Irina Zviagelskaya, docente del Mgimo e ricercatrice presso l'Istituto di Studi orientali dell'Accademia russa delle Scienze, ritiene che l'operazione militare russa, che ha rafforzato le posizioni di Assad e del suo esercito, abbia spinto la comunità internazionale a negoziare. "L'intervento della Russia è servito a cambiare il rapporto di forze, aprendo la strada al dialogo", dichiara la Zviagelskaya a Rbth. "I colloqui proseguono con difficoltà, ma in fondo sono diventati possibili solo dopo l'intervento russo".
La Zviagelskaya rimarca inoltre che l'intervento della Russia nel conflitto siriano ha dimostrato come Russia e Stati Uniti, malgrado la complessità dei loro rapporti, possano cooperare insieme ed elaborare una visione comune della situazione valutando congiuntamente le questioni di fondo. Ne è un esempio la risoluzione N° 2254 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, messa a punto con l'attiva collaborazione di entrambe le potenze che propone una regolamentazione pacifica del conflitto su scala generale. Un'altra conquista, a suo avviso, è il fatto che la Russia sia riuscita a scongiurare un rovesciamento violento del regime che avrebbe potuto trascinare il Paese nel caos totale, com'è accaduto in Libia.
Condivide poi l'opinione dell'arabista Leonid Isaev, titolare della cattedra di Politologia presso l'Università internazionale di Ricerca dell'Alta Scuola di Economia di Mosca, che rileva un altro esito positivo provvisorio dell'intervento russo. "Oggi non si parla più del rischio di una Blitzkrieg dell'Isis in territorio siriano e anche iracheno, ma piuttosto dei tentativi da parte dell'Isis di difendere i territori già occupati", dichiara Isaev nell'intervista a Rbth.