Perché i russi sono così bravi a pattinare sul ghiaccio? E perché i sovietici lo erano di più?

ZUMA PRESS/Global Look Press
Crescere in un Paese dove il clima permette una certa confidenza con il gelo, certamente aiuta. Ma mentre in Urss tutti seguivano dei corsi sportivi e stavano sui pattini in modo corretto, oggi in Russia ci sono pochi atleti professionisti e tante persone che cercano solo di non cadere e di non rovesciare il vin brulé

Vladimir Putin ha fatto parlare di sé negli ultimi anni per le sue partite di hockey su ghiaccio. A quanto riferito, ha indossato i pattini dopo i 60 anni, dopo essersi appassionato a questo sport in occasione delle Olimpiadi invernali del 2014, organizzate dalla Russia a Sochi. Ma la ragione per cui vari altri funzionari governativi e oligarchi si sono affrettati a raggiungere il Presidente sul ghiaccio è che la maggior parte di loro già sapeva pattinare bene. E sono stati felici di poter tornare al loro hobby d’infanzia. La mancanza di esperienza nel pattinaggio sul ghiaccio di Putin è infatti un’eccezione piuttosto che la regola.

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Le origini di una passione nazionale

Il pattinaggio su ghiaccio è stato reso popolare in Russia da Pietro il Grande, e Aleksandr Pushkin si riferisce ad esso come a un passatempo delle masse in molte delle sue opere, in particolare nell’“Eugenio Onegin”, dove scrive:

“Опрятней модного паркета 

Блистает речка, льдом одета. 

Мальчишек радостный народ 

Коньками звучно режет лед”

Versi che in italiano sono stati tradotti:

“Il fiumicello, più lustro

D’un parquet alla moda, splende 

Nel suo abito di ghiaccio,

Su cui il popolo felice

Dei ragazzi strilla e pàttina”

Durante il periodo sovietico, la passione per il pattinaggio su ghiaccio crebbe ulteriormente. Era uno sport facile da praticare, visto che tutte le superfici piane, compresi campi da calcio, campi da tennis e prati si gelavano quasi completamente durante l’inverno e rimanevano in questo modo per sei mesi all’anno. Le piste di pattinaggio improvvisate erano facili da mantenere e davano molta gioia. Se il calcio era lo sport di strada preferito in estate, l’hockey su ghiaccio lo sostituiva in inverno.

I pattini da ghiaccio erano generalmente facili da trovare ed economici. E anche i bambini, la cui capacità di bilanciamento era ancora un work-in-progress, non erano esclusi: i pattini a doppia lama con chiusura a strappo erano infatti ampiamente disponibili e la maggior parte dei bambini degli anni Settanta e Ottanta li possedeva, spesso a un’età così tenera che non possono neanche ricordare chiaramente quando hanno pattinato per la prima volta.

Uno sport di massa

Nell’Urss non imparavamo a pattinare sul ghiaccio da soli e alla meglio. Insomma, quella cosa che vediamo oggi nelle piste pubbliche di pattinaggio su ghiaccio di tutto il mondo; con persone che cercano stentatamente di rimanere in piedi. No, alla maggior parte dei bambini dell’Unione Sovietica veniva insegnato a pattinare sul ghiaccio in modo sistematico e corretto, attraverso una rete di scuole di pattinaggio artistico di quartiere e comunità (e scuole di hockey su ghiaccio), onnipresenti in tutte le parti del Paese, dove neve e ghiaccio erano (e sono) un regolare fenomeno climatico.

Ci veniva insegnato a pattinare in avanti e all’indietro, a girare, a pattinare su una gamba sola e senza staccare i piedi dal ghiaccio. Ci insegnavano a frenare e a fermarci a qualsiasi velocità senza cadere. Per coloro che non avevano voglia di hockey o piroette, c’erano anche scuole di pattinaggio di velocità. E prima di tutto ciò, ci insegnavano a cadere. Il primo mese o giù di lì in una scuola di pattinaggio su ghiaccio era interamente dedicato alla caduta senza rompersi la testa, un’abilità che deve aver salvato molte vite.

La gloriosa ascesa

Il pattinaggio era un orgoglio internazionale. L’Unione Sovietica ha vinto numerose medaglie olimpiche nel pattinaggio di velocità, nel pattinaggio artistico e nell’hockey su ghiaccio. Abbiamo vinto il mondiale di hockey su ghiaccio (che si tiene ogni anno) ben 22 volte su 34 edizioni tra il 1954 e il 1990. Ma il pattinaggio di figura è stata la specialità  in cui abbiamo dominato le classifiche, con Irina Rodnina che da sola ha vinto 10 campionati mondiali e 3 medaglie d’oro olimpiche. L’Urss, e successivamente la Russia, hanno vinto l’oro nel pattinaggio di figura, sia che si trattasse di singoli, coppie o danza sul ghiaccio, in tutti i giochi olimpici invernali dal 1964 a oggi, esclusi i giochi del 2010 a Vancouver, in cui ci siamo dovuti accontentare dell’argento.

I successi degli anni sovietici non furono raggiunti per caso. I pattinatori e i giocatori di hockey su ghiaccio che salirono in vetta al mondo lo fecero provenendo dai foltissimi ranghi di pattinatori a livello regionale e cittadino, mentre coloro che sarebbero rimasti per sempre dilettanti sapevano comunque come stare bene sul ghiaccio e avrebbero continuato a seguire affettuosamente questo sport. Era necessario avere decine di migliaia di aspiranti atleti per scegliere i più capaci tra loro. In base a quel modello, ogni futuro atleta di talento, aveva le stesse possibilità di allenarsi correttamente e avere successo indipendentemente dalla famiglia o dalla regione in cui era nato.

Il motivo per cui quasi tutti i bambini, compiuti i 5 anni, venivano iscritti alle scuole di pattinaggio artistico o di hockey su ghiaccio, e il motivo per cui quelle scuole erano così onnipresenti e accessibili, era proprio nella cultura competitiva dello sport sovietico. Prima di lasciare che la piccola Olga o Ivan mettessero gli occhi sul violino, sulla biologia o sui viaggi nello spazio, dovevamo assicurarci che non fossero trascurati come possibili futuri atleti olimpici. Per alcuni, diventava presto chiaro che non erano materiale da competizione: allora li lasciavamo andare al loro violino, ma non prima che avessero imparato almeno le basi del pattinaggio (e della caduta sul ghiaccio) sapendoli poi gestire per tutta la vita. Gli altri avrebbero gareggiato a livello di quartiere, di scuola, di distretto e di città, dove potevano essere notati e passare ai campionati più importanti.

Sport per pochi, intrattenimento per molti

Non è così che vanno le cose negli sport invernali in molti altri Paesi, dove pochi professionisti salgono in vetta, ma le masse, nel complesso, non sanno pattinare. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno molto successo nel pattinaggio di figura internazionale, ma meno del 3% della loro popolazione pattina. Nonostante il successo dell’NHL, meno dello 0,5% degli americani gioca a hockey su ghiaccio. Ciò suggerisce che il clima ha molto a che fare con la popolarità di massa degli sport invernali. Solo una piccola parte degli Stati Uniti ha regolarmente neve in inverno. Allo stesso tempo, secondo i media canadesi, il 32% di tutti i canadesi sa pattinare e, almeno occasionalmente, scende sul ghiaccio o va a giocare a hockey. Il clima invernale è abbastanza simile alla Russia.

Dopo un calo drastico nella partecipazione di massa agli sport e la disintegrazione di gran parte del sistema di allenamento a seguito dello scioglimento dell’Unione Sovietica, il governo Putin, lodevolmente, ha rinnovato gli sforzi per rilanciare gli sport invernali tra le masse. Le piste di pattinaggio pubbliche sono ora ovunque, e molte sono gratuite. Ce n’è una ogni anno sulla Piazza Rossa. Il centro espositivo VdnHh ospita ora la più grande pista di pattinaggio su ghiaccio in Europa. Abbiamo una versione del format tv “Skating with the Stars”, oltre a versioni regolari “sul ghiaccio” di molti spettacoli popolari e balletti.

Tuttavia, la natura dell’interesse del pubblico russo per il pattinaggio artistico e l’hockey è cambiata rispetto agli anni sovietici. Dalla partecipazione di massa allo sport è diventato più un hobby. Alla generazione nata negli anni Novanta non è stato insegnato a pattinare (e a cadere) sul ghiaccio correttamente: se ne stanno sul ghiaccio della Piazza Rossa e “passeggiano” sui pattini, spesso reggendosi alle ringhiere per non cadere, tra bicchieri di vin brulé.

Ma la popolarità del pattinaggio su ghiaccio, così come dell’hockey su ghiaccio come sport praticato a livello dilettantistico è diminuita rispetto agli anni sovietici. Il pattinaggio ricreativo di massa stile Piazza Rossa è molto visibile, ma, secondo uno studio del Russian Public Opinion Research Center (WCIOM) del 2018, solo il 5% dei russi che praticano regolarmente uno sport, ne scelgono uno invernale, tra cui hockey, pattinaggio artistico e sci di fondo. Gli sport invernali sono a fondo classifica. Cedono di gran lunga il passo al nuoto, alla corsa campestre, al sollevamento pesi e quasi a qualsiasi altro sport. Nel frattempo, in Canada, l’hockey su ghiaccio è il secondo sport di partecipazione di massa tra gli adulti, dopo il golf.

Con i suoi sforzi nell’hockey su ghiaccio, il presidente Putin ha dato l’esempio, ma anche per lui è un po’ tardi per le Olimpiadi… In ogni caso, abbiamo ancora un bacino di atleti professionisti che stanno andando bene. La Russia ha vinto la Campionato mondiale di hockey su ghiaccio (che si disputa ogni anno) nel 2008, 2009, 2012, 2014 e le Olimpiadi invernali del 2018 (come “Atleti Olimpici dalla Russia”). Il successo organizzativo delle Olimpiadi invernali 2014 di Sochi ha dato un forte impulso alla divulgazione degli sport invernali e al rinnovamento del patriottismo sportivo. L’intero Paese ha trattenuto il fiato mentre guardava Adelina Sotnikova esibirsi e vincere la prima medaglia d’oro nel Pattinaggio artistico su ghiaccio singolo.

Il pattinaggio su ghiaccio tra le masse è più popolare che mai, anche se i nostri migliori atleti oggi non sono più la punta dell’iceberg di decine di migliaia di atleti che gareggiano a vari livelli, ma il prodotto di un sistema più all’occidentale di allenamento rigoroso e costoso, che non tutti possono permettersi. Restano gli eroi della nostra nazione; una nazione che ama stare sul ghiaccio, anche se la maggior parte di noi ora ci sta su dei pattini noleggiati, mentre tiene in mano un bicchiere di vin brulé e cerca di non rovesciarlo sulla pista.


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