Un uomo magro, con dei severi occhiali rettangolari e una barba incolta che lo fa sembrare uno scienziato pazzo, avanza lentamente per strada. Vedendo un piccolo negozio di alimentari, entra e va dritto dalle due commesse che chiacchierano dietro al bancone.
“Avete per caso del zhìto di segale? E quanto costa?
“Zhito? E che è?”, spalanca gli occhi una delle due.
“Il pane! Nell’Antica Rus” lo chiamavano così! E invece la zemnjashka quanto la fate?”.
“Senta, che, ha voglia di scherzare? Che roba è la zemnjashka?”, cominciano a sentirsi prese in giro le venditrici.
“Anticamente le patate le chiamavano così”, risponde lui.
Con queste incomprensioni Kim Sushichev, spazzino di 36 anni con alle spalle studi di psicologia, si confronta quotidianamente. Ormai da quattro anni combatte la sua battaglia contro i mulini a vento, cercando di convincere chi gli sta attorno a sostituire le parole del russo prese in prestito da altre lingue, con termini dalla radice slava. Così secondo lui la zuppa, “sup” (суп), andrebbe in realtà chiamata “navàr” (навар); il succo non “sok” (сок) ma “zhizha” (жижа), che però nel russo moderno è il “liquame”; il televisore non “televizor” (телевизор) ma “kazalnik” (казальник), e così via. Le persone che lo conoscono, o i semplici passanti con cui attacca bottone, di solito ascoltano, sorridono divertite, ma non sembrano prendere in considerazione l’ipotesi di cambiare il loro vocabolario. “Solo mia nonna ogni tanto condivideva questo mio punto di vista, ma purtroppo è morta”, si lamenta Sushichev.
Da quattro anni Kim è membro delle comunità di puristi “Rodnorechie” e “Chistorechie”, che combattono gli anglicismi e altri prestiti lessicali nel russo. Nessuno ha contato quanti anglicismi e forestierismi in genere ci siano ormai nella lingua russa, ma il russo medio li incontra ogni giorno: marchi di abbigliamento, nomi di bar e ristoranti; e in ufficio parole come “report” e “research” o altre russizzate come “pofiksit” (da “fix”) sono sempre più utilizzate; su Internet, poi un sacco di parole sono inglesi, incluse “messenger”, “follower” e “like”. Inoltre, ogni anno nel gergo giovanile compaiono nuovi anglicismi, che diventano rapidamente parte del linguaggio quotidiano e della cultura pop. Le più di tendenza adesso sono “crush” (“cotta”, “tipo/a che ti piace un casino”; краш), “ROFL” (“rotolarsi a terra dalle risate”; рофл) e “flex” (“tirarsela”; флекс). Come combatteranno le comunità di puristi tutto questo?
“Quando andavo a scuola avevo il Dizionario Dal [storico vocabolario della lingua russa a cura di Vladimir Dal (1801-1872), la cui prima edizione risale al 1863-1866 e la seconda al 1880-1882, ndr]. Leggendo le voci in esso, ho notato che i sinonimi russi consentono di comprendere meglio e più rapidamente il significato delle parole prese in prestito. Così ho iniziato a lasciarmi trasportare dalla traduzione di quasi tutti i prestiti, il che mi ha permesso di assimilare rapidamente nuove informazioni piene di termini scientifici. Anche con gli anglicismi ho agito allo stesso modo”, ricorda uno dei tre amministratori della comunità “Chistorechie”, il ventisettenne disoccupato Leonid Marshev.
Secondo lui, le parole rasprodazha (распродажа; “saldi”, “svendita”), otklonenie (отклонение; “deviazione”) e bezotkhodnik (безотходник; “senza scarto”; “rifiuti zero”) per un russo sono molto più semplici e di immediata comprensione dei loro sinonimi presi dall’inglese: sejl (сейл dall’inglese “sale”), deviatsija (девиация, da “deviation”) e zerovejster (зеровейстер, da “zero waste”). Queste parole per i russi sono solo suoni vuoti da imparare a pappagallo, mentre le altre si capiscono perché hanno radici di verbi e sostantivi conosciuti, Marshev ne è sicuro.
Nel 2015, sul social network russo VKontakte, Marshev ha trovato la comunità Rodnorechie (oggi conta 8.500 aderenti), che offriva termini sostitutivi russi per parole prese in prestito dall’inglese e da altre lingue straniere. Dopo aver osservato per un po’, iniziò a contribuire al gruppo con i suoi post, e, con il permesso di chi gestiva allora la pagina, divenne uno degli amministratori della comunità. Tre anni dopo, nel 2018, ha iniziato a dirigere un altro gruppo “Chistorechie” (2.300 aderenti), i cui membri sono impegnati nella lotta solo contro gli anglicism.
Molto spesso, la comunità pubblica accanto all’anglicismo la parola russa che può sostituirlo, e a volte gli amministratori invitano i membri del gruppo a trovare sinonimi nei commenti.
Per esempio: al posto di taxi (такси) propongono l’uso di proljótka (пролётка; era una carrozza leggera); al posto di nounejm (ноунейм, da “no name”) besprozvanets (беспрозванец), al posto di internet, mezhdusetje (междусетье), al posto di miting (митинг, da “meeting”) skhodka (сходка), e così via.
Inoltre, gli amministratori della comunità esortano a utilizzare attivamente i sinonimi russi nel linguaggio quotidiano, e a scrivere tutte le parole inglesi in cirillico, anche quelle come YouTube e Google. Vorrebbero poi che per i media fosse vietato usare parole inglesi nei loro testi e che le società russe non potessero assumere nomi stranieri, così come i quartieri. Ce l’hanno con la City di Mosca: Москва Сити; “Moskvà Siti”. E se la prendono pure con il robot Fedor (il fatto è che il suo nome, che suona così russo, in realtà è la sigla inglese per “Final Experimental Demonstration Object Research”).
“Vedendo così tanti anglicismi, capisci che il russo viene progressivamente sostituito dall’inglese. Il prestito è un fenomeno naturale per qualsiasi lingua, ma quando si prende in prestito più di quanto non si producano nuove parole, la lingua perde la sua originalità. Prendendo in prestito gli anglicismi, la lingua russa perde la sua russità, e questo è già un simbolo di declino nazionale; il Paese non si sviluppa in modo indipendente. Dobbiamo sviluppare la lingua russa e non l’inglese in russo”, afferma Marshev.
Kim Sushichev inizialmente non prestava troppa attenzione agli anglicismi nella lingua russa e, come molti membri del gruppo, si è imbattuto per caso nelle comunità dei puristi.
“All’inizio era qualcosa come un gioco linguistico e mentale per me, poi ho conosciuto i puristi. Quello che stavano facendo e le loro opinioni sulla lingua russa e sui prestiti mi hanno colpito, e sono diventato uno di loro”, racconta Kim.
Mikhail Arkharov, studente di 21 anni dell’Università Tecnica Statale di Mosca “Bauman”, non ha mai studiato inglese a scuola, quindi ogni nuovo anglicismo che incontra diventa per lui una parola “ostile”.
“Ho iniziato a notare la comparsa degli anglicismi nei media e nei campi correlati: espressioni come fake news, performance, hype, hand-made, cleaning. Questo ha rafforzato la mia visione in materia, perché non trovavo nuove parole russe per esprimere quei concetti: semplicemente non esistevano”, spiega Arkharov.
La maggior parte dei membri delle due comunità che abbiamo sentito dice che cerca di non usare l’inglese nel linguaggio quotidiano. I membri aggiungono che, quando si accorgono di farlo, si affrettano ad andare sul vocabolario o nella comunità, alla ricerca di un sostituto per l’anglicismo. E se non c’è, lo inventano. Coloro che li circondano, secondo loro, molto spesso non capiscono la sostituzione dell’anglicismo con un’altra parola, ma chiedono il significato del sinonimo russo, che in molti casi ha un suono quasi esotico.
Uno dei partecipanti alla comunità “Chistorechie”, l’ingegnere trentasettenne Gennadij Urjadov, al contrario, non si batte per un completo rifiuto degli anglicismi, e ha avuto una reazione contro i prestiti linguistici solo quando i suoi figli hanno iniziato a usarli troppo spesso.
“Devo ammettere che non sono contrario al prestito; non sono un fanatico. È solo difficile memorizzare parole che non capisci, dato che io ho studiato tedesco. È difficile per me digerire le parole “sherit”, (шэрить da “to share”), kejs (кейс, da “case”)… Ma allo stesso tempo, amo la parola “khajp” (хайп; da “hype”). Tuttavia, se ci fosse un degno sinonimo russo per questa parola, sarei solo contento di usarla”, dice Urjadov.
I funzionari governativi si oppongono di tanto in tanto all’uso (e abuso) degli anglicismi. Così, nel novembre 2019, il presidente della Duma di Stato, Vjacheslav Volodin, ha criticato i cartelli pubblicitari in inglese durante una visita a Saratov.
“Così il Paese può essere perso. Ahi ahi, qui si arricchiscono, ma vogliono essere inglesi e incontrarsi al pub. Ecco, guarda: ‘Chicken McNuggets’. Ti puoi rompere la lingua per pronunciarlo!”, ha ironizzato, richiamando l’attenzione su uno dei cartelloni.
“E poi bisognerebbe dire ‘kotleta v klebe’ [“polpetta nel pane”, ndr], altro che burger”, gli ha fatto eco il capo di Saratov, Mikhail Isaev.
Nell’ottobre dello stesso anno, l’ex primo ministro ha criticato i membri del governo per aver usato troppi anglicismi, dicendo che “non bisognerebbe sporcare la lingua con parole inutili”. E nel marzo 2019, Aleksej Pushkov, presidente della Commissione del Consiglio federale per la politica dell’informazione, ha pubblicato su Twitter un elenco di anglicismi che, a suo avviso, trasformano la lingua russa in un “orribile mutante”. Tra questi c’erano kouching (коучинг, da “coaching”), timbilding (тимбилдинг, da “team building”) e farminzhiniring (фарминжиниринг, da “farm engineering”).
“È ora di girare un film dell’orrore su questo horror linguistico”, ha detto il senatore, senza neanche notare di aver usato lui stesso un anglicismo (horror; хоррор) nella sua reprimenda.
Un blogger e linguista sotto lo pseudonimo di Mikitko Syn Alekseev sostiene che non ha senso cercare o inventare sostituti “più russi” per gli anglicismi, poiché comunque interferiranno i loro vecchi contesti.
“La pratica secolare mostra che semplicemente non funziona. Su 1000 parole create artificialmente ne rimarranno nella lingua una o due, e solo in qualche caso unico, per esempio se una persona molto famosa iniziasse a usare una nuova parola in un contesto specifico ripetutamente”, spiega Alekseev.
A suo avviso, qualsiasi prestito che denota un fenomeno o un oggetto nuovo o precedentemente irrilevante è adatto alla lingua russa, sia esso “synthpop”, “messenger”, “android”, “emoji” o “ban”.
“I forestierismi e gli anglicismi cambiano davvero la mentalità di una persona, ma in modo positivo, perché contribuiscono alla globalizzazione della coscienza”, sostiene Dmitrij Petrov, insegnante presso l’Università linguistica di Mosca. “E il loro uso, a condizione che sia preservata la lingua base, può solo arricchire la lingua russa”, ritiene l’insegnante.
Dieci parole in inglese maccheronico che erano molto trendy nell’Urss
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