicati su Rossiyskaya Gazeta nel 1992. Nell’inverno del 2013, a Mosca, uscì una sua raccolta postuma, nella tiratura di tremila copie, che furono esaurite in pochi giorni…
Dettami versi d’amore
Sii d’animo un po’ insincero.
Il mio cuore cattivo e freddo
Fa’ esplodere con un sorprendente verso.
Raccontami semplici parole
Fa’ che mi parta, girando la testa.
Nel parco umido le teste bianche,
Sorridendo, scuotono i ragazzi della mala.
Si meravigliano: quanti anni hai?
Tu fratellino, per natura, sei un poeta.
Tutto questo è accaduto a te
Per il tuo racconto prezzo non c’è.
Sorrido, facendo fuori un bicchiere
Alla fortuna, e lo nascondo in tasca,
Stringo le mani ruvide,
Nuoto via nella nebbia, ondeggiando.
Metto tutti i puntini sulle i,
A me - per le bugie, ardere nel fuoco,
Ma è già pronto il posto nel Paradiso
Per voi – per fede alla mia vocazione.
Aveva scelto il mese delle rose per andarsene… “Io ho vissuto qui. Esercitando delle libertà alla morte, all’autunno e alle lacrime”. Limpido, lucido e senza rimpianti. “Ho amato tutti. E sul serio”. Boris Ryzhy, Chelyabynsk, 8.09.1974 - Ekaterinburg, 7.05.2001.
“E, le stelle, allora? Davvero le stelle? Le stelle? Sicuro, le stelle!”
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