Coronavirus: dall’India alla Thailandia, le storie dei russi bloccati all’estero

AFP
Voli cancellati e prezzi dei biglietti alle stelle. Per chi si trova all’estero in questo periodo rientrare in patria può risultare una missione impossibile

Anche in India è emergenza coronavirus. Alla fine di marzo, nel tentativo di fermare i contagi, è stata annunciata la chiusura totale. Voli cancellati, trasporti pubblici sospesi, città isolate e persone chiuse in casa. Serrande abbassate in molti luoghi pubblici e uffici. Un lockdown che ha colto impreparati migliaia di cittadini russi che in questo periodo si trovavano in India. Così come ha riferito l’Ambasciata russa, nei giorni scorsi 5.811 cittadini russi hanno chiesto aiuto al consolato più vicino nella speranza di poter tornare in patria.

"Riceviamo continuamente richieste di assistenza, perlopiù da persone che si trovano a Goa - hanno dichiarato dall’Ambasciata -. Circa 1.000 cittadini russi ci hanno contattato dal distretto consolare di Delhi".

L’emergenza

Mikhail Podoprikhin, che organizza viaggi fluviali a Goa, è rimasto senza lavoro a causa della pandemia, e attualmente vive in un piccolo villaggio nel nord di Goa insieme alla moglie e al figlio; all’inizio di febbraio avevano comprato i biglietti per tornare in Russia a marzo... ma tutti i voli sono stati cancellati.

"La polizia pattuglia costantemente le strade. Le stazioni di servizio, le farmacie e i bancomat sono chiusi, mentre i negozi di alimentari aprono solo occasionalmente - racconta Mikhail -. I russi bloccati qui hanno creato una chat per condividere informazioni sui prodotti in vendita nei vari negozi: quando appare qualche prodotto che prima mancava, si crea subito la fila”. 

Maksim Podoplekin

Una situazione che causa inevitabilmente assembramenti di gente e l’inevitabile rischio di favorire i contagi. 

“La gente del posto attribuisce ai bianchi la colpa della diffusione del virus e per questo spesso si rifiuta di aiutarci - spiega Mikhail -. La polizia arresta chi viola l’isolamento senza pensarci due volte”.

Secondo Podoprikhin, il supporto fornito dal Ministero russo degli Esteri è insufficiente per far fronte all’emergenza, e l’unica forma di sostegno finora dimostrata è stata la richiesta di compilazione di un modulo per la consegna di cibo a domicilio… che nessuno in realtà ha mai consegnato.

“L’Aeroflot proponeva biglietti aerei per la Russia al prezzo di 65.000 rubli, ovvero più di 800 dollari a testa… Ma noi non abbiamo tutti quei soldi! E così il volo del 31 marzo è partito senza di noi… Non sappiamo più cosa fare”, dice sconsolato Mikhail.

Anche Lilia, cittadina russa, non è riuscita a tornare a casa perché il suo volo è stato cancellato. 

"L'Aeroflot chiedeva 156.000 rubli (1.989 dollari) per un volo in partenza da Delhi il 1° aprile. Avrei pagato, ma quando ho chiamato per prenotare il biglietto mi è stato detto che non c'erano più posti", racconta.

Ora Lilia è ospite da alcuni amici, ma non si sa per quanto potrà contare su questo aiuto, visto che stanno invitando i residenti a non offrire alloggio agli europei durante l’isolamento.

"L'Ambasciata mi ha detto per telefono che probabilmente non ci saranno voli prima del 30 aprile... Voglio davvero tornare a casa", dice.

Il rimpatrio

Il Ministero russo degli Esteri ha fatto sapere di essere al lavoro per elaborare un piano per il rimpatrio dei cittadini russi. "La Rossiya Airlines riporterà a Mosca 133 persone da Goa, l'Azur Air 460 persone da Cancun, l'Aeroflot 402 persone dalla Thailandia e 417 persone da Denpasar", ha annunciato.

Ma ci sono cittadini russi bloccati anche in Qatar, Italia, Gran Bretagna, Tanzania, Sri Lanka e in altri paesi.

"Il gruppo di lavoro si è riunito per discutere il rimpatrio dei russi e si lavora costantemente per risolvere la situazione", si legge nella dichiarazione.

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