Il simbolo supremo della pigrizia russa è Ilja Oblomov, personaggio del famoso, omonimo, romanzo di Ivan Goncharov (1812-1891). Oblomov è un uomo assolutamente apatico, totalmente dipendente dal suo servo, Zakhàr. Non soffre di depressione; la pigrizia è il suo modus vivendi.
In effetti, l’ozio era una sorta di status symbol tra la nobiltà del XIX secolo e c’era persino un fenomeno sociale chiamato oblomovshina. In italiano quell’atteggiamento di apatica e fatalistica indolenza è entrato nel vocabolario come “oblomovismo”. Gli aristocratici russi che possedevano i contadini (la servitù della gleba è stata abolita in Russia solo nel 1861), potevano permettersi di non lavorare perché i loro bisogni materiali erano soddisfatti dal lavoro altrui. Con molto tempo a disposizione, quei nobili avevano poco altro da fare che dedicarsi a qualche gioco e ai ricevimenti dell’alta società, spendendo la ricchezza generata da altri.
Il fotografo giapponese contemporaneo Ikuru Kuwajima, è stato ispirato da Oblomov e ha viaggiato attraverso la Russia, fotografando se stesso in questo stile pigro: una serie di autoritratti sul divano nello stile dell’eroe di Goncharov. Cosa c’è dietro? È forse un riposino? No: è uno stile di vita. Diamo un’occhiata alle radici e alla storia dell’ozio russo.
Ilja Muromets
Tutto è iniziato con due personaggi dei racconti popolari russi. Il primo fu Ilja Muromets, che giacque su una grande stufa russa (sulla parte superiore si poteva poltrire al caldo) per 33 anni, ma poi acquisì il potere magico di un grande guerriero, il bogatyr, e sconfisse i suoi nemici e le forze del male. Questa immagine riflette la tendenza nazionale a nascondersi nel guscio fino a quando accade qualcosa di pericoloso che richiede di alzarsi in piedi e combattere.
Ilja Muromets è il più riconosciuto di tutti i bogatiri russi, la cui immagine è stata usata in decine di Byliny, i poemi epici slavi.
L’artista Viktor Vasnetsov (1848-1926) ha dipinto diverse tele usando l’immagine di Muromets, e ci sono monumenti eretti in suo onore e persino aerei militari che portano il suo nome.
Emelja
Un altro personaggio è Emelja, o come viene spesso chiamato, “Emelja sulla stufa.” È un pigrone di professione, i cui stivali sono costantemente appoggiati alla stufa! Solo quando pensa di poter ottenere qualche grosso vantaggio, Emelja riesce a staccarsi dal calduccio, a lasciare la sua poltrona e ad agire, ma mai prima.
Un giorno, Emelja pesca un luccio magico che esaudisce i suoi desideri, la maggior parte dei quali sono collegati a risolvere le faccende domestiche: prendere l’acqua, tagliare la legna e “cavalcare” la stufa! Questa è una delle fiabe più popolari in Russia, più volte trasformata in cartone animato ai tempi dell’Urss e in racconto letterario dello scrittore Aleksej Tolstoj (1883-1945).
Proverbi
Anche i proverbi russi suggeriscono che l’ozio sia un tratto nazionale: “Il lavoro non è un lupo; non scapperà nella foresta”. Ma ci sono anche molti proverbi per ispirare le persone all’azione, ad esempio: “Dio dà di più a quelli che si svegliano prima”(la versione russa di “Il mattino ha l’oro in bocca”). E ancora: “Se ti piace andare a cavallo, ti deve piacere anche tirare la slitta”; “Non pescherai un pesce in uno stagno se non getti l’amo”, “Se ti piace mangiare, non dormire sulla stufa”, “L’acqua non diventa pura sotto una pietra ferma”.
Pigrizia nell’Urss
La realtà sovietica rendeva quasi impossibile l’oblomovshina, perché la legge costringeva tutti a lavorare. Dovevi avere un lavoro per rendere grande il tuo Paese; faceva parte dell’ideologia ufficiale. Questa legge ha avuto conseguenze terribili per molte persone impegnate in campo artistico; per esempio il poeta Josef Brodskij venne condannato al campo di lavoro per il reato di “parassitismo sociale”. Solo chi aveva i titoli ufficiali rilasciati da una commissione statale poteva diventare scrittore professionista. La maggior parte degli scrittori sovietici furono costretti a combinare arte e lavoro “vero”.
Il famoso film sovietico, “Operazione Y e altre avventure di Shurik”, del leggendario regista Leonid Gajdaj (1923-1993), sdrammatizza l’immagine dell’uomo pigro. L’ingenuo studente Shurik trascorre la sua estate lavorando in un cantiere edile e gli viene assegnato come “compagno di lavoro” un condannato che cerca di scaricare tutto il da fare sullo studente e di battere la fiacca.
Parassiti moderni
Oggi i russi prendono in giro i downshifter che affittano i loro appartamenti a Mosca e si trasferiscono in Thailandia, a Goa o altrove in Asia per meditare e godersi la vita.
Lo stesso livello di fastidio è riservato agli YouTuber e ai blogger di Instagram che “non fanno nulla a parte i loro stupidi video”, guadagnando denaro dalla pubblicità.
La mostra fotografica “Me, Oblomov” si apre il 19 aprile a Mosca al The Lumiere Brothers Center for Photography.