Quindici bizzarri accessori che non potevano mancare sulle auto russe degli anni Novanta

Igor Zotin/TASS
Nei primi anni di capitalismo rampante dopo il crollo dell’Urss, i guidatori ritenevano uno status symbol cose come un coprivolante in pelliccia sintetica, tendine ai vetri e block notes con ventosa

Coprivolante 

A volte erano appositi oggetti prodotti e venduti a quello scopo, ma più spesso erano il risultato del fai-da-te da garage, realizzati con qualsiasi tipo di materiale improvvisato: fili elettrici di diversi colori, variopinti pezzi di stoffa o nastro isolante di colore blu. I guidatori più avanti di tutti ricoprivano il volante con della pelliccia sintetica, che con il tempo si trasformava in una specie di orsacchiotto di peluche sporco e spelacchiato. 

Da un punto di vista estetico, tutto questo era molto controverso, ma gli automobilisti difendevano la loro scelta, sostenendo di proteggere in questo modo il volante dall’usura e le mani dall’eccessiva sudorazione. Soprattutto il coprivolante era un must per i camionisti: il loro grande volante era scivoloso come una saponetta bagnata.

Ventilatore 

Il dispositivo apparve nelle macchine di coloro che non avevano l’aria condizionata (cioè quasi tutti). Solo più tardi il mercato sarebbe stato invaso da auto straniere con il magico pulsante “A/C”, ma prima gli automobilisti dovevano sopravvivere al caldo come potevano. Il ventilatore, tuttavia, fisso com’era, dava un po’ di refrigerio solo a chi era alla guida. I passeggeri dovevano accontentarsi dei finestrini aperti.

Cane con la testa che oscilla

Questo accessorio, che in Italia ebbe la sua massima e discutibilissima popolarità negli anni Settanta, in Russia divenne onnipresente sui cruscotti un ventennio dopo. E non importa che a guardare fisso questo cane dal muso dondolante si potesse finire ipnotizzati o essere colti dalla nausea. Questi cani stufarono presto tutti, ma nessuno osava liberarsene.

Autoradio estraibile 

Oggi è difficile da credere che i conducenti portassero ovunque con sé questo pesante aggeggio, quando parcheggiavano la macchina. Eppure era così, perché sapevano che l’autoradio sarebbe stata sicuramente rubata, a lasciarla al suo posto. Era un elemento di lusso che tutti negli anni Novanta sognavano. Apriva al mondo della musica su cassetta, e i modelli migliori avevano persino l’autoreverse e un sintonizzatore FM! 

Contenitore per le musicassette 

Di solito veniva acquistato in contemporanea con l’autoradio, soprattutto da parte di coloro che amano avere sempre “tutto al suo posto” e che non potevano sopportare l’idea delle cassette che si muovevano disordinatamente nel vano portaoggetti. Presto, con l’evoluzione tecnologica, furono sostituiti dagli astucci porta CD. 

Block notes con ventosa 

Presente nella macchina di chiunque si considerasse un uomo d’affari (e negli anni Novanta, in tanti si vedevano così!), a volte aveva anche una penna inclusa. È buffo, ma in pratica pochissime persone lo usavano davvero e le pagine rimanevano quasi sempre intonse. E sotto il proprio peso, spesso si staccava e cadeva. Ma l’importante era che tutti vedessero che avevano a che fare con una persona così impegnata che senza taccuino non si metteva sulla strada. 

Specchietto retrovisore aggiuntivo 

Ma come, ancora uno?! Sì, lo specchio panoramico veniva montato sopra quello di serie. In primo luogo, era bello, e in secondo luogo, gli specchietti laterali all’epoca venivano spesso rubati, e non c’era niente di meglio che averne uno grande al sicuro, al chiuso dell’abitacolo. Nel tempo, l’oggetto si arricchì di vari optional: orologio elettronico, bussola (!) e termometro che si illuminava nel buio. Tutti gadget che innalzavano lo status del proprietario. 

Bloccasterzo 

Gli allarmi per auto negli anni Novanta c’erano già, ma erano costosi e non sempre efficaci. Ma con il dispositivo di blocco dello sterzo il furto si faceva più difficile: avrebbe dovuto essere segato o si sarebbe dovuto smontare il volante e parte del cruscotto (tuttavia, anche questo poteva succedere).

Antenna addizionale 

Spesso non aveva alcun valore pratico, ma parlava chiaro: il guidatore di questo veicolo è un tipo tosto (all’interno dell’abitacolo, ovviamente, aveva anche un block notes con ventosa). L’antenna veniva attaccata al parabrezza, e chi voleva esagerare ne metteva altre anche sulla parte anteriore della carrozzeria e sul tettino. E non importa che spesso non fossero nemmeno collegate all’autoradio… 

Arbre magique 

Il dondolante abete per profumare l’abitacolo conquistò tutte le macchine della Russia post-sovietica. Il suo odore era molto lontano dall’abete e in molti causava un riflesso emetico. Ma l’accessorio poteva rimanere attaccato allo specchietto retrovisore per anni, dopo che il suo iniziale odore pungente era evaporato. 

Strisce antistatiche in gomma

Questo oggettino strabiliante doveva scaricare l’elettricità statica dall’abitacolo. La gomma antistatica era fissata sotto il paraurti e come una piccola coda veniva trascinata lungo l’asfalto. Più spesso, erano due, per simmetria e bellezza.

Coprisedili 

Pietra angolare di ogni interno d’auto degli anni Novanta, indipendentemente dal tipo scelto: velour, in pelle, con bordi neri… La cosa fondamentale era la presenza dei coprisedili. Si riteneva che preservare i sedili dall’usura permettesse poi di rivendere la macchina usata a un prezzo più alto. Molti li coprivano immediatamente, al momento dell’acquisto, e non rimuovevano mai le coperture. 

Luce di stop supplementare

Un altro feticcio del passato. La famigerata lampada rossa poteva essere attaccata ovunque: sul paraurti, e sotto di esso, o sul lunotto. Aumentava la visibilità della frenata, e il design quadrato avvicinava al buio le vecchie auto sovietiche a quelle che i russi vedevano nei blockbuster americani.

Tendina 

La sua presenza ti metteva subito in evidenza come persona molto intraprendente. La tendina poteva essere ricavata da un vecchio tappeto o appositamente acquistata. Era appesa nella parte alta del parabrezza e (a volte) dei finestrini, e, ipoteticamente, doveva proteggere gli occhi dal sole. Più spesso attirava l’attenzione degli altri automobilisti o serviva al conducente per ricreare il confort casalingo.

Manopola di abbellimento del cambio 

Questa speciale impugnatura “di vetro” era posta sulla leva del cambio, e al suo interno poteva esserci un fiore, uno scarabeo, un teschio, una zampa d’orso… qualsiasi cosa. Non aveva uno scopo pratico. Solo estetico… Sì avete capito bene: estetico.

 

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