Perché quasi tutti i cortili della Mosca sovietica avevano una colombaia?

Ecco perché l’Urss aveva bisogno di così tanti piccioni, e perché le colombe divennero un’ossessione per un sacco di cittadini

“Era una vera epidemia, un’epidemia persistente e incurabile, che né la fame né la guerra riuscirono a sradicare. Tutti ne erano contagiati: bambini in età prescolare, adolescenti, anziani e uomini sposati”. Così lo scrittore Mikhail Kolosov (1923-1996) ha descritto la mania dei colombi che travolse il Paese negli anni dell’Unione Sovietica. I colombi invasero la capitale e potevano essere un motivo valido per ottenere di essere esentati dal lavoro…

I piccioni viaggiatori nell’esercito

Le prime colombaie sono apparse a Mosca già 200 anni fa e il primo allevatore di colombi è considerato Aleksej Orlov (1737-1807), conte e favorito dell’imperatrice russa Caterina II (la Grande). I suoi servi allevavano una speciale razza russa di colombi – i turmán bianchi – e in cambio ottenevano spesso la libertà. Orlov regalò all’imperatrice i colombi più belli, risvegliando il suo interesse per questi uccelli. 

Tuttavia, l’allevamento dei colombi era principalmente un privilegio da ricchi proprietari terrieri annoiati, nella Russia zarista del XIX secolo. Questa occupazione si diffuse ad altri ceti all’inizio del XX secolo, quando nel Paese vennero istituite la Società russa degli allevatori di colombi e una rete di stazioni postali con messaggi trasportati da piccioni viaggiatori tra Mosca, San Pietroburgo e le città vicine. I piccioni che partecipavano alla comunicazione dei centri abitati, erano sotto il controllo dello Stato Maggiore. Nel 1914 c’erano più di 4 mila piccioni nell’esercito russo.

Di guerra in guerra

Tuttavia, non fu certo la posta zarista a far crescere l’allevamento di questi uccelli e a farlo diventare un passatempo per migliaia di persone. La rivoluzione e la Guerra civile avevano praticamente spazzato via tutti i piccioni: venivano catturati e mangiati.

Il regime sovietico decise di ricominciare tutto da capo nel 1925, trasformando la cosa in una questione di necessità statale. Sezioni di allevamento dei piccioni postali vennero aperte in tutta l’Unione Sovietica. E il nuovo Paese aveva poco interesse per le razze di colombi poco pratiche e ornamentali. I sovietici avevano bisogno solo degli uccelli più resistenti e veloci. Presso il Centro dei colombi si tenevano regolarmente gare di velocità e di distanza. 

Poteva sembrare che da quel momento in poi i piccioni avrebbero prosperato nel giovane Paese. Ma non fu così: un altro cataclisma si parò loro di fronte. Nel 1941 il comandante di Mosca ordinò a tutti i privati cittadini di “consegnare i loro piccioni alla polizia entro tre giorni, per evitare che venissero utilizzati da elementi ostili”. Gli uccelli sarebbero potuti cadere nelle mani dell’esercito tedesco. Così i piccioni sparirono di nuovo, e il loro allevamento sembrava prigioniero di un circolo vizioso: iniziava, prosperava e poi spariva del tutto.

Piccioni in Bolshaja Ordynka, 1958

È tutta colpa di Picasso

La vera “rivoluzione dei piccioni” è avvenuta negli anni Cinquanta ed è legata… a Pablo Picasso. Il fatto è che nell’estate del 1957 Mosca avrebbe ospitato il VI Festival mondiale della gioventù e degli studenti, un evento che, per la prima volta dal dopoguerra, avrebbe aperto qualche varco nella “cortina di ferro” tra l’Unione Sovietica e l’Occidente. Trentaquattromila persone provenienti da 131 Paesi stavano per arrivare in Urss. Pablo Picasso, anche lui appassionato di colombi, inventò un simbolo per la festa: la “colomba della pace”. Gli uccelli sarebbero stati liberati durante la cerimonia di apertura in segno di amicizia e solidarietà. 

Il simbolo della pace disegnato da Picasso

LEGGI ANCHE: Dieci fatti e persone che hanno legato Picasso alla Russia 

Mosca non poteva perdere la faccia, aveva bisogno di molte colombe. Ma dopo la Seconda Guerra Mondiale non c’erano quasi più uccelli in città. Così, per l’allevamento del numero necessario di uccelli per il festival venne nominato un responsabile speciale nel partito, e il numero di esemplari fu fatto crescere con gli sforzi di tutti: letteralmente tutti vennero coinvolti nell’allevamento intensivo, dagli scolari ai professori universitari. 

“I colombi venivano allevati ovunque: sui tetti delle officine delle fabbriche di Mosca, in enormi colombaie, nelle scuole e nei cortili”, ricorda lo storico e moscovita Aleksandr Vaskin. Dagli anni Cinquanta, praticamente ogni cortile ha avuto la sua piccionaia dipinta di verde o di azzurro, dove ogni giorno dopo il lavoro e nei fine settimana si dava da fare senza sosta qualche vicino. 

Per volere del Partito, in ogni azienda vennero costruite delle colombaie, alle quali furono assegnati degli allevatori di piccioni dilettanti scelti tra gli operai, che venivano sollevati da ogni altro compito in fabbrica. Gli attivisti allevarono migliaia di uccelli nei locali distrettuali, mentre altre centinaia vedevano la luce nelle scuole.

La colombaia in via Tvardovskij, 1985

Il mangime apposito veniva venduto nelle piazze delle città e alcune strade principali avevano persino un cartello stradale con la scritta “Attenzione ai colombi”, e il limite di velocità era abbassato a 5 km all’ora!

Il cartello stradale in difesa dei colombi

Un “club” per soli maschi

Il 28 luglio 1957, i 34 mila colombi (un numero pari a quello dei visitatori esteri giunti a Mosca per il festival) si librarono nel cielo di Mosca. L’obiettivo era stato raggiunto. Tuttavia, i moscoviti che avevano scoperto un’attività affascinante non ebbero fretta di dimenticarla. Al contrario, l’allevamento dei piccioni divenne un fenomeno culturale. 

La liberazione dei colombi durante la cerimonia di inaugurazione del VI Festival mondiale della gioventù e degli studenti

In primo luogo, tutti amavano il rilascio di migliaia di colombe nel cielo, che divenne una tradizione in occasione di tutti i grandi festival ed eventi: migliaia furono liberati nel cielo durante i Giochi Olimpici del 1980, il Festival della Gioventù del 1985, i Goodwill Games del 1986, ecc. 

In secondo luogo, l’allevamento dei piccioni era vista come un’attività esclusivamente maschile. Gli uomini si riunivano nelle piccionaie come nei garage, con una bottiglia di alcolici. Era un luogo in cui gli uomini potevano parlare in privato dei loro affari, e dove le donne di solito non si affacciavano neppure.

È vero che la colombofilia, anche all’apice della sua popolarità, negli anni Ottanta, non era associata a un’occupazione brutale da “veri uomini”, ma era piuttosto considerata un segno di debolezza; una cosa da tipi bizzarri. A inizio 1985, uscì nei cinema sovietici il film di Vladimir Menshov (1939-2021) “Ljubov i golubi” (ossia: “L’amore e i colombi”) che illustrava in modo vivido il fenomeno. 

Un fotogramma del film “Ljubov i golubi” (ossia: “L’amore e i colombi”)

Che fossero o meno considerati “tipi bizzarri” dai “veri uomini”, a Mosca gli appassionati di colombi erano numerosissimi. La gente era pronta a tutto per cercare di superare i vicini nel numero di uccelli, nel numero di razze rare e nella velocità di volo. Si verificavano anche dei furti. A volte si trattava di una semplice effrazione, ma altre si usava un modo ingegnoso: si mandava una colomba femmina in una piccionaia vicina e lei non tornava a casa da sola, ma con qualche colombo innamorato…

La fine dell’ossessione per i colombi avvenne con il crollo dell’Urss. La gente ora aveva ben altri problemi a cui badare. Per anni le colombaie sono rimaste vuote, come simbolo di un’epoca passata, fino a quando non sono state demolite per far spazio a nuove costruzioni. Anche se è ancora possibile vedere qualche vecchia piccionaia sovietica in alcuni cortili di Mosca.

LEGGI ANCHE: Così i piccioni viaggiatori aiutarono l'Armata Rossa a vincere nella Seconda guerra mondiale 

Cari lettori, 

a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a: 

  • Iscrivervi al nostro canale Telegram
  • Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
  • Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
  • Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie