Vignetta di Olga Markovich
L’inverno russo è un’“idea russa”, un “brand turistico” e un compendiatore di tutte le “identità” russe, quelle pensabili e impensabili, quelle semplici e le fasulle.
Prima di tutto è una meraviglia. Credetemi, sono stato in vacanza in Giamaica e a Goa, alle Maldive e in Giordania. In Cina e a Venezia. In Italia e in Francia. Le impressioni dell’inverno con la neve non sono da meno, anzi direi più potenti. E tenendo conto delle moderne “tecnologie di riscaldamento” – biancheria termica, termosifoni compatti per gli interni, giacche da sci che trattengono il calore per tutto il giorno – le scomodità sono ridotte a zero.
In secondo luogo è bello da morire. Nessuna mostruosa idea chic dei nostri architetti, designer da quattro soldi, amanti dello stile “à la russe” o dell’Eurodesign è in grado di distruggere la bellezza di una città, di una montagna o di un campo coperto di neve.
In terzo luogo l’inverno è sinonimo di salute. Guance rosse, vigore, freschezza, vivacità e frenesia. Il caldo al contrario è pigrizia, sonnolenza, immobilità.
Ivan-gora (centro curativo che deve il nome all’omonima collina, la più alta della regione di Perm, ndr), nei pressi di Perm, per esempio, può competere per varietà di divertimenti e svaghi con il parco acquatico più in voga del momento, e con il minimo investimento. Di quello che è il materiale edilizio principale – la neve – ce ne sono tonnellate e metri cubi.
Da una parte l’inverno russo sta al di fuori della politica, dall’altro ha combattuto con noi contro i francesi e i tedeschi. È quindi un marchio pienamente patriottico. Su di esso si affastellano altri concetti “russi al cento per cento”. Cosa fa la vodka russa? Riscalda. Dopo una banja (la sauna russa) dove è meglio buttarsi? In un mucchio di neve. E così via.
La neve russa, il rosso sulle guance, le vette russe, la foresta russa, i giochi d’inverno russi. L’inverno innevato per la Russia potrebbe diventare quello che ha rappresentato il Mar Mediterraneo per la Turchia e i resti delle civiltà per l’Italia: una suggestiva immagine, un’attrazione, una nicchia unica nel turismo mondiale.
Dobbiamo imparare a vendere la neve. Ne abbiamo più di petrolio e gas. Sul Bajkal mi colpirono i funzionari locali che si lamentavano della brevità della bella stagione, soltanto luglio e agosto. Ma per uno come me che ha visto diverse riserve naturali, sono di gran lunga più interessanti i quattro mesi di inverno. Qui non ci batte nessuno. Con i nostri spazi, le nostre possibilità e la varietà del paesaggio naturale, nemmeno i finlandesi ci fanno concorrenza.
Anche il mondo scientifico potrebbe attingere all’inverno: un immenso mercato interno per le tecnologie tessili ed edili a risparmio energetico. L’abbigliamento pesante viene dalla Russia. Non i valenki, sebbene anche loro potrebbero andare. Forse meglio come souvenir. Ma l’abbigliamento di oggi, bello e high-tech.
In breve, mi sono definitivamente convinto che non riusciremo a promuovere nessun’altra idea russa, marchio russo, mondo russo che non sia l’Inverno Russo. Tutto il resto sono gadget.
Nel viaggio di ritorno l’umanità si ferma a Perm a guardare il museo “Permm” e ad ascoltare l’opera. Rimane per un po’ a Pietroburgo, sta in coda a Mosca, fa un salto nel tempio buddista di Ulan-Ude.
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