Zhenja era un giovane arrivato a Mosca per lavorare in una fabbrica, ma finì licenziato e senza tetto. Fece anche in tempo a diventare una specie di star di YouTube, mostrando sul suo canale la vita da clochard. Lilja era scappata di casa dopo essere stata riempita di botte dal marito, ma non aveva un posto dove andare. Esma aveva vissuto in Tagikistan fino al sessantatreesimo compleanno, poi era stata costretta a fuggire dalle turbolenze politiche del 1991, ma nessuno a Mosca la accolse.
Tutte queste persone sono finite in mezzo a una strada, nella capitale della Russia. E sono morte. Sono tanti i senza fissa dimora a Mosca: 13 mila secondo le statistiche ufficiali, 60 mila per quelle non ufficiali. E, a quanto pare, tornare indietro dopo essere finito per strada è incredibilmente difficile.
Un progetto per ricordare chi non ce l’ha fatta
Ci sono diverse organizzazioni che lavorano con i senzatetto: i volontari danno loro un pasto caldo, li aiutano a trovare rifugi durante l’inverno e trascorrono del tempo con loro. Una di queste organizzazioni è “Druzjà na Ulitse” (“Amici sulla Strada”), che prende spunto dall’italiana Comunità di Sant’Egidio, e che da 11 anni organizza anche una messa di commemorazione per chi non ce l’ha fatta a passare l’inverno.
“Durante la funzione i nomi dei defunti vengono letti ad alta voce”, spiegano nel progetto speciale “There Once Lived”, creato dal portale web “Takie Dela” (“Così vanno le cose”). “Perché avere un funerale senza un nome è terrificante. Non è umano”.
“There Once Lived” è disponibile in inglese a questo indirizzo e comprende cinque brevi documentari animati, molto ben fatti e toccanti, basati sulle storie di cinque persone reali, che fino alla fine hanno combattuto una vita fatta di povertà ed emarginazione: Lilya, Zhenja, Esma, Roman e Raisa.
Documentari belli e agghiaccianti
Le storie di queste persone non sono facili da guardare: c’è chi è morto congelato durante i terribili inverni russi, chi è stato picchiato a morte nel bel mezzo della notte. Ma queste pagine multimediali sono bellissime e incredibilmente toccanti.
Come hanno spiegato Sergej Karpov e Galja Mosalova di “Takie Dela”: “Il nostro obiettivo principale è toccare le coscienze della gente, per rompere l’indifferenza”. Secondo loro, l’iniziativa è particolarmente importante ed efficace per diffondere il messaggio, perché queste storie vanno dritte al subconscio di chi le guarda, al di là della lingua o delle cultura di provenienza.
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