In Russia la vaccinazione di massa contro il Covid-19 è iniziata a gennaio. E oggi chiunque abbia più di 18 anni può ottenere il vaccino indipendentemente dalla sua occupazione. Si prevede che nell’arco di un anno il 60% della popolazione russa sarà immunizzato.
Alla fine di gennaio il capo di Rospotrebnadzor (il Servizio russo per la protezione dei diritti dei consumatori e del benessere umano) Anna Popova aveva dichiarato che gli stranieri che vivono nella Federazione non sarebbero stati vaccinati contro il virus: “Al momento l’obiettivo principale è coprire il maggior numero di cittadini russi (...). Ci deve essere una priorità definita dallo Stato, e stiamo andando in questa direzione”.
Nella pratica, però, anche gli stranieri oggi possono ricevere il vaccino Sputnik V. E non è nemmeno necessario che vivano permanentemente in Russia.
Sono le 5 di un venerdì pomeriggio. E dagli altoparlanti affissi nei corridoi dei grandi magazzini GUM in Piazza Rossa risuona periodicamente una voce che ricorda a tutti l’opportunità di sottoporsi al vaccino. I cartelli affissi nel centro commerciale parlano chiaro: “Vaccino contro il Covid-19”. A metà gennaio su tutti i giornali era stata annunciata la possibilità di ricevere lì il preparato russo, gratuitamente e senza la necessità di registrarsi. Alla fine, oltre al vaccino, viene offerto anche un gelato. Ovviamente gratis.
“Si trova coda la mattina tra le 10 e le 12. Ma la sera non c’è quasi nessuno”, racconta uno degli operatori. Il punto vaccini si trova all’interno del centro commerciale: una piccola porta a vetri, due persone addette alla registrazione, un corridoio luminoso, un divano e un appendiabiti. L’intero processo non dura che pochi minuti: si compila un modulo, si lasciano i propri contatti e si entra nella stanza del medico. Gli unici documenti richiesti sono il passaporto e la polizza OMS (l’assicurazione statale gratuita). E se qualcuno si presenta senza OMS, non viene mandato via: basta avere con sé il documento d’identità. Non importa da quale paese si proviene.
Gente in coda per farsi vaccinari nei grandi magazzini GUM in Piazza Rossa a Mosca
Kirill Zykov / Moskva agencyNicolas Iljine, dalla Francia, si è recato al GUM per ricevere il vaccino solo con il passaporto straniero: “Non ho trovato coda, prima di me c’erano solo tre persone. Non ho visto nessuno straniero -, racconta -. Nessuno si è sorpreso che io viva fuori dalla Russia, e non hanno fatto alcun tipo di commento sugli stranieri. Il medico ha preso visione del modulo che mi avevano fatto compilare e ha stampato un foglio. Sono stati tutti cortesi e amichevoli, e gli ambienti erano puliti in modo impeccabile”.
“Dopo la vaccinazione ho ricevuto un certificato timbrato e un gelato in omaggio. E da quando ho postato con orgoglio la mia impresa su Facebook, diversi amici dall'estero mi hanno chiesto se era possibile farsi vaccinare con lo Sputnik V in Russia e come funziona. Ho detto loro che è facilissimo e personalmente l'ho fatto per evitare mesi di attesa dove vivo, a Francoforte sul Meno, in Germania”.
Luigi Minari è arrivato a Mosca dall’Italia il 13 febbraio con un visto privato. Anche lui si è messo in fila al GUM, ha mostrato il passaporto italiano e dopo il breve questionario sul suo stato di salute ha ottenuto l’inoculazione. “Fino ad ora la mia esperienza è stata molto buona. Anche se vivo in Italia e ho la possibilità di scegliere un altro vaccino, ho scelto lo Sputnik perché è stato fatto utilizzando vecchie ricerche su altri vaccini totalmente sicuri. Quindi il rischio di effetti collaterali o problemi futuri non è elevato. Inoltre la vostra tecnologia (almeno per me) è più sicura di altri vaccini, perché non lavora direttamente sull'RNA. Dopo la prima inoculazione non ho avuto effetti collaterali e sto bene”.
Ma c’è un “ma”: questo tipo di vaccinazione non consente di ottenere il QR-code necessario per i viaggi internazionali.
“Se pensate di andare al GUM, ottenere il vaccino e con esso il certificato per i viaggi internazionali, ebbene no, non è possibile, perché ufficialmente non esistete nel sistema: solo i policlinici hanno accesso al registro elettronico del Ministero della Salute”, spiega Joshua Levy, businessman con passaporto britannico.
Ma per accedere a una clinica statale è necessario essere in possesso della polizza OMS, che si ottiene solo attraverso un visto di lavoro o con il permesso di residenza in Russia.
“Per i viaggi internazionali è necessario ottenere la traduzione notarile in inglese (dei documenti rilasciati dalla clinica, ndr) e l'apostilla dal Ministero della Giustizia. Quasi nessuno lo sa”, dice Joshua: lui stesso si è fatto vaccinare in una clinica.
“Sono uno dei pochi stranieri che hanno ricevuto il codice QR del vaccino. So che non è stato annunciato ufficialmente, ma questa è la Russia: qui tutto è possibile. All’inizio di dicembre mi sono presentato in una clinica della regione e ho chiesto di ricevere il vaccino: sono insegnante di inglese e lavoro a contatto con i bambini, perciò ne ho automaticamente diritto. E così dalla reception mi hanno mandato nell’ufficio del medico”, spiega Joshua. Lì, il dottore gli ha fatto una serie di domande su malattie recenti, problemi respiratori e allergie, e gli ha fornito la data della somministrazione della prima dose.
Dal momento che ogni flacone contiene cinque dosi che bisogna utilizzare immediatamente dopo l'apertura, le vaccinazioni vengono effettuate per gruppi di cinque persone alla volta. “Quando sono arrivato c’erano già quattro persone in attesa - prosegue Joshua -. L’iniezione è stata fatta sulla spalla. Non ho sentito male. Hanno fatto tutto in un paio di minuti. Io mi ero già ammalato di covid”.
“La notte mi sono svegliato con la febbre alta - racconta -. Ma era prevedibile. Ho preso immediatamente del paracetamolo e la febbre è scesa. Durante il giorno, ho avuto sintomi simili al covid: soprattutto una grossa debolezza e dolori al corpo. Ma il giorno successivo i dolori sono passati e tutto è tornato alla normalità”.
Tre settimane dopo Joshua ha ricevuto la seconda dose del vaccino: “Personalmente, ho avuto una reazione più forte alla seconda dose che alla prima - dice -. I sintomi erano gli stessi, ma molto più intensi. Ciononostante, il terzo giorno è passato tutto”.
Anche Damien Rémy, dalla Francia, ha ricevuto il vaccino in una clinica statale. “Ho pensato molto se farlo o meno. Ma visto che sono un insegnante e ho un problema di immunità, temevo di ammalarmi. Ormai da marzo 2020 faccio buona parte delle mie lezioni online, ma non è comodo né per me, né per i miei studenti. E così ho chiesto informazioni a un genitore di un mio studente, che è medico, e mi ha invitato ad andare nella sua clinica. Sono stato visitato da un virologo, il quale mi ha prescritto alcune analisi. Quando sono arrivati i risultati, mi ha poi fissato l'appuntamento per la vaccinazione. Ho provato a prendere questo appuntamento da solo, ma l'attesa era troppo lunga, o mi chiedevano troppa documentazione che in quel momento non avevo”, spiega Damien.
Una volta arrivato nella clinica, gli hanno spiegato in russo i dettagli del processo. “Hanno fatto tutto in modo molto veloce, anche se c’erano altre 5-10 persone in attesa”, dice.
Dopo la prima iniezione, Damien ha accusato febbre alta e stanchezza; ma i sintomi sono passati nel giro di poco. Stesso copione per la seconda dose, ma in quel caso gli effetti collaterali per Damien sono stati più lievi. “Molta gente in Francia mi invidia, perché là i tempi di attesa per ricevere il vaccino saranno ancora lunghi, ci sono molte restrizioni e la gente vive ancora con il timore di ammalarsi”.
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