Paura del passato
Moltissime delle paure che attanagliano i russi di oggi hanno le loro radici nel percorso storico, irto e contorto della Russia. Il ritorno dell’instabilità politica, il caos sociale, l’anarchia, il disordine e il crollo economico sono pericoli intangibili e vaghi, eppure contribuiscono a nutrire un senso pervasivo di minaccia incombente e perenne: non si materializza mai, ma non scompare nemmeno.
Si scopre, allora, che la generazione che ha vissuto sulla propria pelle le turbolenze di quell’epoca teme proprio queste cose in modo più acuto. La vita ha insegnato alle persone oggi più anziane, quelle che hanno avuto modo di assistere alla devastazione e alla povertà degli anni del dopoguerra, a essere sempre preparate al peggio.
“Mi ricordo il mio insegnante, a scuola, che ci diceva che sua madre possiede una valigia speciale nella quale custodisce grano, sale e altri prodotti essenziali, nel caso in cui arrivasse, all’improvviso, una carestia”, spiega la trentunenne Olga Kolesnikova.
La madre dell’insegnante è solo un esempio. Illustra il fatto che quasi ogni russo, almeno una volta nella vita, ha avuto modo di incontrare una persona anziana che, da qualche parte nel suo armadio della cucina, tiene da parte una quantità irragionevole di fiammiferi. Così, in caso servissero.
Essere sempre pronti al peggio, però, non è mai d’aiuto se si vuole mantenere i nervi calmi. Molti russi delle generazioni più anziane vivono sempre la pressione continua di una catastrofe imminente. Non arriva mai, ma non scompare neppure.
Il crollo politico ed economico degli anni Novanta non ha aiutato a rendere facili le cose per la generazione successiva. In assenza di uno Stato funzionante, i russi si sono trovati in un sistema nuovo, che conoscevano appena, privi di ogni mezzo per orientarsi. Hanno dovuto inventarsi dei modi per sopravvivere alla povertà e alla dilagante carenza di beni essenziali, conducendo la loro esistenza in un periodo dominato dal crimine organizzato e dal default finanziario dello Stato.
“Probabilmente saremo sempre spaventati… dall’idea di un ritorno degli anni Novanta”, temiamo che ’ci porteranno via tutto’, che i confini saranno chiusi di nuovo, i negozi vuoti, il cibo e gli stivali, a migliaia, scompariranno [dagli scaffali]. Siamo costretti a vivere sempre con questo timore”. Così ha scritto la giornalista Arina Holina nel suo blogpost sul ritorno degli anni Novanta.
Paure esistenziali
La generazione più giovane, rispetto a quelle precedenti, ha meno motivi per i quali essere preoccupata. Non hanno mai visto le guerre, non hanno mai vissuto i crolli dell’economia e, in più, molti di loro hanno entrate sicure e possono, a occhio e croce, immaginare come sarà il futuro.
Eppure, in molti spesso sono tormentati da varie paure, forse meno tangibili rispetto agli scaffali vuoti, ma altrettanto inquietanti. I russi cercano un senso nell’esistenza prima ancora che Dostoevskij rendesse di moda farlo, e, ai nostri giorni, tanti, fin dagli anni dell’adolescenza, iniziano a confrontarsi con crisi esistenziali.
Appena finita la scuola, i russi sentono la pressione: devono fare delle scelte che definiranno la loro vita futura. Pochissimi si prendono un anno per fare una pausa e meditarci sopra: la maggior parte si affretta a iscriversi all’università subito dopo il diploma.
Quando poi, finalmente, riescono a fermarsi e a guardarsi intorno, in parecchi trovano difficile capire quale fosse lo scopo di ciò che hanno fatto, e che cosa accadrà dopo.
L’abitudine nazionale di mettersi sotto esame non può fare altro che generare un’intera gamma di paure, quelle che ogni persona incontra quando non riesce a dare un senso alla sua esistenza. I giovani spesso temono di perdere il controllo della loro vita, hanno paura che sfugga loro di mano e si incunei in una situazione in cui non sono più in grado di influenzarne gli esiti, con problemi che si accrescono come una valanga di neve.
I russi, come tanti altri, non si sentono al sicuro quando non hanno il controllo della loro esistenza. E quasi mai possono vantarne uno completo. Questa, però, tra tutte è la paura più produttiva: “Una parte importante dei dei più importanti capolavori di autori russi è dedicata alla morte, alla depressione, a descrivere quanto sia terribile la realtà”, ha detto la 23enne Valeria Ljubimova.
Paure varie e eventuali
Alcuni pensano che i russi siano del tutto privi di paura. Anche se ci sono fiere eccezioni, i russi – come tutti – in realtà non ne sono del tutto esenti. Spesso, anzi, i loro timori sono banali.
“Io ho paura che qualcuno mi spinga sulle rotaie della metropolitana nelle ore più affollate, e dovrò cercare di evitare il treno in arrivo appiattendomi tra i binari”, confessa la ventisettenne Alena Samarina.
Altre cause di brividi e tremori sono più divertenti: alcuni temono di incontrare i loro compatrioti quando sono in vacanza all’estero, perché la loro maleducazione li farebbe arrossire per la vergogna.
Per i residenti delle grandi città o di megalopoli come Mosca, spesso sono le situazioni che si incontrano ogni giorno a costituire le fonti delle loro paure. Schianti aerei e incidenti d’auto, terrorismo, polizia stradale, cani randagi, ubriachi, malattie, non riuscire a comprare alcolici prima delle 11 di sera e perfino il malocchio: sono tutte cose che spaventano i russi, obbligati a misurarsi con i loro fantasmi giorno dopo giorno.
Eppure, pur sentendosi sempre come se fossero seduti su una polveriera, i russi hanno imparato a mascherare i loro timori agli occhi degli stranieri. Per saperne di più su questa tecnica unica per celare le paure, leggi qui.
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