Come vivono i padri single in Russia?

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La società russa ultimamente è diventata un po’ più aperta nei confronti di quei papà che, per la morte della compagna di vita o dopo un divorzio, restano da soli con i figli. Ma certo le difficoltà non mancano. Abbiamo parlato con alcuni di loro

Nella foto si vede una cucina come tante di un appartamento di San Pietroburgo e una serata familiare apparentemente normale. Una bambinuccia bionda, Veronika, e sua madre, Julia, preparano dei biscotti. La pelle pallida, quasi trasparente di Julia e le sue occhiaie sono però impressionanti. Ed è inquadrata in un modo che non fa vedere la sua grande pancia, che non è dovuta a una gravidanza.

“Siamo tornati a casa dopo le feste di Capodanno. Ho pensato: ‘Perché non facciamo i biscotti insieme?’ È così carino. Ho preparato l’impasto, ho chiamato Julia, e le ho proposto di fare una foto, ma lei ha rifiutato”. Il trentenne Vladimir Kajzumov ricorda così la storia della foto. “A quel punto le ho detto: ‘Non si sa cosa ti succederà dopo, e se tutto dovesse andare male, tua figlia dovrebbe almeno avere qualcosa per ricordarsi di te!’. Lei ha annuito, e hanno fatto i biscotti insieme e io ho scattato la foto. La guardo spesso e penso che purtroppo quelle mie parole sono state profetiche”.

All’inizio del 2019, a Julia era stato diagnosticato un tumore al duodeno. Dopo diversi cicli di chemioterapia e una pausa di un mese e mezzo, i liquidi hanno cominciato ad accumularsi nel peritoneo e il suo stomaco ha cominciato a gonfiarsi notevolmente.

Un anno dopo, nel gennaio 2020, Veronika, 3 anni, ha preparato i biscotti per la prima e l’ultima volta con sua mamma, che è morta pochi mesi dopo quella foto, lasciando la bimba orfana e facendo di Vladimir un padre single.

Non esiste il concetto di “padre single” nella legislazione russa, ma nel Paese vivono 650.000 padri soli, secondo quanto riportato da “Rossijskaja Gazeta” nel 2021, citando i dati di Rosstat. Tutti i padri che sono genitori single, e che sono in grado di garantire le condizioni necessarie per la vita dei figli, possono contare sugli stessi benefici delle madri single, afferma l’avvocato Jurij Kapshtyk.

Il numero di famiglie composte da padri single con figli sta lentamente crescendo in Russia, dall’1,18% nel 2002 all’1,27% nel 2010.

“Certo, è difficile e indesiderabile per un bambino vivere in una famiglia incompleta, ma si può dire che la responsabilità dei padri stia crescendo e che nella società stia aumentando la fiducia nell’affidamento dei bambini ai padri”, è stato detto alla Tass dall’ufficio stampa del Censimento della popolazione russa.

Morte e cartoni animati sul tablet

“Quando abbiamo appreso della malattia, Veronika aveva solo due anni e mezzo, quindi aveva bisogno di costanti attenzioni. Ma era difficile dargliene abbastanza, visto che la mamma era malata e il papà stava cercando con tutte le sue forze di rendere la vita più facile alla mamma. La portavo all’asilo, al doposcuola, a tutte le domande sulla mamma ripetevo solo, come un mantra: ‘La mamma è malata, la mamma è malata, la mamma è malata’”, ricorda Vladimir.

Nell’ultimo mese di vita di Julia, quando non poteva ormai più mangiare o camminare senza dolore, e a volte diventava aggressiva a causa di certi farmaci, Vladimir distraeva Veronika facendole vedere dei cartoni animati sul tablet e portandola fuori a passeggiare. Dopo la morte di sua moglie e dopo aver consultato uno psicologo, ha spiegato a Veronika della morte della mamma.

“In seguito ha dovuto ripeterle spesso questo pensiero, poiché di tanto in tanto pensava che sua madre potesse tornare. È difficile, ma non potevo pensare al mio benessere mentale; tutte le mie energie dovevano servire per supportare Veronika”, racconta Kajzumov, e la sua voce sta chiaramente tremando.

Dopo il funerale, ha trascorso l’intera estate del 2020 con sua figlia e i suoi genitori nella regione di Voronezh. Poi sono tornati a San Pietroburgo, ha trovato un lavoro, ha ottenuto un sussidio dallo Stato per la perdita della madre di sua figlia (9 mila rubli al mese; 110 euro) e ha iniziato a insegnare a sua figlia a prendersi cura di se stessa, per esempio a rimettere a posto da sola i giocattoli, e l’ha anche iscritta a diversi corsi. A quanto racconta, lei è interessata a vari hobby.

Nel periodo iniziale dopo la morte di sua madre, Veronika aveva paura di dormire da sola. Un’altra difficoltà è venuta dall’eccessiva vivacità di Veronika e soprattutto dalla violenza delle reazioni alle prese in giro all’asilo, quando gli altri bambini la canzonavano dicendole: “Oh, tua mamma è morta!”.

“Cerco di chiacchierare con mia figlia e di distrarla, per poi parlare con i genitori dei bambini in modo che possano spiegare loro le regole di comportamento. Se offende qualcuno, a mia volta le spiego come bisogna comportarsi. Il mio compito è quello di farne una bambina normale, in modo che non esprima l’assenza dell’amore materno con l’aggressività”, afferma Vladimir.

Quanto al suo stato emotivo, lo descrive in una sola parola: “Devastato”.

“La devastazione è arrivata una settimana dopo, quando ho ricevuto l’urna con le ceneri. È diventato chiaro che ora tutto era finito al 100%. Questa sensazione non mi ha lasciato del tutto neanche ora, perché è impossibile perdere una parte di te e restare quello di primo. Ma mi do da fare e spero di fare tutto bene”, riassume Kajzumov.

“Non bevevo, non la picchiavo, ma a volte la sfiga capita”

“Lascia che dica a questa tata quanto sei meravigliosa, e poi continueremo a scolpire il gattino di pongo”, Vladimir Savchenko, 33 anni, di Omsk, tecnico di un servizio di provider internet, cerca di registrare un messaggio vocale per me con le risposte alle domande, ma di tanto in tanto fa una pausa: sua figlia, Sofija, di quattro anni, urla costantemente nel telefono, cercando di attirare l’attenzione su di sé.

Savchenko si innamorò della sua futura moglie, Elizaveta, a prima vista. Lui aveva 27 anni, lei 19. Nel 2016, hanno iniziato a frequentarsi, un anno dopo hanno avuto una figlia. La bambina è nata con un cefaloematoma, un’emorragia nel cranio che è stata rimossa chirurgicamente. A sei mesi, ha avuto un problema cardiaco (al foro ovale di Botallo) e a un anno ha sviluppato strabismo e diverse disabilità fisiche. Per essere più vicino alla sua famiglia, Savchenko ha preso un congedo di paternità e per un anno e mezzo e ha ricevuto 7-9 mila rubli al mese (85-110 euro).

Quando la bambina aveva poco più di un anno, sua moglie è andata a festeggiare il Capodanno 2019 con i suoi genitori e ha portato con sé Sofiaj. Durante le vacanze di Capodanno ha detto al marito su Skype: “Sono stanca, non ce la faccio più, sarebbe stato meglio abortire”. Un paio di giorni dopo, Elizaveta tornò da Vladimir, gli consegnò Sofija e tornò a vivere con i suoi genitori.

“Noi, come tutti gli altri, a volte litigavamo per problemi quotidiani, ma le cose non sembravano andare così male tra di noi; cose della normale vita familiare. Quando mi ha raccontato tutto questo, le ho risposto ‘Perché dici queste sciocchezze?’. Ero convinto che, quando sarebbe tornata a casa, avremmo parlato e la situazione si sarebbe risolta, ma ahimè, non è stato così. Forse ha iniziato ad avere la depressione post partum”, afferma Vladimir.

Ad aprile, visto che lei era sparita, lui ha chiesto il divorzio. Dice che non ci sono stati problemi con il processo. Il tribunale ha anche stabilito che la ex moglie debba pagare degli alimenti, ma lei si rifiuta di farlo e dice di non essere assolutamente interessata alla vita di sua figlia.

I problemi con la figlia sono iniziati immediatamente: è stato difficile per Vladimir conciliare il lavoro, anche se a distanza, con l’educazione di una bambina così piccola. I suoi risultati sono peggiorati ed è stato licenziato. Per diversi mesi ha vissuto con l’indennità di disoccupazione, il sostegno alle famiglie povere (5 mila rubli al mese; 61 euro) e grazie all’aiuto dei suoi genitori, fino a quando non ha trovato un lavoro in una posizione simile alla precedente in un’altra azienda.

“I primi due mesi sono stati i più difficili. Non appena mi spostavo di un metro o due, iniziavano le urla e le lacrime. Per qualche motivo, dopo quell’ultima vacanza con sua madre, ha iniziato ad avere paura degli altri uomini; non so cosa sia successo lì. All’età di tre anni, è diventata iperattiva e ribelle, e la porto da uno psicologo presso il centro di supporto sociale della città per aiutarla a far fronte al trauma che ha subito dopo l’abbandono da parte di sua madre”, spiega Savchenko.

Sofija, su consiglio di uno psicologo, ha iniziato ad andare in pet therapy, dove ha imparato a comunicare con i cani sotto la supervisione di un cinologo. Negli ultimi mesi ha iniziato a urlare nel sonno. Inoltre, a causa dello strabismo, ha cominciato ad avere complicazioni; un occhio ha smesso di vedere, ma il medico l’ha mandata a curarsi in un centro oftalmologico solo a novembre.

Savchenko non nega di aver bisogno di supporto psicologico: per molto tempo ha pensato che nessun’altra donna sarebbe più voluta uscire con lui a causa della bambina. Crede che questo sia un problema non solo per le donne, ma anche per gli uomini, che sono meno ancora mano preparati a fare i genitori single. Ha cercato di uscire con una donna, ma si sono lasciati dopo alcuni mesi di relazione: “non andavamo d’accordo di carattere”, dice.

“Le donne fanno spesso domande stupide, tipo perché mia moglie mi ha lasciato, cosa è successo; pensano sempre che sia colpa mia. Ho anche pensato di fare una maglietta scherzosa con le parole ‘Sì, succede. No, non bevevo e non lo picchiavo, ma a volte la sfiga capita’. Ora la cosa più importante è prendersi cura della bimba, del suo sviluppo e allo stesso tempo non dimenticarsi di me stesso”, conclude Savchenko.

Tossicodipendenza e fuga dai servizi sociali

Valerij Rubtsov, un disabile di primo grado di 48 anni di un piccolo villaggio nella regione di Vologda, pubblica da diversi anni di seguito poesie e prosa di sua composizione sulla sua pagina del social network vk.com. Scrive principalmente della fede in Dio, dell’amore per la natura, della solitudine e della speranza di trovare presto una casa tranquilla, e con essa pace e felicità. Meno spesso, in poesia e in prosa, scrive di stare allevando due figli, una figlia di 11 anni e un figlio di 12, e preferisce nascondere i loro nomi. Molto raramente, scrive dei suoi problemi di tossicodipendenza, e che questa è stata la causa della sua disabilità.

“Era il 2000. Allora vivevo a Mosca. Lì ero diventato dipendente dalla droga. E in modo molto serio. Una volta ho preso della roba tagliata male. In ambulanza mi hanno ripreso per i capelli. Ma da allora vivo con la diagnosi di aprassia di 4° grado”, dice Rubtsov.

L’aprassia è una difficoltà a coordinare i gesti in conseguenza di un danno cerebrale, ma questo non gli ha impedito di sposare una donna e di farci due figli. Anche lei, a quanto racconta lui, aveva una dipendenza; era alcolizzata. Poco dopo la nascita dei loro figli, hanno divorziato, i bambini hanno vissuto con la madre, ma nell’estate del 2020 lei si è resa conto che non poteva farcela con sua figlia.

“Ha gridato nella cornetta: ‘Ora ti prendi quell’aborto di tua figlia! Io non ce la faccio più! È fuori controllo! Ho impacchettato le sue cose e te le ho inviate. Aspettala. Arriverà tra poco’. Mi sono seduto su uno sgabello e ho letteralmente aspettato, cercando di capire cosa fosse successo. Mia figlia è arrivata e in silenzio ha subito cominciato a mettere le cose nell’armadio. Con attenzione, senza fretta, distribuendo con cura tutto sugli scaffali, cercando di posizionare le cose nel modo più compatto possibile. L’amore per l’ordine le viene da me. Allora ho capito che era tempo per me di smettere con la droga”, ha detto Rubtsov.

La prima cosa che hanno fatto insieme è stata arredare la stanza vuota accanto e insieme hanno vissuto con la sua pensione di invalidità di 23 mila rubli (280 euro). Sei mesi dopo, la ex moglie ha portato anche il figlio.

Valerij ha insegnato a entrambi i bambini a cucinare, poiché prima non sapevano nemmeno come prepararsi gli spaghetti istantanei.

In un normale giorno della settimana, i bambini preparano la colazione per sé e per il padre e vanno a scuola, dopodiché il figlio fa i compiti e Valerij e sua figlia preparano il pranzo. Poi mangiano insieme, il figlio va a fare un giro con gli amici e la figlia mette a fare i compiti. Secondo Valerij, lei, a differenza di suo figlio, ha pochi amici, quindi trascorre la maggior parte del tempo a casa con lui.

“Mio figlio va a spasso con gli amici, e tra poco lo bocciavano. Gli ho detto che se non si dà una regolata, andrà a vivere da sua madre, e da settembre ha iniziato a studiare meglio. Capisco di non trattarli adeguatamente. Ma vi assicuro che neanche la madre era meglio. Lì, oltre ai miei figli, ce ne sono altri tre più piccoli, nati dal suo successivo matrimonio. La famiglia è segnalata ai servizi sociali. Bevono e fumano nell’appartamento”, afferma Valerij.

Giura di non far uso di droghe da un anno e quattro mesi, di avere ormai una famiglia ideale e allo stesso tempo di pregare che i servizi sociali non lo scoprano.

“Non ho registrato nulla, temo che le autorità di tutela mi portino via i bambini. Sai, con tutti gli sbagli che ho fatto in passato… I bambini si prendono molta cura di me. Guardare come crescono e maturano è una vera felicità, non ho bisogno di nient’altro”, assicura Rubtsov.

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