Sette parole della lingua russa derivate dai nomi dei politici dell’Urss

Kira Lisitskaya (Foto: Ivan Shagin/МАММ/MDF/russiainphoto.ru; Sputnik; Dominio pubblico)
Ai membri di punta del partito si intitolavano strade e intere città, edifici e aziende. Ma alcuni di loro sono entrati anche nel dizionario, prestando il loro nome a tipi di vodka e di edifici

1 / Leninka

La Biblioteca di Stato russa, negli anni sovietici Biblioteca Statale “Lenin”, ancora oggi è detta “Leninka”

Nella maggioranza delle città russe c’è una via, un corso o una piazza Lenin, ma la parola “leninka”, da sempre, viene usata per indicare soltanto la Biblioteca di Stato russa (dal 1925 al 1992: Biblioteca Lenin).

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2 / Rykovka

Il “klebnoe vinó”, la prima vodka di produzione sovietica

Il 26 agosto 1923, dopo un divieto durato diversi anni, il Consiglio dei commissari del popolo decise di riprendere la produzione di tutte le bevande alcoliche. Nell’Impero russo, l’alcol fu messo al bando dopo l’inizio della Prima guerra mondiale. In seguito, il divieto fu più volte prorogato dai bolscevichi. Nel dicembre del 1924, finalmente, cominciarono le vendite di una vodka a buon mercato che fu subito soprannominata “rykovka”, da Aleksej Rykov (1881-1938), l’allora presidente del Consiglio dei commissari del popolo.

Nell’emporio del villaggio è arrivata la vodka

“Rykovka”, tuttavia, non era una vodka “vera”, perché aveva 30 gradi. Il 20 dicembre 1924, lo scrittore Mikhail Bulgakov scrisse nel suo diario: “A Mosca c’è un grande evento: hanno cominciato a vendere una vodka di 30 gradi che il popolo, giustamente, ha soprannominato “rykovka”. Si differenzia dalla vodka zarista, perché è più debole di dieci gradi, ha un sapore peggiore e costa quattro volte di più”. Una bottiglia di “rykovka” costava 1 rublo; quanto 2 litri di olio di semi, 4 kg di pesce o 20 kg di patate. Quindi, nel contesto dell’epoca segnata da una fame quasi totale, costava parecchio.

Aleksej Rykov (1881-1938), presidente del Consiglio dei commissari del popolo dell’Urss. Riavviò la produzione di vodka, dopo il proibizionismo negli ultimi dell’Impero

3 / Stalinka

Piazza Gagarin a Mosca, con edifici in stile “Impero staliniano”

Con la parola “stalinka” è d’uso chiamare non solo gli edifici residenziali e i grattacieli costruiti negli anni di Stalin (fra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento), ma anche gli appartamenti in questi edifici. Lo stile delle “stalinki” viene spesso definito come “stile Impero staliniano”.

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4 / Malenkovka

Via Bozhenko, a Mosca

Sorprendentemente, tra le parole coniate in Urss per definire vari tipi di costruzioni, figura anche il nome di Georgij Malenkov (1901-1988), che per due anni (1953-1955) fu presidente del Consiglio dei ministri. Già sotto Stalin, in Urss si discuteva la possibilità di industrializzare l’edilizia residenziale, semplificando le tipologie degli edifici e usando materiali più economici (quindi, non solo mattoni, ma anche calcestruzzo ed elementi prefabbricati), perché la crisi abitativa nel Paese era piuttosto grave. Le prime case in muratura con layout semplificato furono soprannominate “malenkovki”. Quello che le differenziava dalle “stalinki” erano le decorazioni delle facciate ridotte al minimo e i soffitti meno alti. Le case diventarono più basse e gli appartamenti più piccoli.

5 / Khruschchjovka

Tipiche khrushcjovki, gli edifici in pannelli prefabbricati di cinque piani che si possono vedere ovunque in Russia e nei Paesi dell’ex Urss

Questo “marchio” è conosciuto non solo nell’ex Unione Sovietica, ma anche nei paesi dell’ex area socialista. Con la parola “khrushchjovka” si definiscono gli edifici residenziali di tipo prefabbricato (di solito, a 5 piani) con appartamenti piccoli, costruiti in massa negli anni Sessanta, cioè nel periodo in cui Nikita Khrushchev (1894-1971) fu Primo segretario del Pcus (1954-1964) epresidente del Consiglio dei Ministri dell’Urss (1958-1964).

6 / Brezhnevka

Edificio resideniziale della serie II-68, una tipica brezhnevka

Analogamente alle “khrushchjovki”, le “brezhnevki” stanno a indicare gli edifici del periodo sovietico con struttura a pannelli portanti da 9 a 17 piani, i quali però avevano un layout migliorato rispetto alle “khrushchjovki”. Si chiamano “brezhnevki”, perché il progetto fu lanciato negli anni di governo di Leonid Brezhnev (1964-1982), sebbene la costruzione di tali edifici sia cessata soltanto pochi anni fa.

7 / Andropovka

Oggetti in esposizione al museo della storia della vodka, che ha sede  tra le mura del Cremlino di Izmajlovo

Fu soprannominata “andropovka” la vodka più economica dell’Urss, lanciata ai tempi di Jurij Andropov (1914-1984, segretario del partito dal 1983 al 1984), quando fu deciso di abbassare il prezzo di questo prodotto. Nel 1972, il governo sovietico aveva aumentato il prezzo minimo della vodka (all’epoca, 2 rubli 87 copeche), portandolo a 3 rubli 62 copeche a bottiglia. Nel 1981, dopo l’Olimpiade di Mosca, il prezzo fu ulteriormente elevato, fino a 5 rubli 30 copeche. Il popolo reagì con fantasia, creando un mucchio di “poesie” tipo questa:

Tre costava e cinque costa – ma per noi è nullaosta!
Se a otto la vendete, noi comunque la berremo

A Ilich fatelo sapere, anche con dieci ce la faremo!

Jurij Andropov (1914-1984), Segretario generale del Comitato centrale del Pcus dal novembre 1982

Quando salì al potere Jurij Andropov, abbassò il prezzo della vodka a 4 rubli 20 copeche. All’epoca, lo stipendio mensile di 180-200 rubli era considerato buono. La nuova vodka fu subito soprannominata “andropovka”, ma anche “scolara”, perché messa in vendita il 1º settembre 1983, quando cominciava l’anno scolastico. 


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