Nessuno avrebbe potuto supporre che la gamba del portiere della nazionale russa Igor Akinfeev sarebbe assurta al ruolo di eroe nazionale e di principale meme del Mondiale 2018. E invece era destinata a essere soprannominata addirittura “la gamba di Dio”, dopo che l’estremo difensore ebbe respinto proprio con quella parte del corpo il rigore decisivo nel match con la Spagna, permettendo alla Russia lo storico accesso ai quarti di finale.
Ma ancora prima che la gamba diventasse più popolare di tutta la nazionale, il quarantenne caricaturista Kirill Anastasin prese in mano il pennino elettronico e l’iPad. Come tutti, anche lui stava guardando la diretta della partita in tv. Quindici minuti dopo che il pallone calciato da Iago Aspas aveva incocciato la gamba di Akinfeev lui pubblicava questo disegno:
“In verità, la nostra nazionale ha vinto quella partita non grazie ad Akinfeev, che era saltato dalla parte opposta rispetto al tiro, ma era riuscito ad allungare la gamba fino al pallone. C’erano stati molti fattori e il merito era di tutta la squadra”, dice Anastasin.
Ma (come poi risultò vero) lui capì che proprio alla gamba, ovvero all’episodio finale del match, sarebbe andata tutta la gloria. E cosa fece? Portò ai limiti estremi la storia, la esagerò caricaturalmente. Eresse un monumento alla gamba.
Un fatto che ovviamente non poteva accadere nella realtà, ma proprio questo allora era quello che “si respirava nell’aria”. Il suo disegno venne persino mostrato in tv. Aveva colto l’attimo. Cosa che, ritiene Anastasin, è sempre una componente del successo.
“No, no, non è ancora primavera. Mi sono solo alzato un attimo per andare in bagno”
“Quentin, dai, giriamo ‘Django Unchained’ in 3D”.
“In verità, se dobbiamo riflettere più seriamente sui motivi del successo di questo o quell’altro lavoro, bisogna dire che prima di tutto ci deve essere un buon contenuto. Senza una battuta che funziona, non si va da nessuna parte”, dice.
Anastasin disegna fin dall’infanzia, e i suoi genitori non gli proibivano di scarabocchiare sulla carta da parati.
“Mi è sempre piaciuto divertire gli altri. A scuola mostravo le mie caricature ai compagni di classe e osservavo attentamente le loro reazioni. Quando ridevano, mi sentivo al massimo”.
Il suo primo personaggio ricorrente è stato Dok (uno psicoterapeuta)
“Ci sono 100.500 soluzioni per liberarsi dalla depressione autunnale, ma tutte partono dall’aeroporto di Mosca Sheremetjevo”.
Era iniziato l’ennesimo autunno. Un ottobre grigio e malinconico. “Dok apparve sotto l’influsso della depressione autunnale. Da chi andare in quel periodo dell’anno se non da uno psicoterapeuta?”, ricorda Anastasin. Cinque anni fa caricò per la prima volta un disegno con questo personaggio su Instagram (ora ha 28,5 mila follower).
Anastasin dice di essere un uomo “molto estivo” e quindi di soffrire tantissimo il fatto di dover vivere in un Paese dove l’inverno dura mezzo anno. Ma alla domanda perché allora non se ne vada quantomeno a svernare altrove, scuote le spalle: “Buona domanda. Non ci riesco mai. Sono sempre incastrato in qualche grande progetto con un numero infernale di cose da fare”. Dopo queste parole tira fuori un disegno che mostra in modo perfetto di cosa sta parlando.
“Noi siamo uccelli migratori?”. “No”. “Allora semplicemente trasferiamoci da qualche parte”.
I suoi soggetti e personaggi nascono dall’osservazione, dallo scavo interiore, dalla capacità di trasformare quello che vede e sente in forme divertenti. “Quello che faccio assomiglia in gran parte alle caricature non politiche in stile New Yorker. Personaggi e storie del quotidiano. Non è che un politico si sieda tutti i giorni nella nostra cucina, mentre la vita reale è una fonte continua di idee”.
“Questa è per me!”. Questa reazione alle sue vignette da parte del pubblico è comune ed è il segreto del successo. In molti ci si riconoscono. “Se volete che le persone si innamorino di quello che fate”, dice Anastasin, “bisogna che quella cosa sia vicina alla loro vita. ‘Questa battuta è per me!’, devono poter dire. ‘Ecco come ieri mi sono rovesciato addosso il tè’. ‘Questo è proprio il tipo di relazione che ho con la mia ragazza!’, e così via. Per esempio lo stress di fine anno, con le scadenze per le quali tutti impazziscono. È sufficiente percepire come vivono le persone all’avvicinarsi della fine dell’anno, per parlarne in un disegno”.
“A chi fare gli auguri per ultimo?” chiede Babbo Natale. Sulle magliette c’è scritto “deadline”.
Facendo vignette su temi scottanti si rischia sempre di oltrepassare qualche limite. Anche gli autori più esperti ci cascano prima o poi. L’esempio più recente è quello della vignetta di Serena Williams sull’Herald Sun che ha scatenato accuse di sessismo e di razzismo, e poi ci sono le tristemente celebri caricature di Maometto di Charlie Hebdo.
Anastasin consiglia di guardare la conferenza “Anatomia di una vignetta de New Yorker” di Bob Mankoff, che per oltre vent’anni ha scelto le vignette sul settimanale americano, e in cui racconta come smussare le angolature e come ha lavorato sul tema delicatissimo dell’11 settembre.
Ma la censura interiore uccide la creatività, secondo Anastasin. E il solo aiuto per il vignettista è la fede nella giustezza di quello che fa.
“Io non disegno di temi politici, ma capita anche a me di toccare temi spinosi. Per esempio con la vignetta “Estratto di cintura di papà” sui corsi di formazione per la crescita personale, il cui target di riferimento sono le donne.”
“Estratto di cintura di papà. Migliaia di generazioni educate. Disciplinatissime.
“Ci sono state persone che l’hanno interpretata senza humour e hanno pensato che io fossi a favore delle percosse ai bambini e un sessista. Cosa fare in questi casi; non scherzare? No, io sono convinto di non essere sessista e sono contrario alla violenza, e se scherzo su qualcosa in un modo che può essere interpretato come sessismo, questo è un problema di chi lo interpreta così. Non è un problema mio. Io osservo solo la vita reale”.
Nell’umorismo c’è sempre un contrasto, dice Anastasin, una qualche contraddizione o un paradosso. Nello humour si incontrano gli eventi o i fenomeni che nella vita quotidiana non dovrebbero incontrarsi. Del tipo del monumento alla gamba. O di Godzilla e le automobili
Tu dove l’hai lasciata la macchina?
Ma la ricerca dei contrasti è la parte più difficile del lavoro. Se volete imparare a far ridere ecco un po’ di libri interessanti:
“Comedy writing secrets” di Melvin Helitzer. Fantastico. Un vero manuale dello humour. Va bene per chi cerca delle conoscenze sistematiche.
“Connect Using Humor and Story” di Ramakrishna Reddy. È un succinto compendio di strumenti umoristici. Adatto per chi vuole aggiungere un po’ di umorismo agli incontri di lavoro, alle conferenze e alle presentazioni.
“The Hidden Tools of Comedy” di Steve Kaplan. Una sintesi dell’umorismo, fondamentale per chi deve scrivere sceneggiature.
C’è una buona notizia anche per chi non sa disegnare: adesso sono di moda illustrazioni molto semplici. Anastasin ritiene che al giorno d’oggi le vignette piene di dettagli prendano “un like e mezzo”, a differenza di quelle fatte con tre righe in croce.
“Il fruitore contemporaneo di contenuti umoristici non è puntiglioso: non troverà da ridire su come disegnate male. Guardate su internet i meme con Trollface: graficamente sono primitivi. Ma il pubblico è abituato”.
“Mi sono capitate vignette “fallimentari” dal punto di vista del successo presso fruitori di ‘disegni per gente intelligente”. L’osservatore economico “Vedomosti” a suo tempo definì questф un “captcha per il quoziente intellettivo”.
“Come vanno le cose con la crescita del reddito”
Ma di tratta anche di esperienza: “A volte si ha semplicemente voglia di denunciare qualcosa”.
Il 4 e 5 ottobre a Mosca si terrà il festival dell’industria creativa “Great Eight”, nel corso del quale Kirill Anastasin e altri 200 specialisti parleranno al pubblico di nuove possibilità e progetti unici.
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