Dal bollitore ai fornelli, dal lavello alla biancheria appesa. Ha ricreato tutto nei minimi dettagli Aleksej Mikulin, ingegnere di Mosca, che con la plastilina ha dato forma a una kommunalka (appartamento comunitario) completa in ogni minimo dettaglio.
Aleksej ha vissuto in una kommunalka per 30 anni, condividendo l’appartamento con altre 11 famiglie! Un’esperienza al limite della follia, ammette, ricordando il movimentato caos che si creava in cucina ogni sera, quando tutte le famiglie si riunivano attorno al proprio tavolo per mangiare, aspettando il proprio turno per cucinare e stendere il bucato.
La coabitazione di estranei nello stesso appartamento è un fenomeno unico e tipicamente russo. Le kommunalki (appartamenti in condivisione) comparvero dopo la Rivoluzione del 1917, quando tutte le abitazioni vennero statalizzate, e il potere cominciò a insediare negli appartamenti dei ricchi abitanti delle città dei nuovi inquilini. Nel disastroso periodo degli anni Venti la gente arrivava nelle grandi città in cerca di sostentamento, di un modo per sopravvivere. Se trovavano impiego in una fabbrica o in un ente statale, i nuovi arrivati potevano farsi assegnare una stanza in un appartamento condiviso, per una superficie di circa dieci metri quadri per ciascun adulto e cinque metri quadri per ciascun bambino (gli standard cambiarono più volte nel tempo). Persone che fino a ieri erano state contadini diventavano coinquilini degli intellettuali pre-rivoluzionari; le cuoche condividevano l'uso della stanza da bagno con i professori universitari. Benché una simile vita non fosse facile, essa corrispondeva però all'ideologia ufficiale, che non ammetteva distinzioni di classe.
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