“Eravamo giovani ed eravamo in tanti. E venimmo a Mosca perché eravamo convinti che il futuro del mondo dipendesse da noi”. Giuseppe Scotti, neuroradiologo, ex direttore della neuroradiologia del San Raffaele di Milano, torna con la mente indietro nel tempo: era il 1957 e insieme a delegazioni di ragazzi provenienti da diversi paesi del mondo contribuì a far soffiare ancora più forte quel vento di cambiamento che avrebbe portato al Disgelo.
Esattamente 60 anni fa, infatti, migliaia di stranieri si radunarono a Mosca per il Festival mondiale della gioventù: 15 giorni di festa, riunioni, canti e discussioni che cambiarono l’Unione Sovietica. E con essa il resto del mondo. Lungo le strade della capitale russa per la prima volta risuonarono le note del jazz e apparirono i primi jeans: una vera rivoluzione in un paese che accennava i primi timidi passi verso un clima di distensione. Al Festival accorserso anche grandi esponenti del panorama culturale dell'epoca, tra cui Pier Paolo Pasolini, che scrisse per la stampa italiana un reportage di quei giorni.
Oggi, 60 anni dopo, Giuseppe Scotti è tornato sui luoghi che hanno segnato la storia, per vedere come è cambiata Mosca, la sua gente, lo stadio Luzhniki e l’università Mgu che hanno ospitato il grande evento che aprì le porte al Disgelo.
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