L’attico luminoso in cima al condominio di nove piani nella periferia di Mosca ricorda uno studio di yoga: sul pavimento in legno sono sparsi diversi materassini da ginnastica. Su un grande tavolo in un angolo sono sistemati dei biscotti e dei succhi di frutta. Lungo il muro, sedie e divanetti. Questa oasi di pace molto simile a un centro fitness è in realtà un luogo dove la gente si incontra... per scambiarsi lunghi abbracci con dei perfetti sconosciuti.
Le prime impressioni
“Onestamente, questa mattina ero molto triste. E anche ora non mi dispiacerebbe sentirmi un po’ triste...”, dice, senza alcun tipo di sarcasmo, un ragazzo alto con una cascata di riccioli scuri in testa. Avrà non più di 28 anni. È una delle tante persone accorse a questa “festa di coccole”, una forma di “intrattenimento” per adulti piuttosto nuova per la Russia. Evidentemente non è la prima volta che viene.
A un certo punto, tutti gli ospiti si siedono in cerchio sul pavimento e si presentano. La maggior parte di loro è vestita con abiti casual. E ognuno sta studiando attentamente il proprio potenziale partner della serata.
Un ragazzo del gruppo scherza dicendo che sembra di essere in una setta, e che questo strano raduno ha tutta l’aria di essere un nuovo passatempo per i Millennials. Un paio di persone ridacchia alla battuta. Altri invece dimostrano un’aria nervosa: a quanto pare è la prima volta che partecipano.
Le regole pre-coccole
I primi “cuddle party” (festa per coccole, in inglese: un evento progettato con l'intenzione di consentire alle persone di sperimentare l'intimità fisica di un gruppo non sessuale attraverso le coccole) sono apparsi negli Stati Uniti all’inizio degli anni 2000. Questa sorta di terapia di gruppo è stata inventata da due amici, Reid Mihalko e Marcia Baczynski. A Mosca questa tendenza è arrivata solo un paio di anni fa e non si è ancora affermata del tutto. Gli incontri in Russia si svolgono anche a San Pietroburgo, Kirov, Kaliningrad, Rostov-sul-Don, Samara, Krasnodar, Ekaterinburg, Novosibirsk e Tomsk.
Arrivare a una incontro così non è facile: come prima cosa è necessario compilare un modulo online, fornire i link ai propri profili sui social network, oltre all’indirizzo mail e al numero di telefono. Dopodiché si viene contattati da un amministratore che pone diverse domande, tra cui: cosa ti aspetti da un incontro così, come ti senti quando sei circondato da persone sconosciute, se soffri di problemi di salute mentale...
Una volta superata la selezione, si riceve un messaggio con le indicazioni su come pagare il biglietto di ingresso (1.000 rubli, circa 15 dollari) e l’indirizzo dell’incontro. Prima della riunione, gli organizzatori inviano un promemoria a tutti i partecipanti in cui si ricorda che ci si deve presentare “puliti, lavati e profumati”.
All’inizio dell’incontro vengono lette le regole principali: niente sesso, niente baci, niente foto. Se si desidera abbracciare uno sconosciuto, è meglio chiedergli prima il permesso. È inoltre vietato spogliarsi.
Lacrime e abbracci
Le brevi presentazioni in cerchio si concludono con una meditazione di gruppo. Maria, la coordinatrice, invita tutti gli ospiti a fare un respiro profondo e a “sentire il proprio centro di gravità, percependo le proprie radici che germogliano dal terreno”. Le persone intorno a me sembrano tranquille, si rilassano con gli occhi chiusi.
Iniziano quindi gli esercizi a coppie, dove le persone condividono i propri sentimenti e si scambiano i primi contatti fisici. Una ragazza vicino a me scoppia in lacrime. “Sono stanca”, trova la forza di dire, tra un singhiozzo e l’altro. Dopo un minuto, aggiunge: “Sto davvero male, sono venuta qui per dimenticare il mio ex marito, ma anche lui è venuto a questo stesso incontro”.
L’ora di libertà
Dopo dieci minuti, il compagno con il quale stavo facendo gli esercizi di “coccole” mi saluta, mi ringrazia, e va a farsi coccolare da una persona dall’altra parte della stanza.
Quindi gli organizzatori annunciano “un’ora di libertà”, ovvero 60 minuti durante i quali si può fare ciò che si vuole. Mi si avvicina subito un ragazzo di nome Dima (diminutivo di Dmitrij, ndr), e mi chiede di dargli la mano. Ci teniamo per mano 30 secondi. Lui cerca i miei occhi, ma io sfuggo al suo sguardo.
Un minuto dopo mi ritrovo tra le braccia di un altro ragazzo. Stiamo così, stretti stretti, per quasi cinque minuti. Ci accarezziamo i capelli. Quando gli chiedo come si chiama, lui si rifiuta di dirmelo. E mi lascia dicendo “ora sto meglio”.
Mi guardo attorno e mi rendo conto che i partecipanti si sono divisi in piccoli gruppi: alcuni sono seduti a un tavolo, uno dei ragazzi abbraccia una colonna al centro della stanza, altri ospiti invece stanno sdraiati sul pavimento, abbracciandosi l’un l’altro.
Dima, il ragazzo che ho conosciuto poco prima, torna a sedersi vicino a me e mi racconta la sua storia. Dice di lavorare come amministratore in un’università, e di non sentirsi per niente realizzato nella vita. Ci teniamo per mano, come fossimo una coppia di fidanzati, e io affondo la faccia nella sua spalla. Ci sdraiamo, e mi sento sprofondare in un sonno profondo...
Non si può scappare dai propri sentimenti
Mi sveglio proprio alla fine della festa. Guardo l’orologio e vedo che sono passate quasi tre ore. I partecipanti sono di nuovo seduti in cerchio e condividono le loro impressioni.
“Non mi sono fatta coccolare da nessuno, ma adesso mi sento molto meglio, grazie”, dice una ragazza con gli occhi scintillanti. Segue un silenzio di sasso. La maggior parte dei partecipanti è immersa nei propri pensieri, e nessuno sembra aver fretta di esprimerli a parole.
Una ragazza di nome Maria trova la forza per parlare: “Di solito partecipo a queste feste per aiutare gli altri. Ma nessuno può sfuggire ai propri pensieri. Il dolore è sempre molto forte”. Ora sento davvero il desiderio sincero di abbracciarla.