Negli ultimi 7 anni ho lavorato quasi sempre da remoto. E in gran parte di questo periodo, da casa non lavoravo solo io, ma anche mia moglie. E non viviamo in un grande appartamento, ma in piccolo monolocale, dove è fisicamente impossibile allontanarsi l’uno dall’altro… Pertanto, alla luce degli eventi recenti, con mezzo mondo chiuso in casa per la pandemia di Covid-19, voglio condividere la mia esperienza su come ridurre al minimo lo stress durante il lavoro parallelo da remoto di due persone in uno spazio limitato.
Il problema principale deriva dalla mancanza di un confine netto tra il contesto lavorativo e quello della vita quotidiana, con tutto quello che normalmente si associa loro a livello di aspettative.
Prima di tutto, il contesto quotidiano invade quello lavorativo, perché nella società è diffusa l’abitudine secondo la quale quando si è a casa insieme, non si lavora. Pertanto, viene naturale pensare che se il partner è costantemente presente, possa sempre essere distratto dai suoi impegni e prestarvi attenzione. E la cosa più pericolosa è che anche a lui/lei sembra così.
Poiché la vostra psiche considera importanti le conversazioni con i cari, inizia un conflitto di priorità in diverse sfere della vita. Dopo aver ascoltato una richiesta della persona amata, finisci per volerla soddisfare immediatamente o almeno capire come ricordare di realizzarla in seguito. Ad esempio, quando senti la frase “bisogna pagare le bollette…” mentre lavori, quasi sicuramente la tua attenzione sarà distratta dall’elaborazione di questa richiesta. Molto spesso, le persone reagiscono a tale “invasione” in modo brusco e tagliano corto, con un’affermazione infastidita del tipo: “Ma non vedi che sto lavorando?!” Questo comportamento, ovviamente, può funzionare, ma solo a breve termine. Se ripetuto troppe volte, è probabile che aumenti il livello di tensione tra i partner e potrebbe arrivare a guastare il rapporto.
Poi c’è l‘altra faccia della medaglia. Ognuno di noi ha la propria idea di come lavorare e la maggior parte delle persone nella vita ordinaria raramente ha un’idea dello stile di lavoro dei propri cari.
Ora immaginate di essere entrati all’improvviso nell’ufficio del vostro partner e di vedere come lavora. Dal vostro punto di vista, potrebbe sembrarvi che faccia qualcosa in modo errato, in modo inefficiente, che sia troppo insicuro, troppo frettoloso, e così via. Si impadronisce di voi la tentazione selvaggia di dargli consigli non richiesti e di insegnargli come si dovrebbe fare. E la cosa più spiacevole è che la voglia è difficile da trattenere, e si finisce per mettersi lì alle spalle, come pensionati ai cantieri, e a dire “io questo lo farei diversamente. Ecco come”. Inutile dire che tale comportamento è percepito con ostilità.
Ancor più sensibile l’argomento “procrastinazione”, e il modo diverso in cui viene valutata se riguarda te o gli altri. Se per se stessi si ritiene che qualche momento di distrazione sia una pausa necessaria e persino benefica, guardando il partner potrà sembrarvi che quello non faccia altro che prepararsi il tè / sfogliare foto su Instagram / guardare Jurij Dud [un intervistatore popolare sullo YouTube russo, ndr]. Esiste il pericolo di trasformarsi in un genitore severo e pedante che rimprovera costantemente l’altro e non gli concede di tirare un attimo il fiato…
Bene, la ciliegina sulla torta è il desiderio di proteggere l’altro/a da colleghi /capi/ sottoposti malvagi. Ciò è particolarmente vero per gli uomini che si sforzano di proteggere le loro “donne indifese e deboli”. In generale, le intenzioni sono buone, ma no, così non si fa!
L’essenza di questi problemi è di confondere i confini i ruoli diversi. Quello che dovete fare per non guastare tutto è esattamente questo: cercare di distinguere il più possibile tra i due contesti.
La cosa più semplice ed efficace è distinguere questi processi nello spazio e nel tempo. Se a casa vostra ne avete la possibilità, durante il lavoro mettetevi in stanze diverse. Altrimenti, cercate di essere meno in vista l’uno all’altro. Se durante il lavoro non vi dà noia ascoltare la musica, indossate le cuffie.
È anche importante stabilire un programma, poiché il più delle volte sorgono problemi nei momenti di passaggio dalla modalità di lavoro a quella di riposo domestico: all’inizio e alla fine della giornata lavorativa, nonché durante la pausa pranzo. Quest’ultima è particolarmente difficile quando si mangia insieme: qualcuno ha già finito di lavorare o di fare le cose più urgenti che aveva da sbrigare per la mattinata e inizia a cucinare (o a ordinare cibo su internet, facendo mille domande all’altro) e il secondo è ancora occupato. Le litigate più distruttive avvengono a stomaco vuoto, fate attenzione!
Le misure di cui sopra sono sufficienti per rimuovere la maggior parte dei problemi. Tuttavia, affinché queste regole possano attecchire, vale la pena spiegare in anticipo al partner perché tutto ciò è necessario. E, soprattutto, comunicare che il vostro distacco durante l’orario di lavoro non significa che lo amate e lo rispettate di meno. Al contrario: volete mantenere lontana dal lavoro quella parte della relazione così importante.
Al fine di evitare i sintomi rimanenti, vale la pena guardare più in profondità. In effetti, i confini sfocati sono in principio una sventura nelle relazioni e la reciproca capacità di difenderli è solo positiva. Pertanto, la cosa più importante qui è rendersi conto che di fronte c’è un’altra persona, con le sue esigenze, le sue caratteristiche e i suoi diritti. Non importa quanto vi sia vicina: non è una vostra proprietà e non potete dettargli le vostre condizioni. Né permettere che sia il partner a dettarle a voi. La cosa migliore da fare è trasmettere correttamente i propri desideri e quello che vi turba, e contare sulla collaborazione.
Innanzitutto, dite ciò che desiderate direttamente, senza non detti, sottintesi o omissioni. Se volete qualcosa dal vostro partner, ditelo! Non dovete aspettarvi che lui stesso possa indovinarlo. Questa è la principale causa di conflitti. Più veloce e in modo esplicito si esprimono i desideri, più velocemente saranno esauditi (oppure no, ma allora potrete cercare un’altra soluzione).
In secondo luogo, se c’è un conflitto, cercate di non lasciarlo sotto la brace. È molto saggio riprendere in mano la discussione dopo un po’, a bocce ferme. Non ha senso mettersi da soli il bastone tra le ruote iniziando uno scontro nel bel mezzo del lavoro, ma dopo cercate di chiarirvi sul punto che ha creato del disagio. I problemi non risolti, tornano comunque a galla.
In terzo luogo, se volete esprimere la vostra posizione su una questione che per voi è spiacevole, provate a iniziare dai vostri sentimenti al riguardo. Ad esempio, potreste dire: “È molto doloroso per me dirti di no quando chiedi la mia attenzione. Ma a volte sono in un momento in cui non posso…”
Anche “Mi manda in bestia” e “mi infastidisce” sono dei sentimenti, ma sotto c’è quasi sempre un qualche tipo di dolore o di bisogno insoddisfatto, quindi cercate di apparire più profondi della vostra semplice ira. In questo modo la persona cara capirà più rapidamente che non c’è niente di sbagliato in lui/lei, ma che la questione concerne le vostre reazioni a determinati comportamenti.
Infine, voglio dire che la situazione attuale di forzata reclusione domestica è una grande opportunità per saperne di più su qualcos’altro, e anche su voi stessi. È un ingresso della relazione in un livello nuovo; più profondo. E chissà, forse una svolta del genere vi porterà alla decisione di aprire un business in comune…
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