Le due lingue di Kiev

Secondo un sondaggio realizzato nel 2010 dal Research & Branding Group, il 65 per cento degli abitanti è di madrelingua ucraina, contro il 33 per cento di madrelingua russa (Foto: Sergei Savostianov/RG)

Secondo un sondaggio realizzato nel 2010 dal Research & Branding Group, il 65 per cento degli abitanti è di madrelingua ucraina, contro il 33 per cento di madrelingua russa (Foto: Sergei Savostianov/RG)

L’Ucraina tormentata vive anche un antagonismo mantenuto in vita in modo artificiale tra la lingua ucraina e quella russa, in ogni caso molto vicine l’una all’altra dal punto di vista linguistico

“Due lingue conducono a grandi problemi”, scrisse Benjamin Franklin. Altrettanto devono aver pensato i deputati ucraini dopo che il presidente Viktor Yanukovich ha lasciato la sua carica nel febbraio scorso. La loro prima decisione è stata infatti quella di abolire il diritto delle regioni di adottare il russo come seconda lingua ufficiale. E così facendo hanno scoperchiato il vaso di Pandora. Milioni di ucraini per i quali il russo è la lingua madre o quella preferita si sono offesi, alimentando le tendenze filo-russe in Crimea e nell’est del paese. “I grandi problemi” non nascono dall’incomprensione, perché la quasi totalità degli ucraini comprende entrambe le lingue e una grande maggioranza è bilingue. Il grado di reciproca comprensione tra le due lingue è assai elevato, sia nel parlato sia nello scritto.

La lingua russa domina nel bacino del Donbass (sud-est), nelle grandi città al di sotto della linea che congiunge Odessa a Charkiv, e in Crimea. La lingua ucraina è preponderante invece nelle aree settentrionali e occidentali dell’Ucraina e nelle campagne. Secondo un sondaggio realizzato nel 2010 dal Research & Branding Group, il 65 per cento degli abitanti del paese è di madrelingua ucraina, contro il 33 per cento di madrelingua russa. Questo sondaggio, in verità, evidenzia anche un paradosso: la padronanza del russo è superiore a quella dell’ucraino. Malgrado ciò, il 46 per cento della popolazione preferisce parlare ucraino a fronte di un 38 per cento che preferisce il russo. Nel dibattito pubblico tutto ciò si traduce in una recriminazione generalizzata da parte degli ucraini nei confronti dei politici, accusati di parlare male la lingua nazionale.

È risaputo che Viktor Yanukovich e il suo ex primo ministro Mikola Azarov si esprimono meglio nella lingua di Pushkin che in quella del poeta ucraino Taras Shevchenko. Ciò vale anche per i dirigenti nazionalisti ucraini come l’ex primo ministro Yulia Timoshenko o l’ex pugile Vitalij Klycko, rispettivamente originari di Dnipropetrovsk e di Kiev. Quest’ultimo, nella fase più accesa dell’insurrezione del febbraio scorso, ha più volte pronunciato discorsi in russo davanti a migliaia di militanti nazionalisti riunitisi a Maidan. Scrivono in russo scrittori ucraini famosi a livello internazionale come Andrei Kurkov, e questo esaspera i nazionalisti. Predicando una forma locale di giacobinismo, questi ultimi si battono affinché la lingua ucraina, che sarebbe “minacciata” dall’egemonia del russo, diventi dominante. “Qui non si tratta di proibire il russo né di mettere in pericolo i diritti individuali” smorza il dibattito Artem Lutsak, responsabile del movimento nazionalista “Pravi Sektor” nella regione di Leopoli. “Del resto, tutti i popoli dell’Ucraina hanno il diritto di parlare nella loro lingua. Ma devono saper parlare anche l’ucraino, che è la lingua della sovranità".

Spaccatura geografica e divisione linguistica sono esacerbate dalla politicizzazione e dal tentativo di avvicinamento all’Ue. L’esperto ucraino Alexandr Kava, egli stesso originario di Ternopil nella parte occidentale dell’Ucraina, ritiene che le divisioni a proposito della lingua nascano dall’intolleranza del governo. “La politica di stato (in materia di lingue, Ndr) è dominata dagli ucraini dell’ovest, che considerano il loro punto di vista come l’unico giusto. Questo approccio non ha portato al consolidamento del paese, perché gli abitanti della Crimea e di altre regioni del sud-est si sono sentiti trattati da cittadini di serie B, che parlano la “lingua sbagliata”. Lo scontro sulla lingua si è rapidamente politicizzato dopo l’arrivo al potere nel 2005 di forze politiche favorevoli a un avvicinamento all’Unione europea. Questa politica proattiva ha già dato i suoi frutti. Soltanto dieci anni fa a Kiev – capitale dell’Ucraina – il russo era la lingua dominante.

Oggi è il contrario. Sono frequenti anche i dialoghi bilingue e capita spesso, per esempio, che uno inizi una discussione in russo e il suo interlocutore scelga di rispondere in ucraino. Poi l'obbligo teorico dell’ucraino per le affissioni. Un altro fenomeno esclusivamente ucraino è il “surjyk”, un dialetto del nord-est dell’Ucraina, un misto di due lingue parlato da più del 20 per cento della popolazione. La televisione ormai trasmette soltanto in lingua ucraina, ma capita che un invitato a qualche trasmissione scelga di esprimersi in russo. La legge prevede che tutte le forme di affissione (pubblicità, cartelli, segnaletica di vario tipo) debbano essere in ucraino.

Ma spesso, nelle scale di un edificio, ci si imbatte in messaggi scritti in russo (per esempio “ascensore guasto”). Le canzoni trasmesse alla radio sono al 60 per cento in russo. I film russi proiettati al cinema o in televisione devono essere sottotitolati o doppiati in ucraino. Al contrario, la carta stampata resta uno spazio di libertà. Uno dei due quotidiani più importanti del paese, “Segodnya”, esiste soltanto in russo, mentre altre testate stampano due diverse edizioni (in russo e in ucraino) o esclusivamente in ucraino. È difficile oggi trovare libri o giornali in ucraino nel sud-est del paese, mentre al contrario all’ovest non si trova alcuna pubblicazione in russo. “Non abitiamo in un paese, ma in una lingua” filosofeggiava Emil Cioran. Rifiutando di coabitare con i russofoni, i nazionalisti ucraini rischiano di trovarsi ben presto ad abitare un paese più piccolo.

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