Cinque storie poco conosciute sullo zoo di Mosca che chi ama gli animali non deve perdersi

Anatolij Garanin/Sputnik
L’istituzione ha da poco compiuto 155 anni e una storia così lunga è ricca di aneddoti. Per esempio il tenero salvataggio di un leone, abbandonato dalla mamma ma allevato da un cane, e un fatto ben più salace: come nel 1929 un gorilla divenne il sogno erotico di tante moscovite

Il primo zoo al mondo con il problema delle basse temperature 

Lo zoo di Mosca è il più grande e antico di tutta la Russia. Fondato nel 1864, è anche tra i più antichi d’Europa. Uno dei suoi fondatori definì il nuovo zoo “un museo a cielo aperto”, ed è stato il primo zoo al mondo a dover affrontare il problema delle temperature molto fredde in inverno, che sono caratteristiche del clima russo.

All’inizio, ospitava solo 300 animali (oggi sono circa 8.000). Alcuni esemplari sono stati donati allo zoo da personalità famose, russe o straniere. Un elefante asiatico venne donato dallo zar Alessandro II e una zebra fu il dono di un sovrano egiziano.

Nel tumulto della Rivoluzione del 1917 e della Guerra Civile quasi tutti gli animali morirono, ma, in seguito, la popolazione dello zoo fu ripristinata. Nel 1919, lo zoo di Mosca fu nazionalizzato.

Le fantasie erotiche delle moscovite sui gorilla

Alla fine degli anni Venti, lo zoo fu il bersaglio di uno scherzo. Faceva furore in libreria un romanzo bestseller, “Ostrov gorilloidov” (“L’isola dei gorilloidi”; di Boris Fortunatov, pubblicato nel 1929 sotto lo pseudonimo di B. Turov), che raccontava la storia di un invincibile esercito creato da formidabili creature, risultato dell’accoppiamento di donne con i gorilla. Sfruttando il successo del romanzo, qualcuno pubblicò su un giornale di Mosca un annuncio scherzoso che offriva alle donne la possibilità di avere rapporti sessuali con un gorilla dello zoo.

Secondo quanto riferito, il capo delle gabbie dei gorilla venne bombardato di richieste e alcune donne si presentarono direttamente nella speranza di realizzare la loro fantasia erotica. Il direttore dello zoo, un vecchio bolscevico moralista, voleva pubblicare una smentita, ma gli fu detto che avrebbe attirato solo ulteriore attenzione pubblica indesiderata sulla storia. 

Il salvataggio da romanzo di un cucciolo di leone

Nel 1935, una delle leonesse si rifiutò di allattare uno dei suoi cuccioli. Quindi, una dipendente dello zoo, Vera Chaplina, la portò nel suo appartamento, una kommunalka, dove il piccolo leone rimase per un po’. L’animale si ammalò e Chaplina e tutti gli altri coinquilini si occuparono della povera creatura. Gli venne dato il nome di “Kinuli“ (“abbandonato”), e fu poi cresciuto da un’esemplare femmina di cane pastore scozzese, Peri (che nonostante non avesse latte per nutrirlo, lo coccolò e lo accudì).

Quando, un anno dopo, il leone fu restituito allo zoo, si rifiutò di essere separato dal cane, così dovettero portare anche Peri allo zoo, e i due animali vissero felici e contenti assieme. 

Il “Christian Science Monitor” pubblicò persino un articolo, “Leoni e agnelli a Mosca”, su questa strana situazione. La Chaplina stessa scrisse il romanzo “Kinuli” e furono girati dei documentari su questa insolita vicenda, che all’epoca era molto conosciuta. Non sorprendentemente, Vera iniziò a ricevere tonnellate di lettere da tutto il Paese.

L’attività sotto le bombe naziste 

Durante la Seconda guerra mondiale, nonostante le difficoltà e le incursioni aeree naziste, lo zoo non  chiuse. Dicono che più di cinque milioni di persone lo visitarono nel periodo bellico. Anche se alcuni degli animali erano stati evacuati nella città di Sverdlovsk (oggi: Ekaterinburg), nella regione degli Urali, gli elefanti e altri grandi mammiferi, così come quasi tutti i predatori, erano rimasti a Mosca. 

Ci sono storie che descrivono la dedizione dei dipendenti dello zoo durante la guerra. Mentre non avevano cibo a sufficienza per loro stessi e qualche volta perdevano i sensi a causa della fame, continuavano a nutrire diligentemente gli animali affidati alle loro cure. Una volta, durante un bombardamento, un edificio che ospitava gli impiegati dello zoo prese fuoco, ma rimasero con gli animali e non li abbandonarono al loro destino per cercare di salvare la loro dimora.

Il pinguino fuggitivo

Non tutti gli animali hanno apprezzato l’ospitalità dello zoo. C’è una storia ormai leggendaria su un pinguino che è fuggito dallo zoo più volte nel 1972.

Pochi dettagli sono noti esattamente su come evadesse, ma piùvolte la polizia si imbattéin un pinguino che camminava nel centro di Mosca…

 

Le piùrocambolesche fughe di animali dallo zoo di Mosca 

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