Tutta colpa di Las Vegas. Lì, in una delle tante sale da gioco, il giovane imprenditore Roman Zaripov se ne stava seduto a un tavolo da poker, osservando per l’ennesima volta la fortuna andare a in fumo e volare sulle carte sbagliate. Ma Roman, giovane businessman di Mosca, non stava giocando l’ultima partita della sua vita. Anzi. La partita più interessante per lui doveva ancora iniziare.
Di ritorno a Mosca, Roman ha deciso infatti di concentrarsi su un nuovo progetto che ha come protagonista la solitudine: quella solitudine disposta a fare spazio alla vita. Così si è messo alla ricerca di alcuni anziani che avessero ancora il sogno assopito di vivere una vita densa, in barba all’età.
In Russia infatti il problema della solitudine degli anziani è un fenomeno purtroppo molto diffuso: sono tanti i casi in cui i nonni vengono lasciati soli, dimenticati da figli e nipoti. E Roman, di ritorno dal suo viaggio a Las Vegas, ha deciso di dare una svolta, seppur personale, a questa triste tendenza.
Anziani ed eroi
Valerij, 61
20 Again“Ho preso ispirazione dai miei nonni. Sono stati loro a suggerirmi questa idea – ha raccontato Roman in un’intervista -. I genitori di mia madre sono andati in pensione cinque anni fa, e da allora portano avanti una vita ancor più attiva di prima! Mio nonno va a pescare, fa sport e a 76 anni fa più flessioni di quante ne riuscisse a fare da giovane. Mia nonna invece ha un lavoretto part-time, pratica il nordic walking e hanno entrambi un proprio profilo sui social network. Gli ho perfino regalato un iPad per Natale!”.
Per Roman non è stato facile trovare persone disposte a partecipare al progetto “20 again”, il nome del suo blog di fotografia. “L’iniziativa è partita nel 2017 – ha detto Roman -. Abbiamo cercato i nostri eroi per diversi mesi, contattando enti di beneficenza, organizzando servizi fotografici e interviste. Il progetto è decollato solo in inverno. In otto settimane siamo riusciti a pubblicare venti storie complete di foto”.
Nadezhda, 70
20 AgainIl progetto ha trovato il sostegno di “Sofia”, un’organizzazione di beneficenza con sede a Mosca.
“Partecipare a un simile progetto fotografico può cambiare la vita – racconta Roman -. Si vuole infatti dare a queste persone la sensazione di allontanare la solitudine. E ci si diverte insieme”. Ma il valore più grande sta nel fatto che il progetto, che in Russia gode ormai di una certa notorietà, sta contribuendo a sollevare il problema della diffusa solitudine degli anziani.
La terza giovinezza
Aleksej, 61
20 Again“Mio nonno paterno ha trascorso buona parte della sua vita a lavorare in una miniera di carbone. Mia nonna invece era un medico – spiega Roman -. Entrambi sono andati in pensione abbastanza presto. Ma non hanno smesso di lavorare: hanno avviato una piccola produzione di mangime per animali, con negozi sparsi in tutta la regione di Chelyabinsk”.
Il lavoro per molti pensionati russi è sinonimo di vita. Per molti, infatti, il fatto di riposare equivale a non avere nulla da fare.
Tatiana, 67
20 Again“Ho molte amiche anziane, più giovani di me, che se ne restano a casa a non fare nulla. Non fanno che lamentarsi e le loro condizioni mentali peggiorano”, racconta Raisa, 87 anni, funzionario statale in pensione.
“Ogni tanto le gambe mi fanno male, la pressione del sangue fa i capricci e non posso sottrarmi a qualche acciacco dell’età. Ma cerco di mantenermi attiva: lavoro a maglia, faccio le pulizie, vado a fare la spesa, ogni tanto aggiorno Facebook”, dice Raisa.
Cosa vuol dire essere anziani in Russia?
Vladimir, 69
20 Again“Sono felice che oggi i russi trattino i propri anziani meglio di come accadeva in epoca sovietica. Questo progresso è però molto più visibile a Mosca che in altre regioni – dice Roman -. Oggi sempre più anziani quando vanno in pensione non se ne stanno in casa tutto il giorno, ma cercano di uscire, di coltivare la propria vita sociale, cercano nuove opportunità che si addicano a questa nuova fase della vita. A tal proposito andrebbero costruiti nuovi spazi pubblici, incentivate le fondazioni culturali, i circoli per i pensionati...”.
Lidia, 78
20 AgainA Mosca e a San Pietroburgo l’assistenza sociale è molto più efficace e la gente ha una situazione economica più stabile rispetto alla provincia. Ma per la maggior parte dei russi il concetto di “terza età” è ancora qualcosa di nebuloso e sconosciuto e il governo sta accumulando parecchio ritardo nel riconoscere e affrontare questo problema.
Ma le cose cambieranno prima o poi? I cittadini, sempre più preoccupati, stanno iniziando a occuparsi della questione. Negli ultimi dieci anni, per esempio, sono nate numerose organizzazioni di beneficenza dedicate alle persone anziane.
Sogni e speranze
Valentina, 75
20 AgainValentina, 79 anni, ha lavorato come infermiera per 50 anni. Ma ora riesce ad accedere a un’assistenza sanitaria di maggior qualità solo rivolgendosi ai contatti che negli anni ha accumulato con il suo lavoro. “La medicina è molto costosa ed è difficile curarsi per chi, come me, ha una pensione di soli 17.000 rubli al mese (270 dollari). Anche il cibo non costa poco. È un momento davvero difficile per noi anziani”.
“Voglio continuare a condurre una vita attiva – aggiunge Lidia, 78 anni, di Mosca -. Quando non sarò più in grado di viaggiare e camminare continuerò a guardare la tv, a leggere e ad ascoltare la radio, per tenermi aggiornata”.
Vladimir, 72
20 AgainValerij, 64
20 AgainNikolaj, 70
20 AgainAleksandr, 67
20 AgainLarisa, 70
20 AgainPavel, 65
20 AgainElena, 64
20 AgainNadezhda, 76
20 AgainLubov, 62
20 AgainViktoriya, 63
20 AgainInna, 65
20 AgainLyudmila, 70
20 AgainValentina, 78
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