L’espressione è nata ai tempi dell’Urss, ma i russi la usano ancora oggi. Di solito la si utilizza per esprimere ironia nei confronti del modo brutale usato da qualcuno per raggiungere un obiettivo. Si sottintende che si sarebbero potuti scegliere metodi più delicati ed educati.
La frase è diventata famosa grazie a una scultura di Ivan Shadr (1887-1941). Per celebrare il decimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, creò una composizione in cui fissò l’immagine collettiva dei primi combattenti per la libertà del proletariato e la intitolò “Bulýzhnik – orúzhie proletariata”; ossia “Il sampietrino è l’arma del proletariato”. Vi si vede un lavoratore che si abbassa per prendere parte del selciato stradale con l’intenzione di lanciarlo nel corso degli scontri di piazza.
La scultura “Il sampietrino è l’arma del proletariato” era molto conosciuta nell’Urss e il suo nome divenne un modo di dire ironico.
L’originale è conservato oggi alla Galleria Tretjakov di Mosca, mentre delle copie sono installate nel Parco della Rivolta di dicembre (la Rivoluzione del 1905) e nel Museo di Storia Russa Contemporanea.
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