Chi ha letto il libro “Mosca-Petushki” dello scrittore russo Viktor Erofeev probabilmente sarà rimasto sconvolto nel vedere come spesso in Urss, in assenza di alcol, venivano ingerite sostanze ricavate dal liquido antigelo, insetticidi e lucido da scarpe. Mix altamente velenosi, usati per scaldarsi o per alleviare le preoccupazioni con una bella sbronza. Nel suo libro Erofeev racconta con uno stile tagliente ed esilarante come venivano preparate queste pericolosissime “pozioni”. Ovviamente non sappiamo se lui stesso le abbia provate. Ma di sicuro non era una pratica nuova.
Il problema dell’alcolismo
Le persone sovietiche normalmente non bevevano simili intrugli. Preferivano la birra, i vini del Caucaso e della Crimea, e ovviamente la vodka. Coloro che si abbandonava alla colla e all’eau de cologne erano di solito persone che vivevano in condizioni miserabili.
Bisogna comunque ammettere che il problema dell’alcolismo era dilagante e preoccupante. Secondo il dottor Aleksandr Nemtsov, esperto di mortalità attribuibile all’alcol, nel 1984 il consumo medio di alcol puro raggiunse i 14 litri pro capite all’anno. “Se consideriamo il fatto che a bere erano soprattutto uomini, significa che un uomo beveva circa 180 bottiglie di vodka all’anno. Cioè una bottiglia ogni due giorni”.
Quando ci si rese conto che il tasso di mortalità nel paese stava crescendo esponenzialmente, le autorità decisero di correre ai ripari. Nel 1985 il leader sovietico Mikhail Gorbachev avviò una dura lotta all’alcolismo. Lo Stato ridusse la produzione e aumentò i prezzi, promuovendo uno stile di vita più sano. Il livello di mortalità iniziò a ridursi. Ma chi dipendeva dall’alcol riusciva lo stesso a trovare soluzioni facili ed economiche per bere.
Brindisi al veleno
Ancora oggi su internet si possono leggere le inquietanti “pozioni” tracannate con avidità da chi aveva dipendenza dall’alcol. “Bevevano alcol denaturato, acqua di colonia, lozioni varie. Come se non bastasse, si improvvisavano ‘maestri di chimica’ per preparare alcolici ricavati dal liquido per i freni delle automobili, dalla colla, da lozioni per lucidare”, racconta nelle sue memorie Vladimir Bukovskij, un dissidente fuggito negli Stati Uniti.
Non si trattava di un compito tecnicamente facile. C’era chi cercava di estrarre l’alcol dal liquido antigelo con metodi artigianali che il più delle volte si rivelavano fallimentari. O chi cercava di separare lo spirito contenuto nella colla dalle sostanze adesive.
Ovviamente le sostanze che venivano ingerite danneggiavano gravemente la salute e causavano serie malattie, il più delle volte irreversibili.
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