“Beh, ma almeno osserva il digiuno durante la Quaresima? Quand’è l’ultima volta che ha fatto la comunione?”. Di fronte alla ventiquattrenne Ekaterina è seduto un sacerdote corpulento che fa domande. La ragazza si agita leggermente, non si è mai sentita a suo agio tra le mura delle chiese. Dice addirittura di ritenere che ci sia una “cattiva energia”.
“No, il digiuno per la Quaresima non lo faccio, ma conduco uno stile di vita sano. La comunione l’avrò fatta circa 7-8 anni fa”, risponde la ragazza. Del fatto che è andata lì solo perché costretta da suo padre, non dice una parola. E viene taciuta anche la cosa che in buona sostanza si consideri atea.
“E come puoi diventare una buona madre per tuo figlio?”. Il sacerdote, indignato, le sbatte sul muso questa dura risposta.
“Lo amo e lo proteggerò da tutti i problemi”, dice Ekaterina, e già ribolle di rabbia.
Il prete alza gli occhi al cielo con disappunto, come chi sente frasi di questo tipo ogni giorno. Con totale indifferenza sul volto, prende l’apposito modulo per il Sacramento del Battesimo e, dopo aver riempito a penna gli spazi necessari, lo passa alla ragazza.
Il battesimo di sua figlia ha avuto luogo una settimana dopo. Ekaterina lo ricorda come “un evento noioso e inutile”.
“E per di più ho dovuto pagare 3.500 rubli (50 euro) per questa roba. Sarebbe stato meglio comprare dei vestitini al bimbo”, sostiene. Pur essendo stata battezzata, non ricorda di aver mai creduto in Dio, e nel corso degli anni anche i rapporti con i suoi genitori sono peggiorati.
In Russia, l’86% delle persone che professano l’ortodossia sono state battezzate. Di queste, il 66% ha ricevuto il sacramento per decisione dei genitori o dei parenti più prossimi e solo il 20% ha deciso di adottare l’Ortodossia da solo, già in età adulta, secondo il Russian Public Opinion Research Center.
“Non si può mettergli le candele se non è battezzato”
“Sono stata battezzata con la forza all’età di 13 anni; lo voleva mia nonna, che era molto credente. Io le ho posto le mie condizioni: niente lavaggio del cervello, niente lettura della Bibbia, o non ci vengo in chiesa”, ricorda Ljudmila, ora quarantatreenne, residente a Jaroslavl.
A quanto racconta, sopportò l’unzione con disgusto e, dopo il rito, “corse a lavarsi”. La storia si ripeté quando Ljudmila diede alla luce una bambina disabile.
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“Mia madre iniziò a voler pregare per lei e a mettere le candele in chiesa, e improvvisamente divenne molto devota. Secondo lei, non poteva pregare per una nipote non battezzata. Accettai di battezzarla, alla condizione che non l’avrebbe costretta a nulla”, dice la donna.
Ci sono voluti dieci anni per completare la riabilitazione medica della bimba. A suo avviso, suppliche e candele non hanno nulla a che fare con la guarigione.
“Sì, ho voluto far contenti i miei parenti. Ma la loro imposizione ha completamente ucciso la possibilità di un mio cammino di fede. La Chiesa a livello inconscio per è associata alla coercizione, a qualcosa di insensato, puzzolente, appiccicoso”, sostiene la donna.
Altre donne intervistate si avvicinano al tema battesimo con più leggerezza. Per loro, evidentemente, non è un nervo così scoperto.
“Non sono credente, e quindi non ho mai preso sul serio il battesimo. Quello di mio figlio sembrava una festa come tante”, dice la trentenne Sofja. Anche lei ha battezzato il bambino su richiesta dei genitori. Insistevano sulla necessità del battesimo perché solo per un battezzato si può pregare in chiesa e solo un battezzato può essere seppellito in terra consacrata con un funerale religioso.
“Il battesimo non è mica un tatuaggio, non lascia tracce e non obbliga a nulla. È come la prima festa per un bambino: lui non capisce niente, tu lo vesti, ti riunisci con i parenti e ti diverti. Ma noi non avevamo nulla a che fare con la chiesa prima, e non ce l’abbiamo ora”, riassume Sofja.
Le tante paure e gli angeli custodi
“La Chiesa Ortodossa russa è consapevole che il battesimo è una procedura solo formale per alcuni genitori”, afferma lo ieromonaco (un religioso che ha in sé sia i titoli ecclesiastici di monaco che quelli di prete) Aleksandr Mitrofanov.
“Ecco perché ora, prima del battesimo, si tiene un colloquio orientativo con i genitori e i padrini. Se uno dei due genitori è credente, e il secondo non è contrario all’educazione cristiana, è già abbastanza. Ma sono necessari padrino e madrina, come persone che si impegnano con Dio nell’aiutare l’educazione ortodossa del bambino”, spiega Mitrofanov.
“Nonostante l’opinione diffusa che l’Urss avesse la migliore istruzione al mondo, le enormi masse del Paese rimangono, com’erano, non istruite nel campo della religione”, afferma lo psicologo e psicoterapeuta Andrej Efremov.
“Meno una persona è istruita, più è psicologicamente esposta alle paure. Per queste persone, il mondo intero intorno a noi è un pericolo costante. E poiché tale paura è immaginaria, anche i rimedi diventano immaginari. Quando dei genitori non credenti battezzano un bambino, anche il battesimo si trasforma in qualcosa di chimerico”, spiega Efremov.
“Un tale battesimo è una forma di violenza psicologica”, sostiene lo psicologo, “e in futuro può portare a problemi in famiglia”.
“In Russia essere ortodossi significa essere “veri russi”, ovvero ortodossia significa affiliazione etno-confessionale”, afferma Tatjana Koval, dottore in scienze storiche, professore della Facoltà di economia mondiale e politica mondiale presso la Higher School of Economics di Mosca. L’ortodossia corrisponde anche ai principi ideologici e politici delle strutture di potere.
“Ricordiamoci sempre che di coloro che si considerano ortodossi, solo il 58% dice di credere in Dio, e il 16% non crede nella vita dopo la morte., così come risponde negativamente a molti altri fatti legati alla fede. Ma il 75% degli ortodossi crede nel malocchio e nelle fatture, e la maggior parte di loro tratta le icone come amuleti, e alcuni sacramenti della chiesa, quali il battesimo, come una sorta di rito magico. Davanti a noi c’è il paganesimo, travestito da ortodossia”, afferma Koval.
Tatjana era al suo nono mese di gravidanza. I medici le dissero che il bambino sarebbe nato un po’ dopo il termine e le assicurarono che non c’era nulla di sbagliato in questo. La donna era spaventata per il bambino e “per ogni evenienza” decise di mettergli una candela in chiesa. Lo stesso giorno, le si ruppero le acque, e il bambino nacque sano. Secondo lei, questa non può essere stata una coincidenza.
“Solo dopo il parto, i medici hanno detto che se il bambino si fosse spostato più a fondo nel ventre, avrebbe potuto avere problemi. Io ho immediatamente deciso di battezzarlo, per ogni evenienza”, sostiene la donna.
Non è ancora sicura che Dio esista, e nel tempo libero divina con altre donne sui tarocchi. Ma dice di essere contenta dell’idea che il bambino sia scortato da un suo angelo custode personale.
La procreazione assistita: peccato grave o miracolo moderno?
Ljubov ha incontrato Sergej quando avevano 22 anni. A 23 si sono sposati e a 25 erano ormai disperati perché non riuscivano ad avere i figli tanto voluti. Alla fine, il loro unico figlio è nato quando di anni ne avevano ormai 45.
“I miei ovuli non sono adatti alla fecondazione. Per vent’anni ho provato a curarmi, ma niente ha funzionato. Quando la fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione è apparsa in Russia, abbiamo immediatamente deciso di correre il rischio. Abbiamo pagato un sacco di soldi, ma ho avuto un aborto spontaneo”, ricorda Ljubov.
Il secondo tentativo ebbe invece successo e poté dare alla luce un figlio sano. Il suo battesimo non fu nemmeno discusso. Si fece e basta. Ma poi scoppiò lo scandalo: l’arciprete Dmitrij Smirnov affermò di opporsi al battesimo dei bambini nati attraverso la fecondazione in vitro o di una madre surrogata, perché nati per mezzo del peccato. Più tardi, il rappresentante ufficiale della Chiesa ortodossa russa Vladimir Legojda disse che la dichiarazione era l’opinione personale del sacerdote e non dell’intera Chiesa.
Lo ieromonaco Aleksandr Mitrofanov conferma che ricorrere alla fecondazione in vitro è un peccato dei genitori, non del neonato.
“La chiesa si oppone alla fecondazione in vitro, perché la fecondazione in vitro ha una componente abortiva. Ma questo è un peccato dei genitori, il bambino non è da biasimare. In considerazione di ciò, ai bambini non può essere negato il battesimo”, afferma.
Tuttavia, Ljubov preferisce non parlare troppo di come è nato suo figlio. E dice: “Un bambino simile dovrebbe essere battezzato ancora di più, anche se tu stesso non credi in niente. Non è un vero miracolo del XXI secolo?”
“Le persone possono credere, ma essere ignoranti in materia di dogmi; andare in chiesa non per fede, ma per la necessità di socializzazione, oppure credere di essere degli stinchi di santo essendo invece dei gran furfanti, dice Tatjana Koval della Higher School of Economics.
“Stringi stringi, solo il Signore Dio sa chi è più vicino a Lui e chi è veramente un credente nel profondo del suo cuore”, conclude.
Come ha fatto la Chiesa ortodossa a sopravvivere a 70 anni di ateismo nell’Urss?