La "pista dei narcotici" e il caso Nemtsov

Secondo nuove ipotesi, dietro l’omicidio di Nemtsov potrebbe esserci un traffico di droga (Foto: Ilia Pitaliev / RIA Novosti)

Secondo nuove ipotesi, dietro l’omicidio di Nemtsov potrebbe esserci un traffico di droga (Foto: Ilia Pitaliev / RIA Novosti)

Spuntano nuovi dettagli e la versione ufficiale nell'indagine sull'omicidio del leader dell'opposizione Boris Nemtsov rischia di essere nuovamente ridiscussa

È emersa la “pista narcotici” sul caso dell’omicidio dell’ex vice primo ministro Boris Nemtsov. Lo ha riferito lunedì 13 aprile il quotidiano Kommersant. La procuratura dell'Inguscezia (dove sono stati trattenuti tutti gli imputati) ha spiegato agli inquirenti che il presunto killer Zaur Dadaev, insieme al suo ex collega del battaglione “Sever” sono stati arrestati dall'Antinarcotici, intenta a verificare il loro coinvolgimento in un traffico di droga. Nello stesso giorno dei controlli tuttavia, Dadaev è stato trasmesso ai servizi segreti, già sulle sue tracce in relazione al caso Nemtsov. Gli operatori dell'Antinarcotici rilasciarono allora il sospettato ma come sia finita la loro indagine non è noto. Il giorno successivo Dadaev venne accusato dell'omicidio. Kommersant suppone che la versione principale di “omicidio commissionato” possa cambiare, qualora venga dimostrato che gli imputati fossero implicati nel commercio e nell'uso illegale di narcotici.

 
Come cambia il quadro politico

La pista narcotici”

Del fatto che Zaur Dadaev fosse stato privato della libertà a due giorni dall'arresto ufficiale per il caso Nemtsov, lo confermano sia la difesa che l'imputato stesso (vero è che però Dadaev aveva parlato di rapimento e tortura da parte di ignoti in uniforme nera). Come osserva Kommersant, la pista narcotici potrebbe cambiare radicalmente la formulazione del delitto, “convincere i giurati che per l'uccisione di uno dei leader dell'opposizione nel cuore di Mosca sia stato assunto un tossicodipendente per la somma di 25 milioni di rubli, è affare assai arduo”.

A rafforzare questa pista sono state le tracce di “qualche polvere bianca” ritrovate nell'appartamento dove i due avevano vissuto per un po' di tempo. A questo proposito, è stato richiesto un esame chimico. In un'intervista a RBTH, Zaubrek Sadakhanov, avvocato di Khamzat Bakhaev, accusato di complicità nell'omicidio, ha dichiarato che il ritrovamento di una “qualche” sostanza non dimostra assolutamente nulla e che ciò non riguarda gli accusati: “Anche se verrà accertato che si tratta di narcotici, bisognerà ancora chiarire a chi appartengano. A portarceli potrebbe essere stato uno degli ospiti, o semplicemente qualcuno potrebbe averceli sparsi”. Oltre a questa dichiarazione, l'avvocato ha anche sottolineato il fatto che la tesi dell'assassinio su commissione non è stata ancora confermata e che tracce di documenti a questo proposito non esistono. 

L'avvocato della famiglia Nemtsov, Vadim Prokhorov, ha raccontato a RBTH che secondo le sue fonti, la somma promessa per l'omicidio era inferiore a 25 milioni e che alcuni di questi soldi erano già stati pagati. Alla domanda se esistano documenti che provino l'entità della somma e i pagamenti dilazionati, l'avvocato si è rifiutato di rispondere.

Una campagna punitiva?

Vadim Prokhorov è comunque convinto che la pista narcotici non smentisca in alcun modo la versione principale, quella che parte dalla Cecenia. “Molti delinquenti, in particolare provenienti da questa regione sono tossicodipendenti. Hanno incaricato dell'assassinio chi poteva”. Sorprendente è un'altra cosa: l'ostinazione con cui i giornalisti di Kommersant e altri mass media cerchino di convincere di un ennesimo crollo delle indagini”, dice Prokhorov. Tutto ciò conferma, secondo le sue parole, che dietro tutto ciò vi sia gente dotata di risorse amministrative importanti “in particolare, capace di ordinare campagne mirate contro le indagini”. Poco prima di quest'ultima novità, il rappresentante del Comitato Investigativo (SK), Vladimir Markin, aveva invitato a non ascoltare persino i “giornali più rispettati”.

Alibi

Quello che potrebbe davvero cambiare il corso delle indagini sono gli eventuali alibi, l'esistenza dei quali è sostenuta dalla difesa dei tre imputati. Un alibi lo avrebbe il presunto killer Zaur Dadaev, come pure i suoi aiutanti Temerlan Eskerkhanov e Khamzat Bakhaev. Tutti e tre, secondo le parole degli avvocati, non si trovavano sul ponte Moskvorech'e dove è stato ucciso il politico. L'avvocato Zaubrek Sadakhanov ha già inviato una petizione al Comitato Investigativo sull'interrogatorio del testimone che confermerebbe l'alibi del suo difeso, facendo notare che per legge la petizione dovrebbe essere presa in esame “immediatamente, e qualora ciò non fosse possibile, comunque non più tardi di tre giorni dalla data della dichiarazione”. Il Comitato Investigativo non ha tuttavia preso alcuna decisione, nonostante i termini siano già trascorsi, constata l'avvocato, che si prepara ad inviare una denuncia alla Procura Generale. Vadim Prokhorov è scettico riguardo all'alibi: “È evidente che tutti e cinque gli implicati non potevano trovarsi sul ponte al momento del delitto”.

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