La poetessa Nata Suckova (Foto: archivio personale)
Se solo una ventina d’anni fa per scrivere, spedire e attendere una risposta a una lettera in Russia e dalla Russia necessitavano un paio di mesi e se anche una comunicazione telefonica non era affatto semplice, poiché bisognava prenotare il giorno e l’ora della conversazione attraverso un centralino, oggi, grazie a Internet, tutto questo fa parte della storia.
Il modo stesso di essere dell’uomo di allora, ormai, fa parte della storia. Oggi noi stiamo per divenire degli esseri tecnologici: manipolati, velocizzati, proiettati e visualizzati sul piccolo schermo del nostro pc. Connessi. Creatori noi, o chi per noi, di mondi paralleli, a volte; ma soprattutto siamo sballottati e sbalorditi in mezzo a un flusso continuo d’informazioni d’ogni tipo e sta a noi e alla nostra abilità destreggiarci in questo mare di notizie e sentimenti virtuali, che si consumano, e magari ci consumano, a una velocità sbalorditiva. E si può trovare di tutto su Internet, persino la poesia.
Proprio navigando su Internet, nel sito del giornale di poesia Arion, ho trovato la poetessa che vorrei presentavi oggi. Nella rubrica “Voci” del sito, scorgo una decina di nomi che non mi dicono granché, ma un nome in particolare attrae la mia attenzione: Nata Suckova.
Nata è il diminutivo di Natalia: quindi, abbiamo lo stesso nome. Ci sono tre sue poesie. Le leggo e mi si apre un mondo, non so se parallelo, ma certamente incantato. Come si fa a dire cos’è la poesia, oppure, cos’è il mistero? È come la verità, esiste, e la riconosci all’istante ed è inconfutabile. Per me la poesia è un modo di essere, mistico e di perdono. L’ho sempre pensata come un dono di luce, un dono di eterna giovinezza.
“La critica della poesia è un controsenso - diceva Novalis (Friedriech von Hardenberg, 1772-1801). - È già difficile distinguere, unica distinzione possibile, se alcunché sia o non sia poesia. Poesia è poesia. Enormemente diversa dall’arte del linguaggio e del discorso”. Stando ai precetti di Novalis non farò nessuna critica, vi dirò la poesia di Nata.
E qui mi si pone il problema della lingua. Non ci sono poesie di Nata Suckova in traduzione italiana ed è un peccato. Personalmente ho come un inspiegabile rifiuto a tradurre la poesia. I poeti russi tradotti in italiano sono i poeti famosi, principalmente quelli del cosiddetto “Secolo d’argento”.
Era il periodo della rivoluzione e la Russia era un Paese interessante sotto questo aspetto. Trovo che la Russia sia sempre stata un Paese interessante e rimanga misteriosa e indecifrabile, come la poesia in sé, e anche se in Russia, come nel resto del mondo, si dice che la poesia sia in crisi, che nessuno la legge e che nessuno la pubblica, ma i poeti esistono e sempre esisteranno.
Nonostante i tempi mediocri, un poeta è colui “che genera, ogni produzione poetica deve essere un individuo vivente. La poesia per l’uomo è ciò che il coro greco è per il teatro greco: un modo d’agire dell’anima bella, ritmica e voce che accompagnano il nostro io creatore, gita al paese della bellezza…” ( Novalis).
Io, leggendo le poesie di Nata Suckova, ho fatto la gita nel paese della bellezza, e ho tradotto per voi un suo breve componimento:
Il cane aveva abbaiato e un piccolo “bau”
A mo’ di nuvoletta gli rimase appeso
Sopra il grigio orecchio,
Il padrone col fare affettato
Si è soffiato il naso
Nella manica del vestito.
Il padrone ha sciorinato
Scherzetti – facezie,
Noi stiamo in silenzio, ed è buffo,
Ma non è l’ora dei divertimenti,
E sono rosa i nostri volti e incupiti,
Stiamo fermi ed espiriamo le nuvole,
Come i burattinai o i soffiatori di vetro
E ancora:
Ascolta l’acqua della pioggia
Batte alla finestra, come una musica della domenica
Tiepida e viva
Non dichiara a chiare lettere Nata il suo amore per la Russia, ma il suo essere una poetessa profondamente russa è indiscutibile. Un’anima autenticamente, profondamente russa, priva di contaminazioni pseudointellettuali, quelle dal “respiro universale” alquanto affettato.
Se il poeta è custode del mistero, del segreto della parola, allora Nata è custode di quella scintilla divina che è il mistero dell’anima russa. Insomma è poesia. Mi piacerebbe un giorno poter leggere un suo libro in traduzione italiana: “… e io mi riparo dal forte vento e in ogni verso inonda il fiume…” Il fiume della vita.
… ed esce un cane a fare la pennichella
Sul terrazzino dorato, e un ragazzo,
Immoto sul piccolo tomo
Di Mandelshtam, sorriderà, e nel libro,
Come nell’acqua, calerà il volto
Nata Suckova ( 1976, Vologda)
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