Borzov, l'eroe di Monaco 1972

Valerij Borzov (Foto: Vladimir Fedorenko/Ria Novosti)

Valerij Borzov (Foto: Vladimir Fedorenko/Ria Novosti)

Il velocista sovietico, detto lo zar dello velocità, un mito per il campione italiano Pietro Mennea scomparso di recente, si guadagnò l'oro nei 100 e nei 200 metri alle Olimpiadi del terrore

Alle Olimpiadi di Mosca 1980 la sfida non c’è stata. Pietro Mennea vinceva l’oro, Valerij Borzov si era già ritirato da un anno. I suoi muscoli pativano sofferenze di anni di corse e feroci allenamenti. Ma era felice del successo dello sprinter italiano, che stimava molto. Perché il suo disegno, il suo progetto, era compiuto: si chiudeva il decennio così come era cominciato. Con il successo di un atleta europeo e bianco nei 200 metri.

Lui, Borzov, oro nel 1972 ai Giochi di Monaco. Otto anni dopo, Pietro Mennea. In mezzo, lo scacco matto agli americani, da sempre dominatori incontrastati nelle specialità veloci. E la prima pietra l’aveva piazzata lui, un sovietico. Non poco, negli anni in cui le due superpotenze mondiali si guardavano con enorme diffidenza.

La leggenda di Borzov cominciava a 20 anni. Campione europeo ad Atene nel 1969, doppietta con il metallo più pregiato appeso al collo agli Europei di Helsinki nel 1971. Il suo capolavoro avveniva l’anno successivo, alle Olimpiadi di Monaco. Le Olimpiadi del terrore. Con otto membri di Settembre nero, un movimento affiliato all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat, che entrarono nel villaggio olimpico, aiutati a scavalcare la recinzione da un gruppo di atleti americani che avevano bevuto e non si rendevano conto dell’imminente tragedia. I terroristi fecero irruzione nella palazzina degli atleti israeliani: ne uccisero subito due, ne sequestrarono altri nove. Che morirono poi, assieme a cinque terroristi e un poliziotto tedesco, in una sparatoria tra forze dell’ordine e terroristi.

Nei Giochi del massacro, Borzov viveva gli attimi più luminosi della sua carriera. Vincendo i 100 metri, aiutato dal team statunitense che nei quarti di finale non riesce a schierare gli sprinter migliori e detentori alla pari del record mondiale, Eddie Hart e Ray Robinson. Rimasti nella camera d’albergo con il loro tecnico ingannato da una brochure pubblicitaria che indicava un errato orario di partenza.

Ma Borzov faceva il bis anche nei 200 metri. Venti secondi netti, tanti saluti ai sogni di rivincita a stelle e strisce. Mennea finiva terzo. E prendeva come esempio il velocista sovietico. Che non aveva punti deboli. Una palla di cannone in partenza, tecnica esemplare, andatura in equilibrio per tutta la gara. Come una macchina, oliata, senza difetti.

Il 1972 resterà il suo anno di gloria, nonostante i due bronzi (100 metri e 4x 100) vinti ai Giochi di Montreal, quattro anni dopo. Prima di lasciare la scena a Mennea.

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