Era stato definito “la leggenda del cielo”, l’atleta estremo che ha sfidato le vette più impervie del mondo. È morto a 52 anni durante una spedizione sull’Himalaya il base jumper russo Valerij Rozov, lo zar dei cieli, diventato famoso per aver saltato dal versante nord dell’Everest nel 2003.
Il fatale incidente è avvenuto l’11 novembre durante un salto dall’Ama Dablam, una vetta di 6.812 metri nella regione dell’Everest, in Nepal. Rozov voleva stabilire un nuovo primato negli sport estremi, lanciandosi con la sua tuta alare dalle Sette cime più alte di ogni continente (Seven Summits). La notizia della morte è stata diffusa dai compagni. Sul posto sono stati subito inviati gli elicotteri per recuperare il corpo.
Valerij Rozov aveva iniziato a praticare sport estremi negli anni Ottanta. Nel 2009 fu il primo uomo a saltare con un paracadute all’interno del vulcano attivo Mutnovskij, in Kamchatka, nell’Estremo oriente russo. E nel 2013, saltando dal Changstse, la vetta del massiccio dell'Everest alta 7.220 metri, aveva battuto il record di lancio più alto di sempre in base-jumping.
Per i suoi lanci Rozov usava spesso una tuta alare, chiamata "wingsuit", che consente di planare per poi aprire il paracadute poco prima dell’atterraggio.
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