In Russia è cambiato l’atteggiamento nei confronti della violenza domestica: ecco come e perché

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VIKTORIA RJABIKOVA
Manca ancora una legge quadro severa, e la polizia e i tribunali hanno un approccio troppo tenero, ma l’opinione pubblica non sembra più disposta, come era fino a poco tempo fa, a fare sconti ai violenti

“Bisogna essere una persona psicologicamente malata per accendere la videocamera e dire: ‘Oddio, mio marito mi sta picchiando!’. Cosa succede al cervello di una persona? Probabilmente arriva un momento critico, per dire una cosa del genere: ‘Mio marito mi picchia’. E perché? Non ci hai mai pensato? Cosa hai fatto perché non ti picchiasse? E cosa hai fatto invece perché te ne desse? Gli psicologi hanno dimostrato che a molte donne che subiscono violenze domestiche piace essere vittime. Vogliono essere delle crocerossine: l’uomo le picchia quando rientra ubriaco e loro la mattina gli portano qualcosa contro il mal di testa e la colazione a letto. Le donne dovrebbero fin dall’inizio valutare bene con chi si sposano; riflettere e capire cosa si possano aspettare da certi partner. E non dovrebbero sopportare per dieci anni tali cose. Non voglio certo giustificare certi uomini, ma mi vergogno anche di certe donne, che per anni giocano a fare la vittima, si aspettano commiserazione; è una cosa umiliante”. Sono parole della celebre blogger e conduttrice televisiva russa Regina Todorenko in un’intervista a “PeopleTalk” nell’aprile 2020. E le sono costate care. Il titolo di “Donna dell’anno” della rivista “Glamour” le è stato revocato, e ha perso immediatamente i contratti pubblicitari con PepsiCo e Pampers.

“Tre anni fa, o anche due, nessuno avrebbe storto la bocca in Russia per dichiarazioni come quelle di Regina, e le riviste di glamour avrebbero fatto spallucce e pensato: ‘ E Che diavolo! Davvero le donne sono stupide e amano essere picchiate!’. Oggi, il cervello delle persone si è schiarito un po’”, ha detto la femminista russa Zalina Marshenkulova.

In seguito la Todorenko si è cosparsa il capo di cenere per le sue parole, ha realizzato un documentario sulla violenza domestica, intitolato “Cosa ho fatto per aiutare?” sul suo canale YouTube e ha donato 2 milioni di rubli (circa 25.000 euro) al centro per le vittime della violenza “Nasiliju.net”

Nel 2017, il 59% dei russi si diceva a favore dell’idea di depenalizzare i pestaggi familiari, derubricandoli a semplici illeciti amministrativi, e il 19% diceva di ritenere in alcuni casi consentito alzare le mani contro moglie, marito o figli. Ciò era messo nero su bianco dai risultati di un sondaggio del Centro di ricerca sull’opinione pubblica russa (VTsIOM). Ma alla fine del 2019, la situazione era già profondamente cambiata: il 90% dei russi riteneva ormai inaccettabile qualsiasi violenza fisica e un altro 50% era sicuro che il coniuge non dovesse essere perdonato in caso di aggressione fisica. Cosa ha cambiato l’atteggiamento dei russi nei confronti della violenza domestica?

Statistiche terribili e ammissioni di massa

Il movimento globale #MeToo è arrivato anche in Russia nel 2018: molte donne russe per la prima volta hanno parlato pubblicamente di come sono state vittime di molestie, abusi fisici e psicologici. Successivamente, le donne russe hanno iniziato a lanciare i loro flashmob, anche contro la violenza domestica, ad esempio, e a caricare foto con lividi artificiali a sostegno di altre donne, o a parlare di come sono state picchiate e molestate.

Ulteriore attenzione al tema è stata portata dalla partecipazione alle campagne di personaggi molto famosi in Russia. La celebre cantante pop Olga Buzova, la moglie dell’attore Pavel Priluchnyj, Agata Mutsenietse, la cantante Nargiz Zakirova e altre celebrità hanno parlato di come sono sopravvissute alla violenza domestica.

“La prima volta che mi ha messo le mani addosso è stata quando ero incinta di sei mesi. Mi ha spinto sul letto con tutte le sue forze, mi ha sbattuto la testa contro il muro. Non ho pensato di divorziare, anzi, ho cercato di giustificare la sua azione, motivando il gesto come una reazione a una brutta giornata al lavoro”, ha detto la Zakirova nel 2018 sulle violenze subite dall’ex marito.

Nel 2017, il 33% dei russi ammetteva che qualcuno tra i loro conoscenti aveva subito violenza in famiglia; nel 2019 il numero è aumentato al 40%, secondo il VTsIOM.

Ma ci sono organizzazioni che citano numeri impressionanti, contestati da altre fonti, di addirittura 16 milioni di donne che subiscono violenze fisiche e psicologiche ogni anno in Russia.

Di sicuro, il numero di casi di violenza domestica in Russia è cresciuto nel 2020. Questo è dovuto in parte alla pandemia di Covid-19 e alla necessità di rimanere chiusi in casa insieme. Durante il lockdown, il numero di violenze è aumentato di 2,5 volte, ha affermato a maggio Tatjana Moskalkova, Mediatore per i diritti umani in Russia. Alla fine di aprile, alcuni deputati della Duma di Stato hanno proposto di aprire rifugi per le vittime di violenza domestica durante il regime di auto-isolamento, ma il Ministero degli affari interni ha negato la veridicità delle informazioni su un aumento del numero di vittime.

Crimini particolarmente brutali

Negli ultimi due anni, c’è stato anche un aumento di notizie di alta risonanza sulla violenza domestica in Russia, che hanno spaventato e suscitato forti reazioni nell’opinione pubblica.

“Dmitrij mi ha colpito con un’ascia, staccandomi di netto entrambe le braccia. Sono caduta, le mie braccia erano a terra, ma Dmitrij continuò a colpirmi con l’ascia, non meno di dieci volte in totale. Sulla strada per l’ospedale, Dmitrij ripeté più volete ad alta voce: ‘Che adrenalina!’”. Sono parole agghiaccianti tratte dalla testimonianza in tribunale della ventisettenne Margarita Gracheva, della città di Serpukhov, vicino a Mosca, madre di due bambini. L’11 dicembre 2017, il marito, in un impeto di gelosia, portò la moglie nella foresta e le tagliò entrambe le braccia. Aveva già minacciato la donna, che aveva presentato una denuncia alla polizia, ma la questione non era andata oltre un richiamo verbale. Dopo quello che aveva fatto, Dmitrij portò la donna all’ospedale, e poi si presentò alla polizia per confessare.

La notizia di questo caso si diffuse sui media federali e le donne crearono un gruppo di supporto per Margarita sui social network. Il tribunale ha ritenuto colpevole l’uomo e lo ha condannato a 14 anni di carcere duro. I medici sono stati in grado di ripristinare parzialmente l’arto sinistro di Margarita; l’altro è stato sostituito con una protesi dal gomito in giù. Lei dice di essere riuscita a riprendersi dalla tragedia e ha scritto un libro biografico.

Un caso altrettanto eclatante è stata la storia delle tre sorelle Khachaturian, che hanno ucciso il loro padre nell’estate del 2018, dopo anni di violenze domestiche e sessuali. Dopo un lungo processo e varie proteste pubbliche, l’accusa ha rifiutato di riqualificare il fatto penale, passando da omicidio premeditato a eccesso di autodifesa. Le ragazze sono state ritenute responsabili di aver cospirato per uccidere il padre e per questo sono state condannate con pene comprese tra 8 e 20 anni di carcere. Si sono tenuti vari meeting di piazza a sostegno delle sorelle, e una petizione per chiedere la loro assoluzione ha raccolto circa 400.000 firme. Sono ancora in stato di detenzione; ma i procedimenti penali a loro carico sono stati impugnati davanti al tribunale di Mosca nel luglio 2020.

Nella primavera del 2020, due casi hanno poi coinvolto bambini piccoli, e hanno avuto una grande risonanza pubblica. Ad aprile, i vicini di casa hanno trovato un bambino di 6 anni picchiato a morte da sua madre in un appartamento allagato in un palazzo di Novorossijsk. Ad aprile, un tribunale della città di Bugulmà (Tatarstan) ha assolto un uomo che la polizia accusava di aver stuprato la figlia di un anno e mezzo. Dopo un enorme mobilitazione su Twitter per chiedere la condanna dello stupratore, l’assoluzione è stata annullata ed è stato istituito un nuovo processo. L’uomo ha confessato di aver inflitto lesioni sessuali a sua figlia dopo una lite con sua moglie.

“Trasparenza, capacità di parlare francamente di cose difficili, desiderio di sostenere e aiutare gli altri: queste sono le basi del movimento contro la violenza. Documentari sulla violenza domestica, casi di cui si parla a lungo sulla stampa, personaggi dei media che raccontano le loro esperienze di violenza domestica influenzano attivamente il sentimento del pubblico. Hanno iniziato a parlare apertamente del problema della violenza domestica, riconoscendolo come un problema, discutendo di misure preventive, quindi l’atteggiamento dei russi ha iniziato a cambiare”, spiega la psicologa Zijada Sajdutova.

“A sua volta, l’opinione pubblica influenza la vita e la sicurezza della gente comune”, prosegue. “Grazie a questo, i portali informativi, le linee telefoniche e i centri di assistenza per le vittime della violenza stanno guadagnando popolarità in Russia e il tema dell’inaccettabilità della violenza domestica sta diventando sempre più centrale.”

Aspettando la legge

La Russia non ha ancora adottato una legge sulla prevenzione e il contrasto della violenza domestica. Il testo finale del disegno di legge, che ha ricevuto molte critiche, è stato pubblicato sul sito web del Consiglio della Federazione (la camera alta del Parlamento russo) nel novembre del 2019. Il Consiglio della Federazione avrebbe dovuto approvarlo nella sessione di primavera del 2020, ma ciò non è mai accaduto.

Al contrario, la Russia ha adottato una legge che depenalizza le percosse domestiche, nel febbraio 2017. Secondo la legge, il primo caso di violenza domestica è classificato come un illecito amministrativo, non come un reato penale, ed è ora punibile con una multa da 5 a 30 mila rubli (da 60 a 360 euro), e con il lavoro socialmente utile o l’arresto amministrativo fino a 15 giorni.

Con il secondo caso di violenza si entra invece nel penale, rischiando una multa fino a 40 mila rubli (480 euro), i lavori socialmente utili o la detenzione fino a tre mesi. Inoltre, per eventuali danni alla salute dei propri cari, fin dalla prima volta si può essere condannati fino a due anni di carcere.

La violenza domestica e familiare può poi essere perseguita ai sensi di altri tre articoli del codice penale: 115 (“Lesioni intenzionali inflitte alla salute dei minori), 112 (“Lesioni”), 111 (“Lesioni gravi”“), così come sulla base dell’articolo 117 del codice penale della Federazione Russa “Tortura”, spiega l’avvocata Olga Sulim.

Tuttavia, il problema principale non è la presenza o l’assenza di articoli di legge, ma come vengono applicati delle forze dell’ordine. Secondo Sulim, le forze dell’ordine non sono molto disposte a prendere in considerazione tali denunce, se non ci sono lesioni molto gravi, e in tribunale i criminali ricevono di solito punizioni piuttosto lievi.

“Pertanto, è necessario rafforzare il controllo sull’attuazione della legislazione in questo settore, che richiede non tanto l’adeguamento del quadro giuridico, quanto il rafforzamento del lavoro delle forze dell’ordine e delle loro strutture di supervisione”, spiega l’avvocata.

“Allo stesso tempo, la legislazione russa non contiene alcuna misura preventiva contro la violenza, ad esempio il diritto di vietare a un criminale di comunicare o avvicinarsi a una vittima di violenza. Non ci sono sanzioni severe per la violazione dell’allontanamento”, continua Sulim.

“L’adozione di una legge quadro in materia ridurrebbe in modo significativo il numero di casi di violenza domestica, poiché potenziali criminali e autori di reati sarebbero fermati dal timore di conseguenze penali o amministrative”, conclude l’avvocata.


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