Aggressioni contro le donne, le russe alzano la voce

Lifestyle
VIKTORIA RJABIKOVA
La comunità online si ribella e dice basta. Si accende il dibattito

Alina, 14 anni, si dirige con una Reflex in mano verso la casa della sua migliore amica. La strada è invasa dai piumini, come avviene in primavera. All’improvviso alcuni operai che lavorano in un cantiere vicino lanciano un fischio, ammirando le gambe della ragazza sotto la gonna svolazzante. “Bellezza, vuoi che ti insegni a baciare?”, chiede un ragazzetto sui 30 anni. I compagni ridacchiano, volano complimenti pesanti. Alina accelera il passo. Raggiunge il campanello, ma nessuno risponde. Il gruppetto si avvicina minaccioso.

In quel momento un’anziana signora apre la porta ed esce, cedendo il passo ad Alina che sfreccia dentro, chiudendosi la porta alle spalle. “Dopodiché ho trascorso l’intero giorno a casa della mia amica, decidemmo di non andare al parco a scattare delle foto. Guardavamo fuori dalla finestra, aspettando che quegli uomini se ne andassero”, ricorda la giovane.

Oggi Alina ha 23 anni. Talvolta le auto che sfrecciano per strada le suonano il clacson, ma capita di rado, e ormai ci si è abituata. Si è trasferita in un quartiere più sicuro, e continua a provare i brividi al ricordo di quel pomeriggio di terrore.

“Non capisco cosa li spinga a comportarsi così. Non so come sarebbe finita se quella vecchietta non mi avesse aperto la porta all’improvviso”, dice.

Il fronte dei “no” online

Per mettere fine a queste aggressioni per strada, che non escludono fischi e frasi oscene rivolti alle donne, su Twitter è stata lanciata la campagna online #mne nuzhna glasnost (#ho bisogno di glasnost). Un hashtag che raccoglie le storie di ragazze vittime di violenza o aggressioni.

“Indosso abiti di un paio di taglie più grandi e ho tagliato i capelli, per sembrare meno femminile, ma ancora oggi temo di essere assalita da un gruppo di ubriaconi di notte”, racconta un’utente, @SleepyFilin.

@splyukrepko invece ricorda di quella volta in cui un uomo ha iniziato a stringerla violentemente nel vagone della metro. “Mi divincolavo per togliermelo di dosso e fermare quella sua mano che mi stoccazzava. È un ricordo molto sgradevole. Sono stufa di sentirmi un pezzo di carne”, ha scritto.

“Gli uomini russi spesso non si rendono conto di cosa voglia dire ‘spazio personale’” commenta @limitsyi. “La Russia è un posto di uomini luridi. Non capiscono la parola ‘no’ pronunciata da una ragazza”.

Le reazioni

In un giorno d’estate una ragazza attraversava un parco con un vestito svolazzante a fiori. In quel momento passa un ragazzo in bicicletta e le allunga la mano a toccarle il sedere. I riflessi di lei sono impressionanti. Lo ripaga con un pugno. Lo afferra e lo trascina giù dalla bicicletta, scagliandosi contro di lui. “La gente attorno guardava, nessuno è intervenuto”, dice.

Nella bufera sollevata dalle donne su Twitter, non sono mancati i casi di uomini intervenuti a discolpa degli assalitori. Giustificazioni inaccettabili, come quelle avanzate da Kirill, convinto che se una ragazza si agghinda in modo provocante, in qualche modo se la va a cercare.

Il commento dell’esperto 

Secondo lo psicologo Sergej Simakov, un uomo arriva all’aggressione verbale quando una ragazza si trasforma ai suoi occhi in un oggetto di desiderio. Un atteggiamento di violenza, così come sempre è quando un uomo invade lo spazio di una donna. Ma ancora oggi in Russia non esiste una legge a tutela delle donne.

Tatiana Dmitrieva, militante femminista, dice di ritrovarsi in simili situazioni spesso, quasi ogni settimana. E suggerisce alle ragazze vittime di aggressioni verbali di ignorare i commenti e non reagire, per non scatenare reazioni aggressive. 

Tuttavia Dmitrieva fa notare che questi atteggiamenti si incontrano non solo in Russia, ma anche in Francia e in Italia. “Siamo consapevoli che questo non sia l’unico problema da risolvere, ma è giunto il momento che la società prenda coscienza e reagisca”.